Tua vivit imago - volume 2

Il pensiero dell'altrove Henri Rousseau il Doganiere, In una foresta tropicale. Lotta fra tigre e toro (particolare), 1908-1909. San Pietroburgo, Museo dell Ermitage. Evasioni private Dopo la fine delle guerre civili e l avvio della stabilizzazione augustea, la ricerca di un altrove non scompare, ma passa dalla dimensione pubblica, o comunque collettiva, a quella privata dei viaggi come forma di evasione dalla noia, dall angoscia: un tentativo destinato a un inevitabile fallimento, che oggi definiremmo forse come una forma di alienazione da sé stessi, espressione, dunque, dell insoddisfazione e del disagio esistenziale. Questo stato d animo è descritto da Orazio nell epistola undicesima ( T3) e, più tardi, da Seneca nelle lettere a Lucilio, in un breve passo di carattere parenetico (vale a dire esortativo ) che dialoga esplicitamente con l eTesto PLUS ). pistola oraziana ( L altrove come idea di futuro Immaginare un altrove può anche voler dire, però, progettare il futuro: è quello che avviene in età moderna con il filone letterario e filosofico dell utopia (dal greco ou, non , e tòpos, luogo : quindi luogo che non esiste ). A partire dall omonimo luogo (Utopia, appunto) immaginato nel 1516 da Thomas More (o Tommaso Moro, 1478-1535), nel quale è descritta un isola dove la vita è regolata da saggi ordinamenti, che consentono uno sviluppo sereno e armonico dei cittadini, diversi intellettuali europei si sono dedicati a progettare comunità ideali, polemicamente contrapposte a quelle realmente esistenti (sul modello di quanto era già stato fatto, nel IV secolo a.C., dal filosofo greco Platone nella Repubblica). A queste proposte di un futuro ideale viene contrapposto, nel Novecento, il suo opposto, vale a dire la distopia (un utopia negativa, dal greco dis-, prefisso di senso peggiorativo): la descrizione di uno stato di cose futuro nella quale si prefigurano situazioni, sviluppi e, in particolare, assetti politico-sociali e tecnologici caratterizzati come fortemente negativi (il primo esempio è il romanzo Brave New World di Aldous Huxley, del 1932). Entrambi questi elementi, quello utopico e quello distopico, si ritrovano nel romanzo di Italo Calvino Le città invisibili, del 1972, che si conclude con la proposta di cercare e creare l utopia dentro di noi, coltivando e valorizzando i rapporti umani davvero autentici: «insomma l utopia come città che non potrà essere fondata da noi ma fondare sé stessa dentro di noi, costruirsi pezzo per pezzo nella nostra capacità di immaginarla, di pensarla fino in fondo, città che pretende d abitare noi, non d essere abitata, e così fare di noi i possibili abitanti d una terza città, diversa dall utopia e diversa da tutte le città bene o male abitabili oggi, nata dall urto tra nuovi condizionamenti interiori ed esteriori (I. Calvino, Quale utopia?, 1973). ( T4). 355

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Età augustea