3.2 Cesare, De bello Gallico / Cassio Dione, Storia Romana

Classe III 3. Prove di lingua e cultura latina e lingua e cultura greca 3.2 La presa di Avarico Cesare, De bello Gallico Cassio Dione, Storia romana De bello Gallico, libro VII, anno 52 a.C. Mentre Cesare si trovava in Italia, in Gallia la rivolta, non ancora spenta, trovò un leader in Vercingetorige, giovane capo degli Arverni, che aveva maturato esperienza militare proprio nell esercito romano. Egli seppe coalizzare intorno a sé molte tribù e con il precipitoso rientro di Cesare diede inizio alle manovre mettendo sotto assedio Gorgobina, alleata dei Romani, per costringere l avversario ad abbandonare la tattica degli spostamenti rapidi e a fermarsi presso la città. Ma Cesare passò al contrattacco assediando Avarico, la capitale dei Biturigi, una delle più belle città dei Galli. La resistenza degli assediati durò venticinque giorni, grazie anche ai rinforzi inviati da Vercingetorige; alla fine però la potenza delle macchine d assedio romane prevalse. PRE TESTO I Galli misero in opera ogni espediente, ma visto che non riuscivano ad ottenere alcun vantaggio, il giorno dopo decisero di fuggire dalla città, per consiglio e ordine di Vercingetorige. Speravano che, tentando l impresa nel silenzio della notte, l avrebbero compiuta senza grandi perdite, perché l accampamento di Vercingetorige non era lontano e la palude, che si estendeva senza interruzione in quei luoghi, sarebbe stata di ostacolo all inseguimento dei Romani. Iamque hoc facere noctu apparabant, cum matres familiae repente in publicum procurrerunt flentesque proiectae ad pedes suorum omnibus precibus petierunt, ne se et communes liberos hostibus ad supplicium dederent, quos ad capiendam fugam naturae et virium infirmitas impediret. Ubi eos in sententia perstare viderunt, quod plerumque in summo periculo timor misericordiam non recipit, conclamare et significare de fuga Romanis coeperunt. Quo timore perterriti Galli, ne ab equitatu Romanorum viae praeoccuparentur, consilio destiterunt. Postero die Caesar promota turri perfectisque operibus quae facere instituerat, magno coorto imbre non inutilem hanc ad capiendum consilium tempestatem arbitratus est, quod paulo incautius custodias in muro dispositas videbat, suosque languidius in opere versari iussit et quid fieri vellet ostendit. Legionibusque intra vineas in occulto expeditis, cohortatus ut aliquando pro tantis laboribus fructum victoriae perciperent, eis qui primi murum ascendissent praemia proposuit militibusque signum dedit. Illi subito ex omnibus partibus evolaverunt murumque celeriter compleverunt. POST TESTO* I nemici, atterriti da questo improvviso attacco, abbandonarono muro e torri e si riunirono, disponendosi a cuneo, nelle piazze e nei punti più aperti, decisi ad affrontare in regolare battaglia i Romani. Quando videro che anziché accettare il combattimento i Romani li circondavano da ogni parte, occupando l intera cerchia delle mura, temettero di perdere completamente la possibilità di fuggire e, gettate le armi, si lanciarono verso le estreme zone della città, dove raggiunti dai legionari mentre si premevano tra loro negli stretti spazi delle porte, o dalla cavalleria, dopo essere riusciti a uscire, furo- * Puoi leggere questo passo anche nell antologia on-line. 61 Classe III PRIMA PARTE: traduzione di un testo in lingua latina

Palestra per l’Esame di Stato
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Preparazione alla prova di indirizzo del liceo classico