IL TERZO LIBRO DELLE ELEGIE

L autore Tibullo in breve sto a lavorare i campi come un bracciante pur di stare accanto a lei. Viene così in primo piano il motivo del servitium amoris ( schiavitù d amore ), cui è interamente dedicata la quarta elegia, che si apre con una dichiarazione di resa incondizionata di Tibullo al dominio della sua padrona (domina), Nèmesi. V elegia La quinta elegia, la più lunga fra tutte quelle composte da Tibullo (122 versi), celebra la nomina di Messalino, figlio primogenito di Messalla, a membro del collegio dei quindecemviri sacris faciundis, sacerdoti incaricati di custodire e interpretare i Libri sibillini, contenenti gli antichi oracoli della Sibilla cumana. Nel componimento è ripercorsa la storia delle origini di Roma, a partire dall incontro di Enea con la Sibilla, che profetizza all eroe gli eventi futuri, fino alla fondazione di Roma. Sono poi evocati gli spaventosi prodigi seguiti alla morte di Cesare, dissipati grazie all intervento di Apollo (con riferimento alla fine delle guerre civili resa possibile dalla vittoria di Ottaviano Augusto à p. 25). VI elegia La sesta e ultima elegia prende spunto dalla partenza dell amico Macro per una spedizione militare per contrapporre la vita militare a quella dell innamorato. Il poeta si lamenta dei rifiuti di Nèmesi, che lo respinge, e la supplica nel nome di sua sorella, morta prematuramente per una caduta da una finestra. L elegia e il libro si chiudono con un invettiva contro una ruffiana (lena), colpevole secondo il poeta di tutti i suoi mali. IL TERZO LIBRO DELLE ELEGIE Il terzo libro comprende una serie di testi di autori diversi e di differente tipologia, raggruppabili in quattro sezioni: 1) le elegie di Lìgdamo; 2) il panegirico di Messalla, un lungo componimento in 211 esametri, di autore incerto, che celebra le virtù militari e civili e i successi del generale e uomo politico; 3) il ciclo di Sulpicia e Cerinto; 4) due componimenti, generalmente attribuiti a Tibullo. Le elegie di Lìgdamo Il primo gruppo (III, 1-6) è composto dalle sei elegie di Lìgdamo, un poeta di cui non si sa nulla, oltre a quanto si può ricavare dai suoi versi. Il nome Lìgdamo è greco, ma il poeta afferma di appartenere a un antica famiglia romana: deve trattarsi dunque di uno pseudonimo. L autore di queste sei elegie, probabilmente appartenente, anche lui, al circolo di Messalla, non è stato identificato con sicurezza: certamente non può trattarsi di Tibullo, perché Lìgdamo dichiara, nella quinta elegia del libro, di essere nato nel 43 a.C., una data di nascita che non sarebbe coerente con i pochi dati biografici di Tibullo di cui siamo in possesso. Nel 43 a.C. era nato anche Ovidio, e i due poeti impiegano esattamente le stesse parole per indicare il proprio anno di nascita: cum cecidit fato consul uterque pari ( quando caddero entrambi i consoli per uno stesso destino , III, 5, 18 = Ovidio, Tristia IV, 10, 6, con riferimento a Irzio e Pansa, uccisi nella battaglia di Modena à p. 21). Anche l identificazione con il giovane Ovidio si scontra, tuttavia, con alcune incongruenze sul piano lessicale e stilistico. Nelle sue sei elegie, mediamente più brevi di quelle di Tibullo, Lìgdamo canta il proprio amore per Neèra: nella prima le dedica il libro in occasione dei Matronalia, la festa delle donne sposate nate libere (matronae) che si celebrava il 1° marzo; Testo PLUS nella seconda evoca il proprio funerale, immaUna tormentata ginando di morire dal dolore dopo che Neèra storia d amore che a quanto pare gli era promessa sposa gli Nelle elegie 1-6 del terzo libro del Corpus Tibullianum Lìgdamo, poeta dall identità sconosciuta, canta il suo amore per Neèra. à Amore e Psiche, IV secolo d.C. Casa di Amore e Psiche a Ostia antica. 371

Tua vivit imago - volume 2
Tua vivit imago - volume 2
Età augustea