T13 LAT - Fetonte e l’olocausto del mondo

L ET DI AUGUSTO T13 Fetonte e l olocausto del mondo tratto da Metamorfosi II, 178-216; 227-234; 260-271 latino Nelle Metamorfosi, a cavallo tra la fine del primo libro (vv. 748-759) e l inizio del secondo (vv. 1-400), si legge la storia di Fetonte, il figlio del Sole e di Clìmene (moglie di Mèrope, re dell Etiopia). Il giovane desidera una prova del fatto che il Sole sia davvero suo padre: per questo gli chiede di lasciargli guidare il suo carro. Non riuscendo tuttavia a governarlo mantenendosi alla corretta distanza dalla terra e dal cielo, finisce per dare origine a un immane incendio che rischia di devastare il mondo intero; per evitare il peggio, Giove scaglia un fulmine contro Fetonte, che precipita nel Po, incenerito. Giorno e notte, per quattro mesi, lo piangono le sorelle, le Elìadi, che infine vengono trasformate in pioppi (e le loro lacrime in ambra); Cicno, invece, suo parente e amico, si trasforma in cigno. Proponiamo qui alcuni passi tratti dalla descrizione del mondo in fiamme. the re te rra s t ve ro su mmo | de spe x t a b U ae Metro: esametri Ut vero summo despexit ab aethere terras infelix Phaethon penitus penitusque iacentes, 180 palluit et subito genua intremue re timore, suntque oculis tenebrae per tantum lumen obortae, et iam mallet equos numquam tetigisse paternos, iam cognosse genus piget et valuisse rogando; iam Meropis dici cupiens, ita fertur ut acta 1 85 praecipiti pinus Borea, cui victa remisit frena suus rector, quam dis votisque rel quit. Quid faciat? Multum caeli post terga relictum, ante oculos plus est. Animo metitur utrumque; et modo, quos illi fatum contingere non est, 190 prosp cit occasus, interdum resp cit ortus, quidque agat, ignarus stupet et nec frena remittit nec retinere valet nec nomina novit equorum. 178-183. Ut vero rogando Ut: ha valore temporale ( non appena ). Ut vero iacentes: costruisci: Ut vero infelix Phae thon despexit (da despicio, guardare dall alto ) summo ab aethere terras iacentes penitus penitusque ( in basso e [ancora più] in basso ). qui descritta la vertiginosa ascesa del carro verso il cielo, fonte di sgomento per l incauto auriga (infelix Phaethon, lo sventurato Fetonte ). subito obortae: intremue re è forma arcaica e poetica per intremue runt; subito è attributo di timore. Per il terrore, le ginocchia di Fetonte tremano e la vista gli si annebbia (sunt obortae è perfetto indicativo di oborior), nonostante l abbondanza di luce (per tantum lumen, in mezzo a tanta luce ). mallet rogando: tetigisse è infinito perfetto di tango e dipende da mallet, 514 ! repetita iuvant à p. 519 congiuntivo imperfetto di malo (è un congiuntivo irreale, da tradurre in italiano con il condizionale). Cognosse è infinito perfetto sincopato di cognosco (equivale dunque a cognovisse); valuisse rogando: lett. di aver avuto successo chiedendo , cioè di essere riuscito a convincere suo padre. Nota l anafora* di iam ( ora, adesso , ma in senso pregnante, ripetuto anche al v. 184), con valore enfatico. 184-186. iam Meropis rel quit Fetonte desidera ora essere detto [figlio] di Merope (Meropis dici cupiens), cioè del marito di sua madre Clìmene, e non più del Sole, suo padre biologico. ita rel quit: ita ut, così come , introduce la similitudine* con una nave (pinus, per metonimia*) sospinta da precipite Bòrea (acta praecipiti Borea; Boreas è il vento del Nord, maiuscolo perché personificato). I pronomi relativi cui e quam si riferiscono entrambi a pinus (che, come tutti i nomi di alberi in latino, è femminile) e soggetto dei due verbi remisit e rel quit è suus rector (il pilota della nave): alla quale il suo pilota ha allentato i vinti freni, che ha lasciato agli dèi e ai voti (ha, cioè, rinunciato a governarla, affidandone la salvezza alle preghiere). I due enjambement* consecutivi suggeriscono la concitazione del moto con il quale il carro di Fetonte è trascinato senza che l auriga possa controllarlo. 187-192. Quid faciat equorum Fetonte non sa cosa fare: si è lasciato alle spalle un ampia parte di cielo (Multum caeli), ma ne ha davanti una ancora più grande. Cerca allora di misurarle (metitur) entrambe (utrumque) mentalmente (Animo): guarda sia in avanti (prosp cit), l occidente (occasus), che non è destino che raggiunga (quos illi fatum contingere non est), sia indietro (resp cit), l oriente (ortus). Incapace di decidere che cosa possa fare (quid agat, ignarus; nota che l enclitica -que lega le due frasi resp cit ortus e ignarus stupet, da cui dipende quid agat), rimane come attonito (stupet), non trattiene né allenta le briglie, né può chiamare i

Tua vivit imago - volume 2
Tua vivit imago - volume 2
Età augustea