Il primo libro delle elegie

L autore Tibullo Il primo libro delle elegie T2 Il manifesto poetico di Tibullo tratto da Corpus Tibullianum I, 1 latino italiano Nella prima elegia del primo libro, che ha carattere programmatico ed è quasi una sorta di manifesto poetico, il poeta definisce i propri valori e la propria scelta di vita, contrapponendo alla vita attiva di chi si dedica ad accumulare ricchezze o alla carriera militare un esistenza appartata in campagna, in compagnia della donna amata. Metro: distici elegiaci ro D v t a s a l u s fu lvo | s b co nge ra t au e t te ne a t cu lt | iu ge ra mu lta so l Divitias alius fulvo sibi conge rat auro et teneat culti iugera multa soli, quem labor adsiduus vicino terreat hoste, Martia cui somnos classica pulsa fugent: 5 me mea paupertas vita traducat inerti, dum meus adsiduo luceat igne focus. Audio LETTURA Altri accumuli ricchezze di fulvo oro e possieda molti iugeri di terreno coltivato, ma lo atterrisca un assiduo travaglio per l incombere del nemico, e la squillante tromba di guerra scacci da lui il sonno; a me la mia povertà conceda una vita tranquilla, mentre il focolare mi splende di fuoco perenne. 1-6. Divitias igne focus La prima parola dell elegia annuncia quello che è il polo negativo nel sistema valoriale elegiaco (la ricchezza), al quale sono poi contrapposti i valori positivi fatti propri dal poeta (una sobria tranquillità, la devozione per gli dèi agresti, la compagnia della donna amata), secondo un modulo contrastivo (alius me) ricorrente nella poesia classica. fulvo auro: ablativo di materia (senza la preposizione), dipendente da Divitias. congerat teneat: congiuntivi esortativi di senso concessivo (puoi aggiungere pure nella traduzione dopo ciascuno dei due verbi), così come i successivi terreat e fugent. iugera: lo iugero era una misura di superficie usata in agricoltura; indicava il terreno arabile in una giornata da una coppia di buoi attaccati allo stesso giogo (iugum). quem labor fugent: si è pensato che possa esserci qui un allusione alle confische decretate da Ottaviano nel 41-40 a.C. per assegnare terreni ai veterani delle guerre civili (à p. 23): anche il fatto che Tibullo definisca il suo campo «ricco in passato, ed ora così angusto (vv. 19-20) potrebbe rispecchiare la medesima circostanza, nel senso che lo stesso poeta potrebbe essere stato vittima delle confische (ma non ci sono elementi che consentano di affermarlo con certezza). Vicino hoste è ablativo di causa; costruisci il pentametro: classica Martia pulsa fugent somnos; classicum (metonimia*) indica alla lettera lo squillo di tromba, mentre Martius è l aggettivo di Marte, il dio della guerra. Pulsa è participio perfetto di pello, -is, pepu li, pulsum, -e re, lett. spingo , qui nel senso di faccio risuonare (un uso, in realtà, assai insolito: alcuni studiosi lo interpretano infatti come un enallage*, riferendolo a somnos e intendendolo nel senso di scacciare ). me mea inerti: lett. la mia modesta condizione mi conduca (traducat, congiuntivo ottativo) attraverso una vita tranquilla ; l ablativo vita inerti può essere inteso come complemento di moto per luogo figurato oppure come di tempo continuato. Nota in tutto il distico l insistenza sui pronomi e gli aggettivi personali (me mea, con allitterazione*; meus), per sottolineare la contrapposizione dell io del poeta all alius del v. 1. Paupertas è una delle parole chiave del componimento e in generale della poesia tibulliana; è da intendere non come indigenza (Tibullo appartiene al ceto equestre e non può, quindi, essere davvero povero), bensì come possesso di poco , connotato positivamente e contrapposto, appunto, alle ricchezze (ma anche questo poco doveva essere piuttosto relativo, se Orazio scriveva all amico poeta che gli dèi gli avevano concesso «le ricchezze e l arte di goderne à p. 368). Altra parola chiave è poi inerti; l aggettivo iners (riferito a vita) non si riferisce a una forma di accidia (il poeta afferma subito dopo, al contrario, di voler lavorare lui stesso i campi!), bensì alla volontà di sottrarsi all impegno politico e militare: scelta esistenziale, questa, comune agli altri elegiaci e già ai poeti neoterici. dum: introduce una proposizione ipotetica restrittiva e dunque non è da tradurre con mentre , come nella versione qui proposta, bensì con purché . 379

Tua vivit imago - volume 2
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Età augustea