Tua vivit imago - volume 2

L autore Ovidio Optavi quotiens ne Nox tibi cedere vellet, ne fugerent vultus sidera mota tuos! Optavi quotiens aut ventus frangeret axem, 30 aut caderet spissa nube retentus equus! Invida, quo prope ras? quod erat tibi filius ater, materni fuerat pectoris ille color. [ ] 35 Tithono vellem de te narrare liceret; fabula non caelo turpior ulla foret. Illum dum refu gis, longo quia grandior aevo, surgis ad invisas a sene mane rotas. At si, quem mavis, Cephalum conplexa teneres, 40 clamares: «lente currite, Noctis equi! . dichiara che sarebbe anche stato disposto a sopportare tutte queste cose (Om nia perpete rer): ma chi potrebbe tollerare (quis ferat) che le ragazze debbano alzarsi al mattino (surgere mane puellas), se non (nisi) chi non ha una ragazza? . Dopo l excursus sugli effetti negativi, per tutti, dell arrivo dell Aurora, Ovidio torna dunque alla propria situazione personale (reale o immaginaria) e al tema che più gli interessa, l amore per le ragazze (la transizione viene preparata, in realtà, già dalla menzione di un attività femminile, la filatura, nell ultimo distico dell elenco precedente, ai vv. 23-24). surgere mane puellas: proposizione infinitiva. Si ha qui ancora un occorrenza del verbo surgo, una delle parole chiave del componimento, mentre puellas in clausola richiama puellis sempre in clausola al v. 9, ed è a sua volta ripreso in poliptoto* da puella nel pentametro. cui non est puella: lett. colui al quale non è (cioè che non ha) alcuna ragazza , dativo di possesso. 27-28. Optavi mota tuos! Seguono due distici (vv. 27-30) legati dall anafora e da un vistoso parallelismo* (Optavi quo tiens ne / ne ; Optavi quotiens aut / aut ), nei quali il poeta dichiara di aver desiderato spesso (quotiens: quante volte! , proposizione esclamativa) che l Aurora non arrivasse, immaginando una serie di possibili cause irrealizzabili: la Notte che non vuole (ne Nox vellet) ritirarsi di fronte a lei (tibi cedere); le stelle che non fuggono (ne fugerent sidera), messe in movimento (mota), il suo volto (vultus tuos, plurale poetico). vellet fugerent: congiuntivi imperfetti retti da ne; dipendono da optavi. ! repetita iuvant à p. 478 29-30. Optavi retentus equus! Altre ipotetiche ragioni di impedimento: il vento che spezza (frangeret) il carro dell Aurora (axem, già nominato al v. 2 con la medesima sineddoche); uno dei cavalli che, trattenuto da una nuvola particolarmente densa (spissa nube retentus), cade a terra (caderet). frangeret caderet: congiuntivi imperfetti che, come i precedenti vellet e fugerent, dipendono da optavi; non sono retti da alcuna congiunzione. 31-32. Invida ille color quo prope ras: lett. verso dove ti affretti? ; il ritorno dell interrogativa retorica quo prope ras?, già incontrata ai vv. 3 e 9, segna l inizio di una nuova sezione, che assume i toni di una scoperta invettiva: l Aurora è definita qui addirittura invidiosa (Invida; cfr. ingrata, sgradita , al v. 9), come se volesse intenzionalmente privare gli uomini del riposo o delle gioie della notte. quod erat color: è un riferimento al colore scuro della pelle di Mèmnone, che il poeta attribuisce all oscurità dell animo della madre: lett. quanto al fatto che avevi ( era a te : dativo di possesso) un figlio scuro, quello era il colore del petto materno . I vv. 33-34 mancano perché sono considerati interpolati (cioè non autentici, in quanto aggiunti da un autore diverso da Ovidio). 35-36. Tithono ulla foret Il poeta vorrebbe (vellem) che fosse lecito a Titono (Tithono liceret) raccontare di sua moglie (de te narrare): se potesse farlo, non ci sarebbe (non foret) in cielo alcuna storiella, alcun pettegolezzo (fabula ulla) più turpe (turpior). Tithono lice ret: questo esametro potrebbe essere interpretato anche in un altro modo, con il dativo Tithono dipendente da narrare in- vece che da liceret: in questo caso Ovidio vorrebbe che fosse lecito raccontare a Titono di sua moglie; ma si tratta di un interpretazione più banale, e quindi meno probabile (difficilmente, infatti, un poeta raffinato come Ovidio avrebbe scritto una frase così scontata come vorrei poter raccontare a tuo marito quello che fai , riferibile a qualsiasi situazione di infedeltà coniugale; qui invece l ironia è rivolta, più specificamente, al fatto che il vecchissimo Titono non ha modo di andare in giro a raccontare i tradimenti della moglie). fo ret: forma di congiuntivo imperfetto equivalente a esset. 37-38. Illum mane rotas Ovidio insinua che l Aurora si alza (surgis) al mattino, portando agli uomini gli spiacevoli disagi elencati sopra, per fuggire lontano (refu gis) dal marito (Illum), perché quest ultimo è troppo vecchio. longo grandior aevo: lett. più anziano di una lunga età . surgis rotas: nel pentametro è espresso il movimento della dea che si allontana dal vecchio (a sene) e si dirige alle odiate ruote del carro (ad invisas rotas; odiate per i disagi, appunto, che portano a tutti). 39-40. At si equi! Un altra insinuazione: ma se (at si) invece stringesse (tene res), abbracciandolo (conplexa), Cèfalo, che ella preferisce (quem mavis) al marito, allora griderebbe (clamares) ai cavalli della Notte di correre lentamente (lente currite). Cephalum: Cèfalo, sposato a Procri, era un bellissimo mortale rapito dall Aurora, innamoratasi di lui (la vicenda è narrata da Ovidio nel settimo libro delle Metamorfo si). lente currite: ossimoro* di senso ironico e paradossale. 475

Tua vivit imago - volume 2
Tua vivit imago - volume 2
Età augustea