Tua vivit imago - volume 2

L autore Virgilio Se io non possa accedere a tali argomenti della natura e il sangue mi si arresti freddo intorno ai precordi, 485 mi compiacciano allora i campi e le acque che irrigano le valli, e oscuro ami i fiumi e le selve. Oh le campagne, e lo Spercheo, e il Taigeto dove folleggiano per Bacco le vergini laconie. Oh chi mi porterà nelle gelide convalli 5 dell Emo, e mi proteggerà con la vasta ombra dei rami! 490 Felice chi poté conoscere la causa delle cose, e calpestò sotto i suoi piedi tutti i terrori 6 e l inesorabile fato e lo strepito dell avido Acheronte! Fortunato anche quegli che conobbe gli dèi agresti, 7 e Pan e l annoso Silvano e le Ninfe sorelle! 495 Non lo scuotono i fasci del popolo, la porpora dei re e la discordia che agita gli infidi fratelli, o i Daci 8 che scendono dall Istro, pegno del loro patto, 9 e neanche le vicende romane e i regni destinati a perire; non si duole commiserando il povero, né invidia il ricco. (trad. L. Canali) 5. Spercheo dell Emo: lo Spercheo è un fiume della Tessaglia, il Taigeto una ca tena montuosa che divide la Laconia dalla Messenia e l Emo una catena montuosa della Tracia, che segnava i confini setten trionali della Grecia. Sono luoghi che con dividono l associazione al culto di Bacco. 6. Acheronte: uno dei fiumi infernali, qui indicante l oltretomba. 7. Pan sorelle!: Pan e Silvano, insieme alle ninfe, sono divinità agresti: il primo è dio pastorale dell Arcadia, il secondo un dio italico. 8. fasci patto: i «fasci del popolo sono fasci di verghe dati dal popolo ai magistrati e simboleggiano il potere re pubblicano; la «porpora dei re simbo leggia il potere monarchico; la «discordia che agita gli infidi fratelli è probabil mente un allusione ai dissidi fra Tiridate e Fraate IV per il regno della Partia, che saranno sedati da Ottaviano nel 30 a.C.; il riferimento ai Daci rievoca l alleanza di questa popolazione danubiana (Istro è il Danubio) con Marco Antonio contro Ot taviano. 9. vicende romane perire: le «vicende romane (res Romanae nel testo latino) indicano Roma e tutte le attività che vi si svolgono, quindi la politica interna ed estera della città; quanto ai «regni desti nati a perire , si può cogliere in questa espressione o un riferimento ai regni as soggettati da Roma, o un allusione alle dittature instauratesi periodicamente a Roma o alla supremazia stessa di Roma. Analisi del testo Due visioni diverse dell età dell oro La sezione conclusiva del secondo libro delle Georgiche illustra tutti gli aspetti positivi della vita agreste, in preceden za occasionalmente celebrati ai vv. 136-176 con le lodi dell Italia (à T8) e ai vv. 315-345 con l inno alla primavera: il lavoro non è visto come fatica continua ed estenuante, ma come mezzo per ottenere facil mente cibo in abbondanza; la natura stessa non è descritta come ostile, ma quale spontanea dispen satrice di frutti. In questa nuova prospettiva si coglie una contrad dizione di fondo con il finale del primo libro e con la teodicèa del lavoro (à T7), secondo cui la fatica dei campi sarebbe entrata nel mondo, per volere di Gio ve, con la fine dell età dell oro, epoca in cui, invece, l umanità poteva godere dei frutti della terra senza che questa fosse coltivata. Tale contraddizione si la scia ricondurre alla sovrapposizione di due diverse concezioni dell età dell oro: quella esiodea, contrad distinta dall automatismo della natura, e quella risa 125

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Età augustea