Tua vivit imago - volume 2

L autore Tibullo 65 pauper ad occultos furtim deducet amicos vinclaque de niveo detrahet ipse pede. Heu canimus frustra, nec verbis victa patescit ianua, sed plena est percutienda manu. At tu, qui potior nunc es, mea furta timeto: 70 versatur celeri Fors le vis orbe rotae. Non frustra quidam iam nunc in limine perstat sedulus ac crebro prosp cit ac refu git, et simulat transire domum, mox deinde recurrit, solus et ante ipsas excreat usque fores. 75 Nescio quid furtivus Amor parat. Ute re quaeso, dum licet: in liquida nat tibi linter aqua . subicietque efficietque: -que -que è correlativo ( sia sia ); il povero porge il braccio alla donna amata (lett. porrà le mani sotto per sorreggerla) e le apre la strada tra la folla con il proprio corpo. pauper ad amicos: il riferimento è ai conviti di amici ai quali Delia, in quanto amante clandestina, doveva partecipare di nascosto (quindi ad occultos amicos, presso gli amici riuniti in segreto ). vinclaque pede: quello di togliere i calzari era un compito, appunto, dello schiavo. 67-68. Heu canimus manu il distico con il quale il poeta prende atto del fallimento del corteggiamento (Werbung) elegiaco. Heu: interiezione che esprime sofferenza (come l italiano ahi ). verbis victa: allitterazione; nota anche l enjambement patescit / ianua. plena est percutienda manu: perifrastica passiva: la porta deve essere battuta (per bussare) con la mano piena (plena manu) di soldi o di doni. 69-76. At tu aqua L elegia si chiude con un apostrofe* al rivale in amore (tu, qui potior nunc es, tu, che ora sei preferi- to ), che andrà presto incontro alla stessa sorte toccata a Tibullo (mea furta timeto, temi le mie insidie , cioè le stesse insidie di cui sono stato vittima io ): unica consolazione rimasta al poeta, insieme alle maledizioni scagliate contro la call da lena, dopo il fallimento del corteggiamento elegiaco. timeto: imperativo futuro. versatur rotae: si incontra qui una sentenza (sententia, in greco gnòme), cioè una massima di carattere generale: la Sorte volubile (le vis, leggero ) si volge con il rapido giro (celeri orbe) della ruota (secondo altri le vis è invece genitivo, riferito a rotae e con il significato di rapida ; ma sarebbe una ripetizione rispetto a celeri). L immagine richiama, nella conclusione, quella della trottola, con la quale il componimento si era aperto (cfr. versatur celeri, usato qui, con celer versat al v. 4: Ringkomposition*). Non frustra perstat: è evocata la figura di un nuovo spasimante (quidam, qualcuno, un tale ) che già ora (iam nunc) si aggira intorno alla casa di Delia, non invano (Non frustra). La litote* riprende con arguzia frustra di v. 67: io canto invano , dice il poeta, ma non invano qualcun altro . In limine perstat significa lett. resta fermo sulla soglia , per poi più volte (crebro, spesso ) affacciarsi e subito ritirarsi (prosp cit ac refu git). simulat transire domum: lo spasimante fa finta di passare davanti alla casa della donna amata. excreat: il gesto di tossire proprio davanti alla porta (ante ipsas fores) è un modo di attirare l attenzione della donna che si intende corteggiare (nell Heautontimorume nos, v. 373, Terenzio ne cataloga quattro: «gemito, sputo, tosse, riso ). usque: avverbio, continuamente . Nescio linter aqua: la conclusione è ironica, con Tibullo che esorta e quasi prega il rivale di approfittare (Ute re quaeso, con Ute re imperativo presente del deponente u tor, -eris, u sus sum, u ti), finché dura (dum licet, lett. finché [ti] è lecito , quindi finché puoi ), della felicità che gli è capitata, ora che la sua barca naviga in un acqua limpida, cioè tranquilla (in liquida nat tibi linter aqua ; e al contempo lo avverte che ben presto non sarà più così, dal momento che Amore furtivo sta tramando qualcosa (Nescio quid [lett. non so che ] furtivus Amor parat). Analisi del testo Discidium e disinganno L elegia prende le mosse dal motivo del discidium (la parola compare già nel primo verso, a dichiarare così fin da subito il tema del componimento): Delia ha lasciato Tibullo ed è ora in compagnia di un amante più ricco (dives amator, v. 47), che si giova dei servigi di un astuta mezzana (call da lena, v. 48), mentre il poeta ha assunto i panni dell exclusus amator che, non portando doni, non riesce soltanto con la poesia (e con la disponibilità al servitium amoris: vv. 61-66) a farsi aprire la 397

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Età augustea