Tua vivit imago - volume 2

L ET DI AUGUSTO Ora a me il ritmo sereno d Albio Tibullo, ove ride l immensa pace de la campagna in fiore, ove ridon gli azzurri del cielo latino ed i soli flavi e le nuvole come in un terso rio! Chiedon l esametro lungo salente i fantasmi che su dal core baldi mi fioriscono, e l onda armonica al breve pentametro spira in un pispiglio languido di dattili. Tra i grandi della poesia europea, si ispirano a Tibullo per citare soltanto i nomi più noti William Shakespeare (1564-1616), Alexander Pope (16881744) e soprattutto Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832), che nelle Elegie romane (R mische Elegien, 1788) accoglie spesso motivi e a volte persino citazioni letterali dell opera tibulliana. Un esempio tra i più noti è la ripresa della scena, tratta dai vv. 45-48 dell elegia I, 1, dei due amanti che trascorrono la notte abbracciati mentre fuori infuria il brutto tempo (elegia XVIII, vv. 15-16): «Così l intera notte si gode, e premendoci al seno, / stiamo la pioggia a udire, il nembo, il temporale (trad. L. Pirandello). Questi stessi versi tibulliani, di straordinaria fortuna nella cultura europea, sono citati nelle Memorie d Oltretomba (Mémoires d Outre-Tombe, 1849-1850) da Fran ois-René de Chateaubriand (1768-1848), che attribuisce ai sentimenti di voluttà e di malinconia qui evocati dal poeta la capacità di rivelargli addirittura la sua «propria natura : «quand j arrivai au Quam iuvat Anne-Louis Girodet de RoussyTrioson, Ritratto di Chateaubriand (particolare), 1811. Versailles, Musée National des Ch teaux de Versailles et du Trianon. 374 immites ventos audire cubantem, ces sentiments de volupté et de mélancolie semblèrent me révéler ma propre nature (libro II, capitolo 3). Una ripresa in musica dei versi tibulliani è, inoltre, nel secondo movimento (Largo) del quarto concerto (L inverno) delle Quattro stagioni di Antonio Vivaldi (1678-1741), dove è evocata, sebbene in assenza del riferimento amoroso, una scena di felicità domestica mentre fuori infuria il cattivo tempo assai simile a quella descritta da Tibullo («passar al foco i dì quieti e contenti / mentre la pioggia fuor bagna ben cento , si legge nel sonetto che accompagna la partitura, forse scritto dallo stesso Vivaldi): il ticchettio della pioggia che nell elegia tibulliana concilia il sonno («oppure, se l invernale Austro rovescia gelide piogge, / abbandonarsi a placidi sonni conciliati dallo scrosciare dell acqua , vv. 47-48) è descritto qui, in particolare, per mezzo del pizzicato dei violini. Probabile ritratto di Antonio Vivaldi di un autore sconosciuto, 1723. Bologna, Museo internazionale e biblioteca della musica. Un aspetto più generale, infine, della fortuna di Tibullo è nell influenza esercitata dalla sua peculiare tecnica compositiva, per la quale la sua poesia, svilluppandosi per associazioni di idee e con un alternanza di toni, motivi e allocutari, assume un andamento da monologo interiore che si risolve in una meditazione di carattere generale: un eredità, questa, recepita dalla moderna poesia lirica (basti pensare, per citare solo i nomi più celebri, a Francesco Petrarca e Giacomo Leopardi).

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Età augustea