Palestra per l’Esame di Stato

Classe V [...] «[I ragionamenti assomigliano agli uomini sotto questo aspetto]: che, cioè, quando qualcuno, senza avere conoscenza dell arte dei ragionamenti, crede che un ragionamento sia vero e, poco dopo, gli pare falso e a volte è davvero falso e a volte no , e poi ancora gli pare diverso, e poi ancora diverso... E tu sai benissimo che specialmente coloro che passano il loro tempo a ragionare pro e contro ogni cosa, finiscono col convincersi di essere diventati i più sapienti di tutti e di avere essi soli compreso che non esiste alcuna cosa né alcun ragionamento sicuro e saldo, ma che tutti gli esseri si rivoltano in su e in giù, così come avviene nell Euripo, e in nessun momento e in nessun luogo rimangono mai fermi . «Certo risposi è vero . «E allora, o Fedone egli disse , non sarebbe deplorevole che ci capitasse questo, e cioè che, pur essendoci ragionamenti veri e saldi e che si possono riconoscere come tali, per esserci trovati di fronte a ragionamenti che a volte ci parvero veri e a volte no, invece di dare la colpa a sé e alla propria mancanza di conoscenza, si finisse, perché angustiati, col dar la colpa volentieri ai ragionamenti medesimi e così si continuasse a odiarli e a biasimarli per tutta la vita, e così si restasse privi della conoscenza della verità e degli esseri? . «Per Zeus dissi , sarebbe davvero cosa deplorevole! . (trad. G. Reale) SECONDA PARTE: confronto con un testo in lingua latina, con traduzione a fronte Il dialogo Ottavio di Minucio Felice (datato tra la fine del II e i primi anni del III secolo d.C.) è uno dei primi tentativi nel mondo latino di mettere di fronte le due visioni del mondo che ormai si contrapponevano, quella pagana e quella cristiana. Il confronto è presentato all interno di una conversazione fra tre amici originari della stessa zona del nord Africa e che avevano frequentato insieme le scuole di retorica nel loro Paese. Quando i tre, dopo un certo periodo di separazione, si incontrano di nuovo a Roma, si apre una questione per il fatto che Marco Minucio Felice e Ottavio sono ormai convertiti al cristianesimo, mentre il terzo, Cecilio Natale, è rimasto pagano. Il dibattito inizia perché Cecilio, offeso da un osservazione di Ottavio sul suo credo religioso, sfida Ottavio a confrontare le proprie convinzioni: Minucio farà da arbitro e da giudice. Il primo a parlare è Cecilio che, finito il suo discorso, lascia la parola a Ottavio con un beffardo sorriso di trionfo, tacciandolo di filosofo da strapazzo. Minucio interviene per ristabilire un clima di rispetto e di ascolto reciproco, come si conviene in un dialogo che mira alla verità più che al consenso, nel quale perciò la persuasione non è ottenuta con la sottigliezza della strategia comunicativa, ma con la fondatezza degli argomenti. Poi esterna la sua preoccupazione sui dibattiti in generale, spesso condizionati dalla superficialità di chi ascolta. Et quamquam magnum in modum me subtili varietate tua delectarit oratio, tamen altius moveor, non de praesenti actione, sed de toto genere disputandi, quod plerumque pro disserentium viribus et eloquentiae potestate etiam perspicuae veritatis condicio mutetur. Id accidere pernotum est auditorum facilitate, qui dum verborum lenocinio a rerum intentionibus avocantur, sine dilectu adsentiuntur dictis omnibus nec a rectis falsa secernunt, nescientes inesse et in incredibili verum et in verisimili mendacium. Itaque, quo saepius adseverationibus credunt, eo frequentius a peritioribus arguuntur; sic adsidue temeritate decepti culpam iudicis transferunt ad incerti querellam, ut damnatis omnibus malint universa suspendere quam de fallacibus iudicare. Igitur nobis providendum est, ne odio identidem sermonum omnium laboremus ita ut in exsecrationem et odium hominum plerique simpliciores efferantur. Nam incaute creduli circumveniuntur ab his quos bonos putaverunt: mox errore consimili iam suspectis omnibus, ut inprobos metuunt etiam quos optimos sentire potuerunt. 131 Classe V POST TESTO 3. Prove di lingua e cultura latina e lingua e cultura greca

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Preparazione alla prova di indirizzo del liceo classico