Tua vivit imago - volume 2

L autore Properzio 25 omnia quae ingrato largibar munera somno, munera de prono saepe voluta sinu; et quotiens raro duxti suspiria motu, obstupui vano credulus auspicio, ne qua tibi insolitos portarent visa timores, 30 neve quis inv tam cogeret esse suam: donec diversas praecurrens luna fenestras, luna moraturis sedula luminibus, compositos levibus radiis patefecit ocellos. Sic ait in molli fixa toro cubitum: 35 «Tandem te nostro refe rens iniuria lecto alterius clausis expu lit e foribus? Namque ubi longa meae consumpsti tempora noctis, languidus exactis, ei mihi, sideribus? ed elargivo tutti i doni all ingrato sonno, doni che spesso rotolavano dal tuo grembo reclino. E ogni volta che tu traevi sospiri con rari moti, trasalivo credendo ad un vano presagio, o temendo che qualche apparizione ti apportasse insoliti timori o che in sogno qualcuno, tuo malgrado, ti costringesse ad essere sua: finché la luna, passando dinanzi alle finestre socchiuse, la luna frettolosa con la sua luce che invece ama attardarsi, la indusse con lievi raggi ad aprire gli occhi chiusi. E appoggiata ad un gomito sul morbido giaciglio, disse: «Infine l oltraggio di un altra ti ha scacciato, serrando la porta e riconducendoti al mio letto? le pettina i capelli in disordine (gaudebam lapsos formare capillos), pone nelle sue mani dei frutti (forse delle mele, che nel mito greco sono spesso simbolo di corteggiamento). Sono in gran parte gli stessi gesti che compirà Pigmalione, l artista innamorato della statua da lui stesso scolpita, nelle Metamorfosi di Ovidio (à p. 537); e in entrambi i casi alla fine la donna amata si "risveglia". 25-30. omnia esse suam Cinzia, in quanto addormentata, non è riconoscente a Properzio dei doni (munera): la frase è autoironica, come, in parte, quelle che seguono, con il poeta preoccupato che Cinzia possa fare dei brutti sogni o, peggio ancora, sognare di unirsi a un altro uomo (ma, beninteso, inv ta, senza volerlo !). omnia quae ingrato sinu: quae è nesso relativo (costruisci: sed omnia ea munera largibar ingrato somno); omnia quae è, però, congettura dell umanista olandese Janus Dousa (1545-1604): la traduzione qui proposta rispecchia, invece, il testo dei codici, omniaque. Nota lo stile iterativo (cioè caratterizzato da frequenti ripetizioni) che è proprio del passo: qui munera / munera, ugualmente ai vv. 31-32 troveremo luna / luna. duxti: forma sincopata per duxisti. ne neve: sottintendono un verbo di timore da cui dipendono. 31-34. donec diversas toro cubitum Cinzia è svegliata dalla luce della luna che penetra attraverso le finestre socchiuse. donec diversas: allitterazione. moraturis sedula luminibus: significa letteralmente [troppo] zelante [nello svegliare Cinzia] con la sua luce destinata a indugiare . La luna viene così quasi personificata, come se l azione di svegliare Cinzia fosse volontaria e avesse lo scopo di avvertirla della presenza di un intruso (un interpretazione diversa è seguita nella traduzione qui proposta: la luna sarebbe zelante nel seguire il suo corso, mentre i suoi raggi vorrebbero trattenersi per contemplare la donna addormentata). 35-40. Tandem habere iubes Una volta sveglia, Cinzia rivolge a Properzio delle parole con le quali l elegia si conclude, senza ulteriori commenti da parte del poeta, che non risponde alle accuse con ogni versomiglianza ingiuste che la donna gli rivolge. te nostro e foribus?: Cinzia accusa innanzitutto Properzio di essere tornato da lei soltanto perché scacciato da un altra donna. Costruisci: tandem iniuria alterius expu lit te e clausis foribus, refe rens [te] nostro lecto? ubi sideribus?: poi gli chiede dove abbia trascorso la notte: consumpsti è perfetto sincopato per consumpsisti, mentre la notte è detta mia nel senso che Cinzia ritiene che spettasse a lei e non a un altra donna; exactis sideribus è ablativo assoluto e significa letteralmente essendo trascorse (cioè tramontate) le stelle . 425

Tua vivit imago - volume 2
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Età augustea