Fino a noi - Il pasto cannibalico da Shakespeare al Trono

L ET DI AUGUSTO entrambe le sorelle provano una «gioia crudele (v. 653) e un senso di trionfo nel portare a termine, non senza una componente di autentico sadismo, la loro vendetta. Sono particolarmente notevoli, da questo punto di vista, il gioco di parole con il quale Procne si rivolge al marito (v. 655) e il gesto di Filomela di scagliare contro di lui la testa di Iti (vv. 657-659), entrambi volti esclusivamente a compiacere le due donne nella loro trionfale vendetta. Non è certo un caso, dunque, che in un mondo così disumano gli dèi che pure altrove nel poema compiono anch essi gesti ispirati a una crudeltà talora feroce si astengano del tutto dall intervenire: la metamorfosi finale non è un premio o un castigo decretato da una divinità che ha assistito alla vicenda, ma avviene in modo curiosamente spontaneo (a differenza di quanto si legge in altre versioni del racconto, nelle quali la trasformazione dei tre protagonisti si deve a un intervento divino); e, se da un lato essa evita un ulteriore uccisione (quella di Procne e Filomela a opera di Tèreo), dall altro cristallizza in eterno la scena madre di una tragedia dell odio e della follia: «la metamorfosi nella forma animale avviene come conseguenza spontanea, naturale , della disumanità dei personaggi, che fissa per sempre [ ] nelle leggi della natura l odio che li divide (G. Rosati). ma anche della dissimulazione I protagonisti di questa storia, pur preda di passioni così cieche e violente, si rivelano capaci, allo stesso tempo, di dissimulare abilmente quelle stesse passioni e di escogitare piani complessi e articolati per dare a esse soddisfazione: Tèreo maschera il desiderio che prova verso la cognata sotto l aspetto dell affetto familiare e, dopo averla sequestrata, dice a Procne, in lacrime, che la sorella è morta; la stessa Procne, una volta informata della prigionia di Filomela, mette in atto, per liberarla, uno stratagemma che prevede la simulazione di un rito di Bacco. Nel passo riportato, le due sorelle ingannano Tèreo facendo ricorso a un altra menzogna relativa ai riti religiosi (vv. 648-649); inoltre, la loro vendetta non si risolve in un gesto impulsivo e precipitoso (come avrebbe potuto essere l uccisione dello stesso Tèreo), ma viene pianificata e portata freddamente a compimento attraverso una lunga serie di azioni, e lo stesso si può affermare della violenza perpetrata da Tèreo nei confronti della cognata, che non è, di nuovo, un azione impulsiva, compiuta sotto l effetto di un momentaneo annebbiamento, ma anch essa pensata in anticipo e abilmente preparata. Questo rende evidentemente il comportamento dei protagonisti ancor più aberrante e disumano, ed è notevole che, anche da questo punto di vista, non vi sia distinzione tra il barbaro Tèreo e le civili donne ateniesi: tutti i personaggi sono preda della loro folle crudeltà, ma, al tempo stesso, sono capaci di agire freddamente al fine di perseguire i propri scopi. Si tratta, davvero, di uno dei ritratti più cupi del genere umano che sia possibile leggere nella letteratura di ogni epoca. Mettiti alla prova Laboratorio sul testo ONLINE Fino a noi Il pasto cannibalico da Shakespeare al Trono di Spade Il tema del cannibalismo inconsapevole come forma di vendetta è presente anche in altri miti classici, tra i quali in particolare quello dei due fratelli treo e Tieste, narrato, tra gli altri, dal filosofo e tragediografo Seneca, autore di una tragedia, il Tieste, dedicata alla vicenda. un tema che può apparire, a prima vista, completamente estraneo alla sensibilità moderna, espressione di un mondo arcaico con il quale non 530 abbiamo più nulla in comune; eppure non sono mancate riprese moderne e contemporanee anche assai popolari. La ripresa più importante e influente dell episodio ovidiano si deve a William Shakespeare (1564-1616), che in una sua tragedia giovanile, il Tito Andronico (1594), racconta una vicenda estremamente complessa, ma ispirata assai da vicino alla storia

Tua vivit imago - volume 2
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Età augustea