3. Lo stile

L ET DI AUGUSTO in breve è stata portata via; nella terza vagheggia il ricongiungimento e la futura vita felice con la donna amata; nella quarta, la più lunga (96 versi), racconta un sogno nel quale Apollo gli rivela che Neèra non vuole sposarlo perché si è legata a un altro amante; nella quinta, il poeta malato prega gli dèi di risparmiarlo; la sesta, infine, è un invocazione a Bacco, che si chiude con un definitivo congedo da Neèra. Le elegie 8-18 del Il ciclo di Sulpicia e Cerinto Il ciclo di Sulpicia e Cerinto (III, 8-18) racconta l amore tra terzo libro raccontano Sulpicia (nipote di Messalla e del giurista Servio Sulpicio Rufo) e Cerinto (pseudonimo greco dell amore tra Sulpicia, sotto il quale si è pensato possa celarsi Cornuto, l amico di Tibullo cui è dedicata l elegia II, nipote di Messalla, e Cerinto. In molte 2), ed è diviso in due parti, attribuite dalla critica a due poeti diversi. di queste elegie Nella prima (III, 8-12) sono raccolte cinque brevi elegie (da un minimo di 20 a un Sulpicia parla in massimo di 26 versi), composte da un poeta nel quale una parte della critica ha ritenuto di prima persona: ciò scorgere lo stesso Tibullo. In alcune di esse è la stessa Sulpicia a parlare in prima persona. ha spinto a ipotizzare che possa essere lei La seconda (III, 13-18) comprende sei componimenti brevissimi (da un minimo di 4 a stessa l autrice dei un massimo di 10 versi), di fatto epigrammi più che elegie, nei quali è sempre Sulpicia a parcomponimenti. Testo PLUS Il compleanno di Sulpicia lare; per questo si ritiene che possano essere stati davvero scritti da lei: sarebbe in tal caso una delle pochissime poetesse della letteratura latina classica i cui versi ci siano pervenuti (ma la questione è assai dibattuta e c è chi pensa piuttosto a un gioco letterario interno al circolo di Messalla). Si presentano come biglietti d amore che prendono spunto da circostanze quotidiane, come l impossibilità di festeggiare il compleanno insieme a Cerinto o un attacco di febbre, in alcuni casi le stesse intorno alle quali ruotano i più ampi componimenti dell altro gruppo; questo ha fatto ipotizzare che i componimenti numerati da 8 a 12 prendano lo spunto da quelli numerati da 13 a 18, per svilupparne i temi in forma più estesa. 3. Lo stile La semplicità della L apparente semplicità di Tibullo Lo stile di Tibullo è apparentemente semplice e piapoesia tibulliana è no, privo di particolarità o ricercatezze lessicali, sintattiche o metriche: la critica ha parlato il frutto di una raffinata a questo proposito di leptòtes ( finezza ) alessandrina, di senso della misura, di purismo e attenta elaborazione formale. lessicale e di una tendenza all espressione indeterminata e ai colori sfumati che è rivelata, secondo alcuni studiosi, persino dalla frequenza dei congiuntivi (essendo il congiuntivo il modo di ciò che viene pensato, desiderato, temuto, rispetto all indicativo, che indica invece una realtà di fatto). Lungi, dunque, dall essere conseguenza di uno stile facile , l apparente semplicità di Tibullo è il frutto di una raffinata ricerca espressiva, che procede in modo diametralmente opposto rispetto a quella properziana: non perseguendo, bensì evitando sistematicamente lo scarto dalla norma, con risultati di eleganza, a suo modo, perfetta. Le elegie soggettive Uno schema ricorrente Infine la poesia di Tibullo si caratterizza per una particolare tecdi Tibullo presentano nica compositiva. stato infatti osservato come in tutte le elegie di carattere soggettivo (nelle una struttura fissa: quali cioè il poeta parla di sé stesso e dei propri sentimenti) si incontri uno schema ricorrendi fronte a un iniziale te: da una situazione di partenza fortemente connotata in senso negativo e caratterizzata da situazione negativa l io poetico trova una condizione psicologica di sofferenza l io poetico tende a evadere verso un passato o un rifugio e consolazione futuro immaginati sempre come migliori. Nell elegia I, 3 (à T3), per esempio, il poeta maimmaginando lato reagisce a tale situazione vagheggiando nell immaginazione poetica prima l età dell oro, un passato o un futuro migliori. poi la vita dopo la morte, infine il ritorno a casa da Delia che lo attende: il susseguirsi di una serie di scene e immagini di un passato o di un futuro migliori conferisce all elegia tibulliana un caratteristico andamento da monologo interiore, che la distingue nettamente da quella properziana e che è stato efficacemente definito come «meditazione lirica . 372

Tua vivit imago - volume 2
Tua vivit imago - volume 2
Età augustea