Tua vivit imago - volume 2

L ET DI AUGUSTO («Non è colpa mia se non ho genitori liberi e stimati ), non cercherò simili scuse. Tra queste frasi, e il mio modo di esprimermi e pensare, corre un abisso: se, a partire da una certa età, la natura ci facesse ripercorrere a ritroso il cammino della vita, 95 permettendoci di scegliere altri genitori secondo il desiderio orgoglioso di ciascuno, e se io mi rifiutassi di prenderli insigniti di fasci e di selle, contento come sono dei miei, pazzo da legare mi giudicherebbe il volgo, ma forse intelligente tu: giacché mi sottrarrei ad un fardello fastidioso, mai portato prima. 100 E infatti, dovrei subito ampliare il patrimonio, avrei più persone cui rivolgere il saluto, dovrei tirarmi dietro un paio di scagnozzi per non girare solo, nelle mie campagne o in viaggio, e poi facchini ci sarebbero e cavalli in numero maggiore da sfamare, carri gallici su cui spostarmi. Ora, invece, posso 105 andare con un mulo castrato, se mi garba, fino a Taranto (i fianchi glieli sfrega la bisaccia, le spalle il cavaliere): 24 nessuno mi darà dello spilorcio come si fa con te, Tillio, quando tu, pretore, passi per la Tiburtina seguito dai tuoi cinque schiavetti, che se ne vanno portando il vaso da notte e la gerla dei vini. 110 Ecco perché rispetto a te, insigne senatore, faccio vita più comoda: per questa e mille altre ragioni. Passeggio dove mi vien voglia, tutto solo; m informo sul prezzo degli ortaggi e del grano; mi aggiro tra i ciarlatani del Circo e di frequente, la sera, 25 nel Foro, mi fermo ad ascoltare gli indovini. Poi ritorno 115 a casa, al mio piatto di porri, ceci e frittelle. Tre servi mi ammanniscono la cena. Un ripiano di marmo 26 regge due boccali con un mestolo. Accanto, una saliera a buon mercato, un ampolla con la sua tazzina, suppellettile campana. Quindi mi corico, senz ansia: l indomani non dovrò 120 levarmi di buon ora, incamminarmi verso la statua di quel Marsia che dice 27 di non esser più disposto a sopportare la faccia del più giovane dei Novii. 24. Tillio: è il personaggio già citato al v. 24, di cui Orazio fa emergere adesso le origini servili sottolineando la grettezza del suo comportamento: è un pretore, ma il suo seguito non è idoneo al ruolo che egli ricopre e gli oggetti portati in viaggio non si trovano sistemati sul carro, ma a vista. Questo spettacolo ambulante di povertà stride con la lussuosa via verso Tivoli (la Tiburtina) che il pretore percorre, ricca di eleganti ville di lusso. 25. Circo Foro: nota come i luoghi qui menzionati il Circo Massimo e il Foro , frequentati, durante la giornata, da uomini 272 d affari e politici, si popolino la sera di figure umane ben più meschine, fra le quali Orazio predilige i ciarlatani e gli indovini. 26. una saliera: il termine latino usato da Orazio per designare la saliera è ech nus, che indica propriamente il riccio di mare e, in ambito architettonico, la parte inferiore del capitello dorico e ionico; forse Orazio lo riferisce alla saliera perché la sua forma somigliava al guscio del riccio o al capitello. 27. Marsia Novii: Marsia era il celebre satiro che aveva sfidato Apollo in una tenzone musicale e che, sconfitto, era stato scorticato vivo. Nel Foro si trovava una statua che i Romani avevano ribattezzato con il suo nome, ma che in realtà raffigurava un sileno (figura mitologica agreste), con un otre pieno di vino sulla spalla sinistra e con il braccio destro proteso in una posa di minaccia. Nelle vicinanze di questo cosiddetto Marsia, accanto alla tribuna del pretore, si trovavano le botteghe dei banchieri e degli usurai, fra cui il Noviorum minor, cioè il minore dei due fratelli Novii (probabilmente il fratello del liberto Novio menzionato al v. 40).

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Età augustea