Tua vivit imago - volume 2

intactum Pallanta, et cum spolia ista diemque 505 oderit. At socii multo gemitu lacrimisque impositum scuto referunt Pallanta frequentes. O dolor atque decus magnum rediture parenti, haec te prima dies bello dedit, haec eadem aufert, cum tamen ingentis Rutulorum linquis acervos. ad alto prezzo e vivo Pallante, e odierà queste spoglie e questo giorno. Intanto i compagni con grandi lamenti e con lagrime riportano in folla Pallante adagiato sullo scudo. O tu che tornerai dolore e grande gloria per il padre! Questo primo giorno ti diede alla guerra, questo t invola, mentre lasci folti mucchi di rutuli. (trad. L. Canali) COMPRENSIONE E ANALISI 1. 2. 3. 4. 5. 6. Qual è il valore dell apostrofe che Virgilio rivolge alla mente degli uomini? Perché di Pallante si afferma che è dolor atque decus magnum parenti (v. 507)? Qual è il valore sintattico di quem (v. 490)? Rintraccia nel testo un occorrenza simile. Qual è il valore sintattico di cum al v. 509? Individua nel passo almeno un utilizzo dei seguenti artifici retorici: allitterazione anafora poliptoto iperbato anastrofe Qual è il valore semantico di nefas (v. 497)? Come si collega al contesto? INTERPRETAZIONE E COMMENTO Quella di Pallante è una delle tante immaturae mortes che caratterizzano la trama dell Eneide, concentrate soprattutto nella seconda esade del poema, ma già anticipate dalla tragica fine di due figli di Priamo: Polite (II libro) e Polidoro (III). Rifletti sul tema a partire dalle seguenti parole di Antonio La Penna: «La guerra, come, del resto, la natura in genere, manifesta la sua crudeltà soprattutto stroncando la vita dei giovani: come ben noto, il compianto per le vite stroncate ante diem accomuna nell Eneide i giovani di ambedue i campi, Eurìalo, Niso, Pallante, Lauso, Camilla, Marcello; va però anche ricordato che il poema offre quadri luminosi della vitalità, della gioia, dell ardore e dell entusiasmo dei giovani (in particolare di Ascanio); anche quando la morte è dovuta a un eccesso di ardore, a imprudenza, Virgilio non condanna, anzi esprime la sua ammirazione per il desiderio di gloria (tipico, e noto, il caso di Eurialo) . 188

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Età augustea