Tua vivit imago - volume 2

L autore Orazio Analisi del testo Gioie e preoccupazioni dopo la battaglia di Azio L epòdo 9 è fra i più suggestivi del liber per il drammatico realismo che lo caratterizza. La sera del 2 settembre del 31 a.C., finiti i combattimenti della giornata, i soldati di Ottaviano si trovano a bordo delle loro navi, ormeggiate al largo di Azio; festeggiano con un simposio, ma non sono del tutto sicuri di poter gioire, sia perché la flotta di Antonio ancora ferma nel golfo di Ambracia si sarebbe potuta unire all esercito di terra e avviare un nuovo attacco, sia perché Antonio, in fuga verso l Egitto, avrebbe potuto rafforzare i propri contingenti con l aiuto di Cleopatra. Orazio riesce a riprodurre questo stato d incertezza, oscillante fra la gioia per l esito della giornata, il desiderio che il trionfo definitivo non tardi ad arrivare, e la paura per le sorti della guerra civile, non ancora conclusa. Tale riproduzione appare talmente fedele da far credere che Orazio sia effettivamente presente sulla nave e che assista dunque come testimone agli eventi che poi canta nell epòdo, testo oraziano divenuto, proprio per questo, uno dei più tormentati dal punto di vista esegetico. L aspetto più problematico è legato infatti alla non dimostrabile partecipazione del poeta e di Mecenate (dedicatario dell epòdo) alla battaglia di Azio. Chi sostiene che essi vi abbiano effettivamente preso parte (a partire dal filologo tedesco Franz B cheler, 1837-1908) sottolinea in genere che non si spiegherebbe altrimenti il riferimento al mal di mare ricavabile da nauseam del v. 35 (termine etimologicamente connesso a navis); quanti sostengono, invece, la tesi opposta (sulla scia del filologo tedesco Eduard Fraenkel, 1888-1970) osservano che nauseam si riferisce alla nausea causata dal troppo vino, contestualizzando questo dettaglio descrittivo nella cornice letteraria del simposio. Ancora oggi nessuna argomentazione risulta sufficientemente persuasiva per chiarire la questione in modo definitivo. La propaganda augustea contro Antonio La battaglia di Azio fu oggetto di un abile distorsione storiografica da parte della propaganda augustea. Pur trattandosi di una vittoria quasi scontata, Ottaviano volle che assumesse il valore di un evento epocale: uno scontro di portata straordinaria che superasse i limiti della guerra civile e si configurasse come un conflitto fra il dispotismo orientale di Antonio e Cleopatra e la repubblica occidentale di Ottaviano. Di questa visione deformata della realtà e soprattutto della demonizzazione di Antonio si trovano varie tracce nell epòdo 9, la più significativa delle quali ai vv. 11-16, in cui è descritto il vergognoso asservimento del generale e del suo esercito ai capricci di Cleopatra e agli eunuchi della sua corte. Tale subordinazione al volere di una donna era considerata scandalosa dai Greci, come si evince, per esempio, da un passo dell Antigone di Sofocle (tragediografo greco vissuto nel V secolo a.C.), in cui Creonte redarguisce mone come schiavo di una donna (v. 756). L ideologia augustea aveva fatto propria questa concezione, tentando di presentare Antonio come il simbolo della degenerazione dei valori romani, il deprecabile rovesciamento della morale tradizionale, in contrapposizione a Ottaviano, promotore vittorioso della cultura repubblicana. Stile senza retorica L epòdo 9 è forse tra i più archilochei e genuinamente alcaici del liber, nella misura in cui il rapporto con la realtà storica sembra ricercato da Orazio con immediatezza, senza il filtro di dissimulazioni retoriche o astrazioni gnomiche. Con passione il poeta esprime il proprio disprezzo per Sesto Pompeo e per Antonio, tratteggiando quadri ruvidi e incisivi: il primo minaccia di imprigionare Roma con le catene tolte agli schiavi in fuga (vv. 9-10); il secondo si fa schiavo con i suoi soldati di una «femmina egizia (vv. 11-12); quest ultima, con tutta la sua corte di eunuchi, disgusta Orazio, che non esita a manifestare il proprio sconcerto per la zanzariera che si aggira fra le insegne militari romane (inter signa turpe militaria / sol adspicit conopium, vv. 15-16). Sicché l effetto più suggestivo che scaturisce dalla lettura dell epòdo è l impressione di una subitanea reazione del poeta agli avvenimenti. Naturalmente ciò non prescinde da un uso ricercato di particolari accorgimenti stilistici: per esempio la sarcastica descrizione di Sesto Pompeo in fuga è ottenuta mediante l enjambement* che separa Nep tunius (v. 7) da dux (v. 8), grazie al quale il primo si trova accostato ad actus cum freto (v. 7, lett. Nettunio, cacciato dal mare ), il secondo a fugit (v. 8, lett. il condottiero fuggì ), con un doppio ossimoro*; la descrizione della coraggiosa defezione dei duemila Gàlati, che dalle file di Antonio passarono a quelle di Ottaviano, inneggiando a quest ultimo, è efficacemente arricchita da figure di suono come l omeo teleuto* tra frementis (riferito ai cavalli, al v. 17) e canentes (riferito ai Gàlati, al v. 18), che sembra far riecheggiare i suoni della marcia. 255

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Età augustea