Tua vivit imago - volume 2

L autore Ovidio Ascendo vires animus dabat atque ita late aequora prospectu metior alta meo. Inde ego nam ventis quoque sum crudelibus usa 30 vidi praecipiti carba sa tenta Noto. Aut vidi aut fuerant quae me vidisse putarem: frigidior glacie semianimisque fui. Nec languere diu patitur dolor; excitor illo, excitor et summa Thesea voce voco. 35 «Quo fugis? exclamo; «scelerate reverte re Theseu! Flecte ratem! Numerum non habet illa suum . Haec ego; quod voci deerat, plangore replebam: verbera cum verbis mixta fuere meis. Vi salgo il coraggio mi dava la forza e così per ampio tratto misuro con lo sguardo la distesa del mare. Di lì perché anche i venti mi sono stati crudeli vidi le tue vele gonfiate dal soffio impetuoso di Noto. O le vidi, o erano cose che pensavo di aver visto: diventai più fredda del ghiaccio, e quasi priva di vita. Ma il dolore non mi lascia a lungo inebetita: mi risveglia, mi risveglia e allora chiamo Tèseo con tutta la mia voce. «Dove fuggi? , grido; «torna indietro, Tèseo scellerato! Volgi la nave! Essa non è al completo! . Così dicevo, e quel che alla voce mancava lo supplivano i colpi sul petto: i colpi si mescolavano alle mie parole. Ascendo late: nota il ritmo spondaico dell inizio dell esametro, che suggerisce la lenta fatica dell ascesa, e la collocazione dell avverbio late in enjambement*, a evocare il momento di sospensione in cui l eroina, arrivata finalmente in cima, volge intorno lo sguardo sulla distesa del mare. vires animus dabat: l accenno alla determinazione (animus) che ora dà forza alla fanciulla riprende per contrasto l immagine della sabbia che rallenta la sua già debole corsa (v. 20), come se Arianna stesse diventando sempre più determinata: prima vagava qua e là (v. 19), ora si dirige risolutamente verso il miglior punto di osservazione. aequora alta meo: nota la collocazione del verbo al centro delle due coppie di sostantivo e aggettivo (aequora alta e prospectu meo), quasi a suggerire la posizione elevata di Arianna circondata dalle acque. 29-32. Inde ego fui Dallo scoglio (Inde) Arianna vede qualcosa (ego vidi) che immagina essere la nave di Tèseo: ora l iniziale sensazione di essere stata abbandonata non può che diventare definitivamente certezza. carba sa: neutro plurale derivato dal femm. sing. carba sus, che indica un fine tessuto di cotone o di lino; è metonimia* per indicare le vele della nave. nam ventis usa: frase incidentale che significa letteralmente infatti anche i venti ho avuto crudeli (sum usa: indica- tivo perfetto di utor; regge l ablativo plurale ventis): prosegue la personificazione* della natura già accennata ai vv. 23-24, dove però il locus aiutava Arianna, mentre qui i venti le sono apparentemente ostili (la nave procede, infatti, a gonfie vele: il Noto, vento del sud, è qui praeceps, impetuoso ). Aut vidi putarem: il testo e l interpretazione di questo verso sono incerti: la soluzione più semplice consiste nell ipotizzare che l eroina scorga effettivamente qualcosa, sebbene non sia sicura che si tratti proprio della nave di Tèseo. 33-36. Nec languere illa suum Nec languere voce voco: nota l amplificazione patetica prodotta dall epanalessi* di excitor (lett. sono svegliata ), dal superlativo summa riferito alla vox e dalla sequenza voce voco (insieme bisticcio e figura etimologica*, cui si somma l allitterazione). Nell infinitiva languere diu è sottinteso il soggetto (me). Quo fugis?: è la stessa domanda che Didone rivolge a Enea nella sua lettera (Heroides 7, 41 T7), a conferma della somiglianza che accomuna le due situazioni, di per sé ovviamente assai diverse, nel momento in cui sono raccontate dal punto di vista dell eroina abbandonata. reverte re: imperativo presente del verbo deponente revertor. numerum suum: la nave non ha il suo numero , cioè non è al completo, perché manca uno dei passeggeri (la stessa Arianna). 37-42. Haec ego admonitura mei Infine Arianna pone un telo bianco, a mo di bandiera, su un lungo bastone (longae virgae) per farsi vedere da Tèseo e per far sì che egli si ricordi di lei: si tratta di un allusione, della quale l eroina ovidiana non è però consapevole, al prosieguo della vicenda. Al momento della partenza per Creta, infatti, Tèseo aveva promesso al padre geo che, in caso di successo, avrebbe sostituito le vele nere della nave, con le quali era partito, con vele bianche, in modo da annunciare il felice esito dell impresa; durante il viaggio di ritorno, però, l eroe dimenticherà di sostituire le vele ed geo, vedendo le vele nere e credendo, di conseguenza, morto il figlio, si suiciderà. Quindi il lettore che conosce la vicenda sa che quel telo bianco dovrebbe ricordare a Tèseo non soltanto la presenza di Arianna sull isola, ma anche la promessa fatta al padre: l eroe, volutamente ignorando la prima, finirà per dimenticare anche la seconda, con le tragiche conseguenze che abbiamo appena visto. plangore: lett. con il battersi il petto per il disperato dolore ; ancora un riferimento, come già al v. 15, all antica manifestazione del dolore, che consisteva nel battersi il petto: in questo modo qui Arianna compensa (replebam) ciò che manca alla voce (quod voci deerat). verbera cum verbis: nota il gioco di parole tra verbera ( percosse ) e verba ( parole ). 495

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Età augustea