T13 LAT ITA - Carpe diem

L autore Orazio FINO A NOI Traduzioni contrastive dell ode I, 11 T13 Carpe diem tratto da Odi I, 11 latino italiano la celebre ode del carpe diem. La cornice del testo è simposiale e risponde ai canoni, ben consolidati, della tradizione lirica greca: un gruppo di amici aristocratici si riunisce per bere e per festeggiare un evento o per ripararsi dal freddo durante la stagione invernale. Destinataria dell ode è una donna di nome Leucònoe (nome parlante di derivazione greca che significa, letteralmente, dalla bianca mente ), preoccupata dall incertezza del futuro e probabilmente avvezza all interrogazione degli oroscopi. Il poeta la esorta a non curarsi del domani e a godere dei piaceri della vita, perché il tempo fugge in un istante. Metro: asclepiadei maggiori s e r s, | sc re ne fa s, | que m m h , que m t b Tu ne quae 5 Tu ne quaesie ris, scire nefas, quem mihi, quem tibi finem di dede rint, Leuconoe, nec Babylonios temptaris numeros. Ut melius, quidquid erit, pati. Seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam, quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare Tyrrhenum: sapias, vina liques, et spatio brevi Non chiedere, o Leucònoe, (sacrilego saperlo) quale sorte abbiano assegnato a me, a te, gli dèi, e non consultare i calcoli babilonesi. Quant è meglio sopportare tutto ciò che accadrà. Sia che Giove ti abbia assegnato molti inverni, oppure l ultimo, che ora fiacca il mare Tirreno su scogli contrapposti: sii saggia, filtra vini; recidi le lunghe speranze e racchiudile 1-3. Tu ne pati Tu: la collocazione in incipit di tu come soggetto (riferito a Leu conoe del v. 2) conferisce all ode la forma di una conversazione già avviata fra il poeta e la sua interlocutrice . ne quaesie ris: forma di imperativo negativo costituita dal congiuntivo perfetto preceduto da ne. Leuconoe: l etimo del nome Leucònoe, composto da leukòs ( bianco ) e noùs ( mente ), sembrerebbe denotare l ingenuo candore della donna, forse innamorata di Orazio e identificabile con una schiava o con una cortigiana; l interpretazione non è però sicura, perché in greco l aggettivo leukòs non è attestato con riferimento al candore della mente; potrebbe valere anche dai pensieri ingenui , sincera o che vuole vederci chiaro . quem dede rint: proposizione interrogativa indiretta; costruisci: quem finem di dede rint mihi, quem [finem di dede rint] tibi. nec temptaris: di nuovo un imperativo negativo; temptaris è forma sincopata del congiuntivo perfetto temptave ris. Babylonios numeros: Orazio si riferisce alla cabala babilonese, metodo divinatorio consistente nella predizione del futuro attraverso l osservazione delle stelle. Ut pati: proposizione esclamativa, ellittica di est o erit. 4-8. Seu pluris postero hiemes: designa per sineddoche* gli anni ; pluris, con cui è concordato, ha la desinenza in -is dell accusativo plurale, forse preferita da Orazio per evitare l omeoteleuto* plu res hiemes. tribuit: potrebbe essere sia indicativo presente che indicativo perfetto, ma è preferibile quest ultima ipotesi, poiché Orazio, adottando il punto di vista di Leucònoe, immagina che il numero di anni da vivere sia assegnato agli uomini al momento della nascita. pumicibus: ablativo plurale da pumex, - cis (qui indicante gli scogli , ma più propriamente designante una roccia porosa d origine vulcanica). vina liques: l atto del liquare vinum era un usanza tipicamente romana, consistente nell eliminare la feccia (ossia il deposito melmoso che si sedimenta sul fondo dei recipienti di vino) e le impurità dal vino con un colino o con un filtro. 297

Tua vivit imago - volume 2
Tua vivit imago - volume 2
Età augustea