Tua vivit imago - volume 2

L autore Orazio in breve Si tratta però di un convincimento puramente letterario, non religioso. Orazio costruisce ad arte un autoritratto in cui confluiscono motivi retorici e artistici: l amicizia delle Muse è un motivo risalente a Omero e a Esiodo (poeta di inizio VII secolo a.C.), poi ripreso da Callimaco, Teocrito (IV-III secolo a.C.) e dalla tradizione epigrammatica; il legame fra la vocazione alla poesia, la scelta di una vita integra e la protezione dai pericoli risale alla letteratura ellenistica. Sicché dalla dimensione religiosa Orazio attinge principalmente metafore a scopo retorico-letterario: le preghiere del poeta a Bacco sono metafore dell ispirazione poetica (II, 19, 1-4 e III, 25, 1-8); le invocazioni agli dèi sono semplici occasioni per rielaborare motivi della lirica greca (I, 10 e I, 21), oppure preghiere svuotate del loro valore religioso e indirizzate a oggetti inanimati (l ode I, 32 alla lira di Alceo; l ode III, 21 a un anfora di vino vecchio). In altri casi i componimenti dedicati alle divinità assumono contorni più giocosi, come nell ode I, 30, dove Orazio esorta Venere a far visita al tempietto domestico dell etera Glìcera. E anche quando Orazio sembra formulare riflessioni più austere all interno di contesti di preghiera (come, per esempio, nell ode I, 31 ad Apollo), si scopre sempre che la sua attenzione è rivolta a questioni umane, non divine: il disprezzo per i beni materiali, l autosufficienza del saggio, l inutilità delle richieste agli dèi. Orazio esibisce quindi un certo scetticismo nei confronti del divino. Talvolta sembra credere agli dèi, come quando, di fronte a un fulmine a ciel sereno (I, 34 à T15), attribuisce la causa dell inspiegabile fenomeno naturale a Giove, cui altrove riconosce anche il potere supremo (III, 1). Ma queste aperture al divino sono per lo più improntate a una giocosa ironia: nell ode III, 3 Orazio considera il saggio superiore a Giove e nell ode I, 35 celebra la Fortuna come governatrice della storia. La ricerca della felicità e l inevitabilità della morte Il nocciolo più profondo della lirica di Orazio si identifica con la ricerca della felicità attraverso la saggezza. Questa riflessione aveva già trovato sviluppo nelle Satire, sotto forma di giudizi critici nei confronti delle manifestazioni sociali del vizio; nelle Odi, invece, Orazio aspira a una più meditata moderazione delle ambizioni. Questa è la matrice del concetto di aurea mediocr tas formulato nell ode II, 10 (à T18), che possiamo intendere non soltanto come giusto equilibrio fra ricchezza e povertà, ma anche come profondo impegno nel mantenere un distacco interiore dalle grandi mete e dalle grandi ambizioni, per evitare di soffrire poi a causa di insopportabili delusioni e per continuare a sperare nelle circostanze più difficili. Se Orazio insiste molto sull invito a non programmare grandi progetti a lungo termine, è anche perché egli ha una piena coscienza dell ineluttabilità della morte: nell ode I, 4, per esempio, descrive la morte come una creatura che «avanza bussando ugualmente alle capanne / dei poveri e alle torri dei re (vv. 13-14, trad. O Portuese, qui e a seguire); nell ode I, 28 il poeta ricorda che «una stessa notte attende / tutti, ugualmente destinati a percorrere, prima o poi, / la via della morte (vv. 15-16). Di fronte a questo ineluttabile destino di morte Orazio ritiene che l uomo possa soltanto arrendersi: nell ode I, 24 dedicata a Virgilio, addolorato per la morte del poeta Quintilio Varo egli sottolinea quanto siano vani i lamenti di dolore e quanto, invece, sia di maggiore conforto la rassegnazione, con la quale «si fa più lieve / ciò che non è lecito mutare (vv. 19-20). In qualche caso Orazio sembrerebbe nutrire speranze più ottimistiche: per esempio nell ode III, 2 egli presenta la morte in un ottica apparentemente più positiva, sostenendo che «è dolce e onorevole morire per la patria (v. 13); ma è, in realtà, un affermazione tutt altro che convinta, trattandosi di una citazione di un verso di Tirteo («la morte è bella, quando il prode combatte / in prima fila e cade per la patria , fr. 10, 1-2 West2, trad. M. Cavalli), che vale più da rielaborazione letteraria che da sincera espressione del pensiero dell autore. Nelle Odi Orazio sviluppa la riflessione per cui la felicità è raggiungibile soltanto praticando la saggezza: bisogna preferire la giusta via di mezzo e rifuggire ogni eccessiva ambizione. Egli, consapevole dell impossibilità di sfuggire alla morte, invita l uomo ad accettarla. 229

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Età augustea