Tua vivit imago - volume 2

L ET DI AUGUSTO Analisi del testo La tecnica del motto L entusiasmo di Orazio per la notizia della presa di Alessandria e della morte di Antonio e Cleopatra efficacemente espresso, all inizio dell ode, con un impetuosa esortazione a bere (Nunc est bibendum) sembrerebbe autentico e sincero, ma la critica ha da tempo riconosciuto il carattere marcatamente letterario di questo invito, carico di esultanza. Il verso di Orazio, infatti, è una trasposizione fedele dell incipit* di una celebre ode di Alceo, dedicata alla celebrazione della morte del tiranno Mìrsilo: «Ora bisogna ubriacarsi / anche controvoglia beva ognuno: / Mìrsilo è morto (fr. 332 Voigt, trad. G. Guidorizzi). Alceo era poeta aristocratico, impegnato negli scontri politici della sua Mitilene, dove le locali consorterie nobiliari opponevano la propria resistenza ai tiranni che periodicamente prendevano il potere sull isola. La stessa esultanza di Alceo anima la reazione di Orazio, ma, poiché del modello alcaico non si conservano altri versi all infuori dell incipit sopra riportato, non siamo in grado di stabilire fin dove si spingesse l imitazione oraziana. L ipotesi più verosimile è che essa si limiti all incipit e che il resto dell ode latina sia del tutto originale: infatti la tecnica compositiva di Orazio consiste sovente nella citazione incipitaria di un modello greco il cosiddetto motto , secondo una felice definizione risalente al filologo tedesco R. Reitzenstein, poi riusata da altri studiosi (E. Norden, G. Pasquali, A. Cavarzere) e nel successivo, immediato distacco da quel modello, con la conseguente prosecuzione autonoma e innovativa dell elaborazione del testo. Fra i tanti esempi reperibili nelle Odi, oltre al particolare caso dell ode I, 9 (à T12), si può segnalare l ode I, 18. Una risposta alle attese dell epòdo 9 Se l epòdo 9 (à T3) rispecchiava il clima di ansiosa attesa instauratosi a Roma subito dopo la vittoria di Ottaviano ad Azio nel settembre del 31 a.C., non ancora considerata come l ultimo atto di quel tragico periodo, ma che faceva ben sperare per la fine delle guerre civili, l ode I, 37 testimonia adesso il conquistato entusiasmo per la conclusione definitiva del conflitto. interessante rilevare come i due testi dialoghino fra loro e come Orazio citi, in qualche modo, sé stesso: alla domanda dell epòdo 9, 1-4 («Quando, lieto per la vittoria di Cesare, / berrò con te, o felice Mecena- à Scultura raffigurante un uomo con calice di vino. 308 te ) Orazio risponde adesso nell ode I, 37, 1 («Ora è il momento di bere ); alla commiserazione dell asservimento dei Romani a Cleopatra e agli eunuchi di cui si circonda nell epòdo («[Un Romano] tollera / di servire grinzosi eunuchi ) corrisponde la descrizione della corte della regina ai vv. 9-10 dell ode («insieme ad un gregge di uomini infetti / e contaminati ). La sintassi complessa dell ode Benché l ode I, 37 sia stata composta probabilmente poco dopo la caduta dell Egitto, nell estate del 30 a.C., e quindi sia tra le più antiche della raccolta, Orazio dimostra di padroneggiare i mezzi stilistici con grande maturità. Notevole, in particolare, il pindarismo che connota la complessità della costruzione sintattica del componimento, i cui vari nuclei tematici non corrispondono a porzioni di testo ben distinte (come, invece, accade nelle odi più mature), ma sono concepiti come sequenze di frasi quasi prive di pause e unificate da continui enjambe ment* ( deprome re Caecubum / cellis av tis, vv. 5-6; turpium / morbo virorum, vv. 9-10; in campis nivalis / Haemoniae, vv. 19-20). A questo aspetto si unisce il ricorso, parimenti pindarico, a costruzioni particolarmente ardite, come l introduzione di lunghi periodi con un aggettivo o con un participio, cui fanno seguito verbi all infinito (quidlibet inpo tens / sperare, vv. 10-11; fortis / tractare, vv. 26-27; inv dens / deduci, vv. 30-31). Si tratta di caratteristiche stilistiche che, unitamente ai numerosi casi di anastrofe* (funus et = et funus, v. 8; accip ter velut = velut accip ter, v. 17; daret ut = ut daret, v. 20; ausa et = et ausa, v. 25; fortis et = et fortis, v. 26), complicano la struttura dell ode, rendendone l andamento duro, opaco e asimmetrico, ma risultano perfettamente adeguate alla resa della convulsa drammaticità che caratterizzò gli ultimi momenti della guerra civile.

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Età augustea