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Propaganda e dissenso 140 ma sotto la sua guida il mondo è romano a oriente e a occidente; tu possedevi non so qual piccolo spazio di terra, Cesare ha in suo potere tutto ciò che è sotto l alto Giove. Tu rapisci le spose,5 questi le vuole nel suo regno pudiche;6 tu accogli il crimine nel bosco sacro,7 questi lo scaccia;8 a te fu gradita la violenza, sotto Cesare fioriscono le leggi; tu porti il nome di signore, questi di principe; te Remo accusa, questi ha perdonato i nemici;9 te il padre rese divino,10 questi ha reso divino suo padre.11 (trad. L. Canali) 5. Tu rapisci le spose: si riferisce al ratto delle Sabine. 6. questi pudiche: Augusto portò avanti come parte del suo programma politico un piano di controllo dei costumi romani, in particolare promulgando molte leggi finalizzate a incrementare i matrimoni e punire l adulterio. 7. tu accogli sacro: riferimento all istituto dell asilo, pensato da Romolo per ospitare chi era in fuga da provvedimenti legali o da vendette personali. 8. questi lo scaccia: Augusto si è occupato di colpire attraverso la legge chi commetteva crimini. 9. te Remo nemici: durante i contrasti per il potere avvenuti al momento della fondazione di Roma, Romolo è arrivato a uccidere il fratello, dimostrandosi privo di quelle doti di moderazione e clemenza che invece vengono attribuite ad Augusto. 10. te il padre rese divino: secondo il mito, Romolo venne divinizzato, diventando Quirino, per volere del padre Marte che lo assunse in cielo. 11. questi padre: Ottaviano, durante il secondo triumvirato, promosse la divinizzazione del padre adottivo, Giulio Cesare, dedicandogli poi anche un tempio nel Foro Romano dopo la battaglia di Azio. DI TESTO IN TESTO Il De clementia di Seneca è dedicato a Nerone, appena assurto al trono; nel trattato, contrariamente a quanto affermato da Ovidio, la mansuetudine di Augusto verso i nemici viene letta alla luce del suo sanguinoso passato (la battaglia di Azio, la guerra navale contro Sesto Pompeo, le repressioni seguite alla guerra di Perugia) e definita lassam crudelitatem, «una crudeltà che si è stancata . Riconosciamo che Augusto fu un buon principe e che a lui ben si adatta il titolo di Padre della Patria, se non altro perché non perseguiva con crudeltà neppure gli insulti personali, che per un principe sono più offensivi degli attacchi politici, e perché rispose con un sorriso alle frasi oltraggiose rivolte contro di lui, e ancora perché sembrava che fosse lui a subire la punizione mentre la infliggeva. [ ] Queste cose Augusto le fece da vecchio o quando i suoi anni declinavano, ma nella giovinezza fu sanguigno e precipitoso nell ira e commise molti atti che più tardi non gli faceva certo piacere riconsiderare. [ ] Concediamo pure che sia stato moderato e clemente: ma appunto dopo aver macchiato di sangue romano il mare di Azio, dopo aver fracassato in Sicilia le flotte altrui, dopo gli altari sacrificali e le proscrizioni di Perugia. Ma io non chiamo clemenza una crudeltà che si è stancata. (trad. P. Martino) FINO A TE Leggi attentamente i due brani e metti a confronto il ritratto di Augusto tratteggiato da Ovidio, autore che opera nel contesto della contemporanea propaganda imperiale, con quello che delinea Seneca, fra il 54 e il 55 d.C. a quarant anni dalla morte dell imperatore. Fai poi una ricerca storica per giungere a una tua personale valutazione delle doti morali e degli aspetti negativi del carattere di Augusto. 57

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Educazione civica per la letteratura latina