Tua vivit imago - volume 2

L autore Ovidio Analisi del testo Un lungo lamento Rispetto ad altre Heroides, nelle quali l intero sviluppo o gran parte di esso è dedicato al tentativo di convincere il destinatario della lettera a fare o a non fare qualcosa (vedi l epistola di Didone a Enea T7), la lettera di Arianna è, di fatto, un lungo lamento. Non manca anche qui l esplicita richiesta, rivolta a Tèseo, di tornare indietro, e anzi, proprio su tale richiesta si chiude il testo: flecte ratem, Theseu, versoque relabere velo! / Si prius occidero, tu tamen ossa feres («piega la nave, o Tèseo, volgi le vele e ritorna! Se sarò morta prima, raccoglierai almeno le mie ossa , vv. 149-150), dove è da notare la ripresa delle parole (flecte ratem) che l eroina aveva pronunciato nel momento in cui aveva visto, dallo scoglio a picco sul mare, la nave dell eroe in lontananza (vv. 35-36). Tuttavia il componimento è dedicato pressoché per intero all espressione del dolore da parte della fanciulla abbandonata: per questo tutta la prima parte contiene una lunga e sofferta rievocazione della scoperta dell abbandono, e nel prosieguo della lettera, dopo i versi qui riportati, Arianna insiste sulla propria situazione disperata («Che fare? Dove andare, da sola? L isola è incolta: non vedo lavori di uomini, non lavori di buoi. [ ] Ma mi si dessero pure i compagni, i venti, una nave: dove potrei andare? , vv. 59-64) e si sofferma a lungo sull idea della propria morte («Mi vengono alla mente mille modi di morire e la morte mi è meno penosa dell attesa della morte , vv. 81-82). Non solo, dunque, elegia come tentativo di persuasione, ma anche elegia come espressione di pianto e lamento (non dimentichiamo che il genere elegiaco in Grecia era nato come forma poetica del lamento funebre p. 37). Non a caso, uno dei maggiori studiosi della poesia ovidiana, Gianpiero Rosati, ha proposto di scorgere proprio in questo aspetto l elemento in assoluto più importante delle Heroides, che sarebbero dunque una «poesia del lamento e, più specificamente, «espressione della condizione infelice della donna : «le eroine ovidiane , scrive Rosati, «soffrono [ ] non solo in quanto innamorate tradite o non corrisposte, ma anche direi soprattutto in quanto donne [ ]: è questa la condizione comune che le condanna a un esistenza segnata dall abbandono, dall umiliazione, dalla paura, dalla violenza . Il modello catulliano e le riprese ovidiane Nel caso specifico di Arianna, l insistenza sulla dimensione del lamento si deve anche al fatto che il modello principale del componimento è rappresentato dal celebre lamento di Arianna contenuto nel carme 64 di Catullo. Il testo catulliano era divenuto una sorta di archetipo del lamento della donna abbandonata e aveva fornito alla poesia successiva un ampio repertorio di temi, situazioni, argomenti e motivi destinati a divenire convenzionali: a questo carattere paradigmatico del suo personaggio sembra alludere Ovidio quando fa dire ad Arianna «ora io richiamo alla mente non soltanto ciò che dovrò soffrire io, ma tutto quello che può soffrire una donna abbandonata (vv. 79-80). Dopo Catullo, Ovidio riscrive la storia di Arianna in quattro opere diverse: nelle Heroides, nell Ars amatoria (I, 525-564), dove racconta come l eroina abbandonata da Tèseo venga salvata e sposata dal dio Bacco, episodio narrato poi, più brevemente, anche nelle Metamorfosi (VIII, 176-182); e infine nei Fasti (III, 459-516), dove Arianna, apparentemente abbandonata di nuovo, questa volta da Bacco, pronuncia un secondo lamento, al termine del quale il dio tornerà da lei e la renderà una dea, trasformando la sua corona in una costellazione. Si tratta di un caso particolarmente interessante di intertestualità insieme esterna (cioè fra autori diversi) e interna (cioè fra testi diversi di uno stesso autore), su cui molto è stato detto da studiosi e critica. Qui basterà mettere in luce l implicita presenza di una continuità narrativa intertestuale, a suggerire come una stessa storia possa proseguire da un opera all altra dello stesso autore, o anche con un ideale passaggio di testimone fra due o più autori distinti. La ripresa ovidiana di Arianna è resa poi ancor più singolare dal fatto che le diverse incarnazioni di questo personaggio in Ovidio sembrano tutte ricordare di aver vissuto l episodio narrato da Catullo, di cui citano esplicitamente le parole, dando vita così a una complessa sovrapposizione del piano letterario a quello reale (reale, s intende, all interno dell universo narrativo): «Arianna, il personaggio ovidiano, ha vissuto la sua esperienza di persona poetica nell epillio di Catullo e ricorda le lacrime che essa allora piangeva: le lacrime e i lamenti dell Arianna catulliana. [ ] I due spazi, il reale e il fittizio, si mescolano senza confondersi: ma quale dei due è reale, quale fittizio? Per la dimensione poetica del personaggio-Arianna, la realtà è nel ricordo della propria esistenza vissuta nel testo poetico di Catullo. Per il suo artefice, Ovidio, quella è finzione, è letteratura di marca (G.B. Conte). Mettiti alla prova Laboratorio sul testo ONLINE 497

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Tua vivit imago - volume 2
Età augustea