1.4 Livio, Ab urbe condita, L’esercito di Annibale in vista

Classe IV 1. Prove di lingua e cultura latina 1.4 L esercito di Annibale in vista dell Italia Livio, Ab urbe condita PRIMA PARTE: traduzione di un testo in lingua latina PRE TESTO Il giorno dopo, quando ormai più fiacche erano le scorrerie dei barbari, le truppe si riunirono e il passaggio fu superato non senza danni, con maggior perdita, tuttavia, di bestie da soma che di uomini. In seguito i montanari, ormai meno numerosi e comportandosi più da razziatori che da soldati in guerra, assalivano ora la testa ora la retroguardia dell esercito in marcia, a seconda che il luogo presentasse una situazione favorevole o i Cartaginesi, con l essersi spinti troppo avanti o con l essere rimasti indietro, avessero offerto qualche momento propizio. Gli elefanti, se da un lato venivano condotti con grande lentezza su per gli stretti sentieri scoscesi, dall altro, dovunque avanzassero, assicuravano all esercito protezione contro i nemici, poiché i montanari, che non li conoscevano, avevano paura di accostarsi loro troppo da vicino. Nono die in iugum Alpium perventum est per invia pleraque et errores, quos aut ducentium fraus aut, ubi fides iis non esset, temere initae valles a coniectantibus iter faciebant. Biduum in iugo stativa habita fessisque labore ac pugnando quies data militibus; iumentaque aliquot, quae prolapsa in rupibus erant, sequendo vestigia agminis in castra pervenere. Fessis taedio tot malorum nivis etiam casus, occidente iam sidere Vergiliarum, ingentem terrorem adiecit. Per omnia nive oppleta cum signis prima luce motis segniter agmen incederet pigritiaque et desperatio in omnium voltu emineret, praegressus signa Hannibal in promunturio quodam, unde longe ac late prospectus erat, consistere iussis militibus Italiam ostentat subiectosque Alpinis montibus Circumpadanos campos, moeniaque eos tum transcendere non Italiae modo sed etiam urbis Romanae; cetera plana, proclivia fore; uno aut summum altero proelio arcem et caput Italiae in manu ac potestate habituros. POST TESTO Poi l esercito ricominciò la marcia, mentre ormai neppure i nemici facevano tentativi di resistenza, a parte, di quando in quando, agguati di poco conto. La marcia, tuttavia, fu molto più difficoltosa di quanto lo fosse stata durante la scalata, poiché per lo più le Alpi sul versante italico sono, sì più brevi, ma anche più scoscese. (trad. P. Ramondetti) 75 Classe IV Negli anni successivi alla Prima guerra punica, la conquista della penisola iberica da parte dei Cartaginesi fu riconosciuta anche da Roma (nel 226 a.C.), a condizione che i Cartaginesi si impegnassero a rispettare la città greca di Sagunto, alleata dei Romani, e a non oltrepassare il confine segnato dal fiume Ebro. Nel 221 a.C. il comando dell esercito cartaginese passò ad Annibale, figlio del generale Amilcare Barca, che nel 219 a.C. prese l iniziativa di assalire Sagunto spingendo i Romani alla guerra. Con un audace piano, nella primavera dell anno successivo Annibale si mosse con l esercito per invadere l Italia: attraversati in cinque mesi i Pirenei e la Gallia, all inizio dell autunno giunse alle Alpi. La traversata fu lunga e difficile finché l esercito raggiunse un valico (solitamente identificato col Monginevro o il Moncenisio), che consentiva di passare da un versante all altro della catena. Per rincuorare i soldati stremati Annibale mostrò dall alto le pianure italiche: Roma era a portata di mano.

Palestra per l’Esame di Stato
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