Tua vivit imago - volume 2

L autore Ovidio 20 25 30 35 40 Forse anche, mentre fai di tutto per vantarti con la tua sciocca compagna e dire cose compiacenti alle sue orecchie ostili, inventi nuove calunnie contro il mio aspetto e i miei costumi: che rida, e gioisca dei miei difetti!5 Rida, e giaccia altera su porpora di Tiro6 piangerà, e le fiamme che la bruceranno supereranno le mie!7 Finché ci sarà ferro, fuoco e succhi velenosi, nessun nemico di Medea resterà impunito. Ma se, per caso, le preghiere toccano un cuore di ferro, ascolta ora parole più umili del mio animo orgoglioso. Sono qui supplice davanti a te come tante volte tu lo fosti con me,8 e non esito a cadere ai tuoi piedi. Se per te io non ho alcun valore, guarda i nostri figli comuni: la matrigna crudele infierirà sui frutti del mio ventre. Essi sono troppo simili a te, e la somiglianza mi turba, e ogni volta che li vedo i miei occhi si bagnano. Per gli dèi io ti prego, per la luce della fiamma avita,9 per i miei benefici e i due figli, nostro pegno comune, rendimi il letto per cui tante cose io, folle, ho abbandonato; tieni fede alle tue parole e rendimi l aiuto che ti ho dato! Io non faccio appello a te contro tori o uomini, né perché un drago dorma domato dal tuo intervento. te che io chiedo, te che io ho meritato, che ti sei dato a me da te stesso, insieme a cui son diventata madre, e tu padre con me. Dov è la mia dote, vuoi sapere? L ho pagata in quel campo che tu dovevi arare per portare via il vello. Quell ariete dorato, mirabile per la sua folta lana, è la mia dote: se io ti dicessi «Rendimela , tu me la negheresti.10 La mia dote è che tu sei salvo, la mia dote è la gioventù greca:11 va ora, malvagio, e metti a confronto le ricchezze di Sisifo!12 Se tu sei vivo, se hai una sposa e un suocero regali, se puoi essermi ingrato, perfino questo lo devi a me. A loro certamente quanto prima...13 Ma a che serve preannunciare il castigo? La mia ira è gravida di minacce smisurate. Dove l ira mi porterà, io la seguirò. Della mia azione forse mi pentirò; mi pento però anche di aver dato aiuto a un marito infedele. Ma di questo si occupi il dio che ora sconvolge il mio petto. Sì, la mia mente sta meditando qualcosa di enorme. (trad. G. Rosati) 5. il mio aspetto difetti: allusione all origine straniera, e dunque barbara agli occhi dei Greci, di Medea. La Còlchide era infatti una regione dell Asia Minore, situata sulle coste sud-orientali del Ponto Eusino, l attuale mar Nero, e abitata da popolazioni barbariche. 6. porpora di Tiro: le vesti tinte con la porpora di Tiro (città della Fenicia) erano uno dei più tipici simboli del lusso. 7. le fiamme le mie: con questa minaccia, Medea prefigura, in termini ancora generici e senza scendere nei dettagli, la vendetta che si sta preparando a compiere su Creùsa. 8. come tante volte tu lo fosti con me: allusione, qui come anche nei versi seguenti, all aiuto offerto da Medea a Già sone durante la conquista del vello d oro e la successiva fuga dalla Còlchide. 9. fiamma avita: Eeta, padre di Medea, era figlio del Sole. 10. Quell ariete dorato negheresti: si tratta naturalmente del vello d oro. Nel diritto romano, in caso di divorzio per cause non imputabili alla moglie, la dote le doveva essere restituita. 11. gioventù greca: i compagni di Già sone, che Medea aveva salvato insieme a lui. 12. Sisifo: nella mitologia greca, il più astuto dei mortali, protagonista di varie vicende che ne mettono in evidenza la capacità di ordire trame e tranelli; di solito viene citato per il supplizio al quale era stato condannato negli Inferi (doveva far rotolare fino alla cima di una collina un macigno che ricadeva ogni volta in basso), ma qui è menzionato come simbolo di Corinto, di cui era il leggendario fondatore. L allusione vuole essere spregiativa e di malaugurio: le ricchezze di Corinto, per le quali Giàsone sta rinunciando a Medea, sono quelle di un uomo disonesto, condannato dagli dèi a un supplizio eterno. 13. A loro quanto prima : aposiopesi* (o reticenza): la frase resta in sospeso, lasciando al destinatario della lettera (e, a un diverso livello, ai lettori dell opera) il compito di intuire che cosa non venga detto. Tutta la conclusione del componimento gioca sulla presenza di una serie di minacce inespresse ( p. 500). 499

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Età augustea