I contenuti del primo libro delle Epistole

L ET DI AUGUSTO I contenuti del primo libro delle Epistole Epistola 1 Impostata come un protreptico (protreptikòn), cioè un trattato di esortazione alla filosofia, l epistola, dedicata a Mecenate, mostra Orazio stanco della poesia lirica e desideroso di dedicarsi soltanto alla filosofia, intesa come una ricerca eclettica del verum, del decus e del recte facere, cioè della verità , del bello e dell agire rettamente . Epistola 2 Orazio è in villeggiatura a Preneste e legge Omero. Rivolgendosi al giovane amico Lollio Massimo (destinatario dell epistola), impegnato nell esercizio della retorica declamatoria in città, il poeta lo invita a farsi suo condiscepolo in questo percorso di studi alla scuola di Omero. Epistola 3 Orazio scrive all amico Giulio Floro, impegnato con Tiberio Claudio Nerone (figliastro di Augusto) nella campagna di Armenia, per avere sue notizie e per ricordargli di riconciliarsi con Munazio. Al di là dell occasione, l epistola è un altro protreptico alla filosofia: il poeta auspica che Floro e i suoi sodali non si lascino sopraffare dagli ambiziosi progetti di otium letterario che ciascuno di essi persegue e di cui Orazio chiede informazioni nell epistola. Epistola 4 Orazio tenta di dare conforto a un destinatario di nome Albio, quasi certamente l amico e celebre poeta elegiaco Tibullo, in quel periodo tormentato da uno stato di profonda malinconia. La consolatio di Orazio consiste nel ricordare al destinatario quanti beni la vita gli abbia donato e nell esortarlo con affetto a godere di ogni momento della sua esistenza. Puoi leggere il testo integrale di questa epistola nell unità di Tibullo (à p. 368). Epistola 5 Alla vigilia del compleanno di Augusto, Orazio invita a cena Torquato, suo amico e celebre avvocato di Roma, esortandolo a mettere da parte per un momento il suo lavoro e a godere della sua lieta compagnia fino a tarda sera (à T22). Testo PLUS Nil admirari Epistola 6 Fin dall incipit dell epistola dedicata a un non meglio identificato Numicio Orazio indica uno stile di vita da evitare per preservare uno stato di serenità: Nil admirari («Di nulla stupirsi ). Per il poeta, alla base della serenità c è il disincanto, cioè l atteggiamento saggio e maturo di chi ha visto tutto e non perde il proprio equilibrio stupendosi di fronte a ciò che accade nel mondo. Epistola 7 Neppure tutte le ricchezze del mondo valgono la libertà di un individuo. l ideale qui difeso da Orazio, desideroso di ritardare il più possibile il suo ritorno dalla campagna in città, nonostante le pressioni di Mecenate. Epistola 8 Orazio chiede alla Musa di riferire ad Albinovano Celso il suo stato di salute, funestato da un funereo letargo (funesto veterno, v. 10): una sorta di accidia che lo rende incoerente e instabile. L occasione è buona per ricordare al destinatario di non gloriarsi oltremodo della buona sorte. Epistola 9 Orazio raccomanda l amico Settimio (identificabile con il dedicatario dell ode II, 6) a Tiberio, perché lo accolga nella sua cohors impegnata nella campagna di Armenia, già evocata nell epistola I, 3 (per questo l epistola si configura come una commendatio, cioè una lettera di raccomandazione ). Epistola 10 Il destinatario è Aristio Fusco, uno dei più cari amici di Orazio (lo stesso dell ode I, 22 e delle satire I, 9 e 10). Retore, grammatico e commediografo, con lui Orazio è in perfetta sintonia. C è però una differenza fra i due: Orazio ama la campagna, mentre Aristio «è amante della città (urbis amatorem Fuscum, v. 1). Epistola 11 Il tema dell epistola è l incostanza umana, male di cui soffre lo stesso Orazio: gli uomini si affannano di continuo per piaceri futili e vani, vittime di una strenua inertia (v. 28), cioè di una paradossale inattività spossante (à T23). Epistola 12 destinata allo stesso Iccio dell ode I, 29, personaggio ipocrita, prima dedito alla filosofia e poi partito alla volta dell Arabia, attratto dalla prospettiva di facili guadagni. Orazio lo mette alle strette, esortandolo a scegliere se perseverare sulla strada intrapresa o volgersi nuovamente alla filosofia. Il poeta coglie anche l occasione per raccomandargli Pompeo Grosfo, ricco proprietario siciliano, al quale è dedicata l ode II, 16. Epistola 13 Orazio incarica un tale Vinnio sina di portare ad Augusto dei volumi sigillati (signata volumina, v. 2) contenenti carmi di Orazio (molto verosimilmente i primi tre libri delle Odi pubblicati nel 23 a.C.), cogliendo il momento giusto e senza urtare la sensibilità del princeps. un epistola scherzosa, dietro cui si coglie, però, il peso che per Orazio aveva l approvazione di Augusto. 236

Tua vivit imago - volume 2
Tua vivit imago - volume 2
Età augustea