T10 LAT ITA - La peste del Nòrico

L autore Virgilio T10 La peste del Nòrico tratto da Georgiche III, 478-508 latino italiano La trattazione dell allevamento del bestiame si chiude con una sezione dedicata agli eventi catastrofici che possono ostacolare l impegno profuso dagli uomini. Virgilio volge così la sua attenzione al male più violento, la peste, esemplificandone la drammaticità con il racconto dell epidemia che ha colpito l area alpina del Nòrico, ancora soggetta alla devastazione nel momento in cui egli stesso scrive. Metro: esametri l m se ra nda co H c quo nda m mo rbo | cae o rta est Hic quondam morbo caeli miseranda coorta est tempestas totoque autumni incanduit aestu 480 et genus omne neci pecu dum dedit, omne ferarum corrupitque lacus, infe cit pabu la tabo. Nec via mortis erat simplex, sed, ubi ignea venis omnibus acta sitis miseros adduxerat artus, rursus abundabat fluidus liquor omniaque in se 485 ossa minuta tim morbo conlapsa trahebat. Saepe in honore deum medio stans hostia ad aram, Qui un tempo per infezione del cielo sorse una miseranda stagione, e arse per tutto il calore dell autunno, e diede a morte ogni specie di animali e di fiere, inquinò i laghi, fece imputridire i pascoli. Non era semplice la via della morte; ma quasi un ardente sete penetrata in tutte le vene aveva contratto i miseri arti, di contro abbondava a fiotti un sudore e a gradi assorbiva in sé le membra disfatte dal morbo. Spesso in un rito per gli dèi, stando nel mezzo la vittima 478-481. Hic quondam tabo Hic: in dica la regione del Nòrico, tra le Alpi Car niche e il Danubio. tempestas: qui ha si gnificato letterale di tempo (atmosferico) , clima , quindi stagione , ed è meglio circostanziato dall ablativo di causa morbo caeli del verso precedente. Già Lucrezio (De rerum natura VI, 1090-1137) conside rava l atmosfera causa delle epidemie, sia perché i contagi avvengono per via aerea, sia perché l aria può avvelenare acqua e cibi. Questa eziologia trovava conferma, per gli antichi, nella correlazione fra clima e malattie istituita da Ippocrate e dall epicu reo Asclepiade. autumni incanduit aes tu: i Romani ritenevano particolarmente dannoso il clima dell autumnus, compren dente i mesi afosi di agosto e settembre; incanduit è perfetto di incandesco, lett. diventare incandescente . 482-485. Nec via trahebat Nec simplex: benché simplex si possa tradur re con semplice , come nella traduzione che ti proponiamo, il valore dell aggettivo è qui etimologico: derivato dalla radice plek- (che troviamo nel verbo greco plèko, intrecciare , e in altri verbi latini, come plecto, plico), esso indica ciò che non è avviluppato, intrecciato . In questo caso, dunque, considerata la presenza della negazione nec, Virgilio intende usarlo con il significato contrario di multiplex, com plesso, molteplice, aggrovigliato . Dunque la via della morte (con mortis genitivo oggettivo), vale a dire il decorso della ma lattia, non è semplice, uniforme, in quanto complicata dall avvicendarsi di momenti opposti: un groviglio che la litote* met te ben in rilievo e delle cui due fasi l uso, prima, del piuccheperfetto (adduxerat), poi dell imperfetto (abundabat, trahebat), mo stra efficacemente l alternarsi cronologico. minuta tim: avverbio ricavato da Lucrezio, De rerum natura VI, 1191 e non attestato altrove nella tradizione latina classica. 486-488. Saepe ministros Fortemen te patetica la scena qui descritta, che vede la vittima cadere prodigiosamente ancora prima che i celebranti sferrino il colpo. ad aram: clausola lucreziana (De rerum natura I, 95), come anche ministros (De rerum natura I, 90): sottolineano la so lennità dell evento, che ha il sapore di un funesto segnale. 127

Tua vivit imago - volume 2
Tua vivit imago - volume 2
Età augustea