Tua vivit imago - volume 2

L ET DI AUGUSTO Non è facile, quindi, inquadrare il termine in modo univoco, tutte le volte che esso (o l aggettivo cor rispondente pius) ricorre nel poema. Enea è pius quando mette in salvo i Penati, il padre e il figlio, per ché rispetta la fides che lo lega alla patria e alla fami glia; è pius quando uccide per vendetta, perché deve compiere la volontà degli dèi (Turno à T25); è impius, al contrario, quando abbandona Didone alla sua di sperazione (IV, 495-496), perché il loro rapporto era inteso dalla regina cartaginese come un matrimonio, fondato quindi su fides e pietas, ma è pius rispetto al volere degli dèi, che pretendono da lui la prose cuzione del viaggio verso il Lazio. A volte il termine è assimilato da Virgilio ad altri valori importanti, come la iustitia, la misericordia e la mansuetudo, quindi inteso come un sinonimo di humanitas; altre volte il poe ta ne valorizza l aspetto religioso, intendendolo non solo come pietas in deos, cioè come rispetto reve renziale per gli dèi, ma anche come pietas degli dèi verso gli uomini (come, per esempio, traspare dalle dure parole di Priamo contro l agire crudele di Pirro in II, 536 à T15, «se v è nel cielo pietà che di questo si curi , trad. L. Canali); in altri casi ancora la pietas è il sentimento che lega un uomo a un altro uomo sol tanto per il fatto che entrambi condividono gli stessi valori (così in X, 825-832, dove Enea si rivolge a Lau so, morto sotto i suoi colpi à T23). Il concetto, quindi, è molto ampio e implica più ambiti: religioso, familiare, morale, sociale. Alla no tazione di questa polisemia va aggiunta un ulteriore precisazione: Virgilio tende a non attribuire la pietas agli antagonisti del poema. Anche loro possono esi bire una qualche forma di pietas (per esempio quella eroica di Lauso per il padre o di Mezenzio per il figlio), ma si tratta sempre di una pietas parziale. Soltanto in Enea essa si realizza pienamente: soltanto in lui la pietas si estrinseca come sofferta subordinazione dell io ai valori che lo trascendono. Enea mette fati cosamente da parte sé stesso per collaborare con gli dèi; sacrifica al Fato spesso con dolorosa ras segnazione la sua personale felicità, in nome del superiore bene della collettività. Laboratorio sul testo COMPRENSIONE 1. Il proemio dell Eneide è un concentrato dei temi e dei motivi che saranno ampiamente trattati nel poema; individuali con precisi riferimenti al testo. 2. Rileggi i primissimi versi dei proemi dell Iliade e dell Odissea (rispettivamente nella traduzione di G. Paduano e di G.A. Privitera): «Canta, Musa divina, l ira di Achille figlio di Peleo / l ira rovinosa che portò ai Greci infiniti dolori, / e mandò sottoterra all Ade molte anime forti / d eroi (vv. 1-4); «Narrami, o Musa, dell eroe multiforme, che tanto / vagò, dopo che distrusse la rocca sacra di Troia: / di molti uomini vide le città e conobbe i pensieri (vv. 1-3). Quale differenza noti, rispetto al proemio virgiliano, in relazione all invocazione alla Musa? Quale altro elemento contribuisce a distinguere il poema latino da quelli greci? ! repetita iuvant L ABLATIVO DI LIMITAZIONE Tra le sue varie funzioni, il caso ablativo senza preposizio ne può esprimere il complemento di limitazione, che indica entro quali limiti o in quale ambito è valido ciò che la frase afferma; esso dipende da un aggettivo (insignem pietate, v. 10), da un sostantivo o da un verbo. 1. Individua nel passo gli altri ablativi semplici presenti e indica quale funzione svolgono. ANALISI 3. Qual è il valore sintattico di dum conderet urbem / inferretque deos Latio (vv. 5-6)? 4. L espressione saevae memorem Iunonis ob iram (v. 4) è caratterizzata da una figura retorica di significato e una di posizione. Indica di quali artifici si tratta e rintracciane altri due nel testo (oltre a quelli già indicati nelle note). 142

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Età augustea