Fino a noi - La fortuna di Orazio

L ET DI AUGUSTO d Fino a noi La fortuna di Orazio L opera di Orazio: una fonte di idee, tematiche, princìpi poetici per tutti i secoli successivi. Età classica e imperiale Molto presto la produzione di Orazio fu fatta oggetto di imitazioni: Properzio riprende motivi e stilemi di alcune odi civili (III, 1; III, 2) nelle sue prime elegie del III libro; Ovidio lo omaggia più volte: in Tristia IV, 10, 49 lo ricorda come poeta numerosus ( dai vari e molti ritmi ); in Tristia IV, 8, 1-2, ormai vecchio, si ritrae come un cigno, riprendendo la stessa immagine dell ode, II, 20; in Amores I, 15, 41-42 e in Metamorfosi XV, 871-879 descrive l immortalità della poesia ricollegandosi al celebre exegi monumentum dell esordio dell ode III, 30 (à T20). Anche in età imperiale Orazio fu letto e apprezzato. Stazio si ispira a lui per la composizione delle Silvae IV, 5 e IV, 7, rispettivamente in strofi alcaiche e in strofi saffiche; Persio e Giovenale prediligono temi e stile delle Satire di Orazio; Lucano, attratto più dai toni giambici della sua poesia, attinge agli epòdi 7 e 16 per la trattazione delle guerre civili nella Pharsalia. Quintiliano, pur elogiando Orazio come poeta lirico (Institutio oratoria X, 1, 96), lo classifica come poeta giambico, rilevandone la acerbitas ( asprezza ) ed esprimendo qualche riserva morale sulla sua produzione, dalla quale riteneva si dovessero trarre soltanto alcune letture (I, 8, 6). Età tardoantica Sicure riprese oraziane si riscontrano in opere d età tardoantica. In ambito pagano, il motivo del vino è ripreso, per esempio, da Ausonio (ca 310-393 d.C.) e da Claudiano (ca 370-404 d.C.), mentre i temi dell ideologia augustea, trattati soprattutto nel Carmen Saeculare, sono rielaborati dai retori dei Panegyrici Latini: per esempio la celebre immagine della nave dello Stato dell ode I, 14 ritorna nel Panegirico 10 (2), 4, 2 di Mamertino per Massimiano (289 d.C.). Miniatura dal Roman de la Rose, f 28r. Aberystwyth, National Library of Wales. 240 In ambito cristiano Agostino (354-430 d.C.) è attratto soprattutto dalle Epistole di Orazio, da cui ricava numerose sententiae morali, come fa anche soprattutto dalle Satire Girolamo (347 ca-419 d.C.), con una tendenza alla rivisitazione cristologica della poesia di Orazio che caratterizza diversi autori di ambiente religioso: per esempio Lattanzio (III-IV secolo d.C.), nelle Divinae institutiones, descrive i cristiani secondo il ritratto del giusto presente nei vv. 1-8 dell ode III, 3, mentre Paolino di Nola (350 ca-431 d.C.), rilegge l elogio della vita di campagna dell epòdo 2 attraverso il messaggio biblico del Salmo 1, che proclama la scelta di una vita lontana dal peccato. In età tardoantica fu particolarmente forte l interesse dei grammatici per Orazio e si sviluppò la tradizione dei commenti, fra i quali quello di Porfirione (III-IV secolo) e quello dello Pseudo-Acrone (V secolo). Medioevo Nella letteratura medievale è difficile rintracciare dipendenze sicure da Orazio, poiché molti dei temi principali della sua poesia, come la fugacità del tempo, il distacco dalle ricchezze, l autàrkeia e il modus, erano confluiti in repertori comuni. Della sua produzione sembrano perdersi le tracce fra VI e VII secolo

Tua vivit imago - volume 2
Tua vivit imago - volume 2
Età augustea