Percorsi tematici Treccani

Città e campagna Ambrogio Lorenzetti, Effetti del buon governo sulla città e sul contado, affresco,, 1337-1339. Siena,, Palazzo Pubblico,, Sala dei Nove. Columella, autore anch egli di un trattato sull agricoltura dallo stesso titolo, è l isterilirsi delle campagne, abbandonate alle inesperte e svogliate cure della manodopera servile: una condizione, questa della sterilità, che non si deve, a suo avviso, al fisiologico esaurirsi dei terreni già a lungo sfruttati, ma proprio alla disattenzione dei proprietari. Soltanto un ritorno alle antiche tradizioni e all antico amore per il lavoro nei campi potrà consentire alle campagne italiche di tornare a essere fiorenti come un tempo ( T3). La critica al cattivo uso della terra assume una forma più radicale e, per certi aspetti, senz altro più moderna nel passo della Naturalis historia in cui Plinio il Vecchio denuncia lo sfruttamento dei veleni da parte dell uomo e l inquinamento dell ambiente naturale: senza voler proiettare su un autore di duemila anni fa la contemporanea sensibilità ecologica, è difficile non restare colpiti da parole che potrebbero essere state scritte oggi e che evocano piuttosto esplicitamente l idea dell umanità come «veleno che corrompe e distrugge la natura ( T4). Città e campagna nella vita del singolo Il contrasto tra città e campagna investe non solo la dimensione pubblica, ma anche la vita privata degli individui: ne è un esempio l elegia di Properzio (la II, 19) nella quale il poeta si rallegra della partenza di Cinzia per una località di villeggiatura in campagna. In questo caso le qualità etiche che i Romani attribuivano alla vita agreste si riverberano sul rapporto sentimentale tra i due amanti, perché il poeta sa che in un ambiente sano la donna amata, benché lontana da lui, non avrà alcuna tentazione e gli sarà, di conseguenza, certamente fedele ( T2). Un altro esempio del rapporto talora controverso tra l individuo e la campagna è un epigramma di Marziale, il suo più lungo, nel quale alla descrizione di una villa di campagna vera ne segue un altra, di una residenza che è, sì, collocata fuori città, ma che di fatto di Roma è soltanto un appendice, perché i prodotti che vi si consumano non sono coltivati sul posto, bensì fatti venire dalla città: è un illusione, insomma, quasi una simulazione di vita di campagna, ma anche questa contraddizione, della quale il poeta evidenzia gli aspetti paradossali («dobbiamo chiamarla casa di campagna questa, o non piuttosto casa di città posta fuori della città? ), è a suo modo indicativa e sintomatica di un rapporto non risolto tra l aspirazione al ritorno alla vita semplice dei contadini di una volta e l impossibilità di rinunciare agli agi e al lusso cui si è ormai abituati ( T5). 39

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Educazione civica per la letteratura latina