Percorsi tematici Treccani

Propaganda e dissenso 5 10 15 mia opinione, invero, che dovrebbe essere cura non solo di un console ma pure di tutti i cittadini, di non dire del nostro principe cosa che dia anche soltanto l impressione che si sia potuta già dire di un altro. Via per sempre, dunque, quelle espressioni che la paura riusciva a strappargli; come non siamo più sottoposti alla stessa oppressione di prima, così diverse siano le parole; ben altro tenore abbiano anche i nostri discorsi in pubblico sul principe: ché neppure quelli privati sono più gli stessi di un tempo. Le nostre parole siano lo specchio della diversità dei tempi e il tono stesso di questo nostro rendimento di grazie suggerisca alla intelligenza in onore di chi e quando fu pronunciato. Mai la nostra adulazione pareggi il principe a un dio,1 mai a un ente superiore, poiché non parliamo di un tiranno ma di un concittadino, non di un padrone ma di un padre. E tanto più straordinario è il suo merito, in quanto si ritiene uno di noi e ricorda insieme che è uomo e che a uomini comanda. Comprendiamo dunque il bene che possediamo e mostriamocene degni nella pratica della vita, e riflettiamo di continuo se dobbiamo essere più ossequenti ai principi che godono della servitù dei cittadini che a quelli per i quali è motivo di gioia la loro libertà. (trad. G. Bellardi) 1. Mai dio: Domiziano (imperatore dall 81 al 96 d.C.), secondo Plinio il Giovane esempio negativo di principe tiranno, desiderava essere chiamato dominus et deus, signore e dio . DI TESTO IN TESTO Traiano fu un imperatore molto apprezzato non solo dai suoi contemporanei, ma anche da coloro che vissero in epoca medievale. Per esempio, Dante nella Divina Commedia ne elogia l umiltà ricordandolo nel canto X del Purgatorio, nell episodio della vedova che chiede all imperatore di far giustizia per il figlio che è stato ucciso: l aneddoto si trova istoriato nel bassorilievo che, nella cornice dei superbi, guida il percorso di redenzione delle anime verso l umiltà, la virtù antitetica al loro peccato. 75 Quiv era stor ata l alta gloria del roman principato, il cui valore mosse Gregorio a la sua gran vittoria; 78 i dico di Traiano imperadore; e una vedovella li era al freno, di lagrime atteggiata e di dolore. 81 Intorno a lui parea calcato e pieno di cavalieri, e l aguglie ne l oro sovr essi in vista al vento si movieno. 84 La miserella intra tutti costoro pareva dir: «Segnor, fammi vendetta di mio figliuol ch è morto, ond io m accoro ; 87 ed elli a lei rispondere: «Or aspetta tanto ch i torni ; e quella: «Segnor mio , come persona in cui dolor s affretta, 90 «se tu non torni? ; ed ei: «Chi fia dov io, la ti farà ; ed ella: «L altrui bene a te che fia, se l tuo metti in oblio? ; 93 ond elli: «Or ti conforta; ch ei convene ch i solva il mio dovere anzi ch i mova: giustizia vuole e pietà mi ritene . (Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio X, vv. 73-93) 61

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Educazione civica per la letteratura latina