3.2 Livio, Ab urbe condita / Polibio, Storie - Mutevolezza

Classe IV 3. Prove di lingua e cultura latina e lingua e cultura greca 3.2 Mutevolezza della sorte umana Livio, Ab urbe condita Polibio, Storie PRIMA PARTE: traduzione di un testo in lingua latina Nel 204 a.C., appena eletto console, Publio Cornelio Scipione portò la guerra in Africa minacciando Cartagine. Annibale, prontamente richiamato dall Italia, sbarcò ad Adrumeto e mosse verso l interno per fronteggiare l esercito romano, accampandosi presso Zama (202 a.C.). PRE TESTO «Sarebbe stato meglio che una diversa mentalità fosse stata ispirata dagli dèi ai nostri padri, che sia noi fossimo contenti del dominio dell Africa sia voi dell Italia; giacché neppure per voi la Sicilia e la Sardegna rappresentano compensi abbastanza degni in cambio di tante flotte perdute, di tanti eserciti, di tanti generali così illustri. Ma gli eventi passati possono essere rimpianti più che essere modificati. Abbiamo tanto bramato i possessi altrui che ora dobbiamo combattere per i nostri, e né la guerra si è limitata per noi in Italia e per voi in Africa, ma come voi vedeste le insegne e le armi dei nemici quasi alle vostre porte alle mura, così noi udiamo a Cartagine lo strepito degli accampamenti romani. [Annibale continua dichiarando che i successi e gli insuccessi della sua lunga carriera militare lo inducono a «preferire la ragione al rischio e perciò a cercare la pace; invece per la sua giovane età Scipione potrebbe voler cercare «la vittoria piuttosto che la pace .] Ma se gli dèi concedessero anche una mente perspicace negli eventi favorevoli, rifletteremmo non solo su quelle cose che sono avvenute ma anche su quelle che potrebbero avvenire. Anche se ti dimentichi di tutte le altre, io rimango una bastevole testimonianza per tutti i casi, io, che posti gli accampamenti poco fa tra l Aniene e la vostra città, che muovevo all assalto e già quasi scalavo le mura di Roma, vedi qui orbato di due fratelli, uomini fortissimi, valenti generali, davanti alle mura della patria quasi assediata, in atto di scongiurare per la mia città quelle iatture con le quali atterrii la vostra. «Maximae cuique fortunae minime credendum est. In bonis tuis rebus, nostris dubiis, tibi ampla ac speciosa danti est pax, nobis petentibus magis necessaria quam honesta. Melior tutiorque est certa pax quam sperata victoria; haec in tua, illa in deorum manu est. Ne tot annorum felicitatem in unius horae dederis discrimen; cum tuas vires tum vim fortunae Martemque belli communem propone animo. Utrimque ferrum, utrimque corpora humana erunt; nusquam minus quam in bello eventus respondent. Non tantum ad id quod data pace iam habere potes, si proelio vincas, gloriae adieceris, quantum dempseris, si quid adversi eveniat. Simul parta ac sperata decora unius horae fortuna evertere potest. Omnia in pace iungenda tuae potestatis sunt, P. Corneli; tunc ea habenda fortuna erit, quam di dederint. Inter pauca felicitatis virtutisque exempla 95 Classe IV Nella sua monumentale opera Ab urbe condita, alla fine della terza decade dedicata alla Seconda guerra punica, Livio racconta che alla vigilia della battaglia decisiva Annibale sollecitò un colloquio con Scipione per negoziare la pace. Annibale esordisce con parole di rispetto ed elogio per il generale nemico, mirate a creare un clima positivo; quindi comincia la sua argomentazione.

Palestra per l’Esame di Stato
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Preparazione alla prova di indirizzo del liceo classico