1.4 Tacito, Historiae, L’impero dopo la morte di Nerone

Palestra verso l Esame 1.4 L impero dopo la morte di Nerone Tacito, Historiae PRIMA PARTE: traduzione di un testo in lingua latina Nelle Historiae Tacito narra la storia della dinastia flavia, dalle guerre seguite alla morte di Nerone fino alla morte di Domiziano. In apertura del libro I annuncia il carattere terribile dell epoca che andrà a raccontare: quattro imperatori uccisi, tre guerre civili e ancor più numerose guerre esterne, province sconvolte, straziata l Italia, l Urbe in fiamme. Per non parlare dei valori sovvertiti: nobiltà di nascita, ricchezza e cariche pubbliche considerate crimini; le antiche virtutes punite con la morte; premiati i delatori, servi e liberti corrotti contro i padroni, traditi dagli amici coloro che non avevano nemici. Non mancano tuttavia esempi postivi, pur nel contesto inquietante dell epoca. Classe V PRE TESTO Fu un epoca tuttavia non così sterile di virtù, da non aver dato alla luce anche buoni esempi: madri che accompagnarono i figli profughi, mogli che seguirono i mariti nel loro esilio; parenti coraggiosi, generi intrepidi, fedeltà inflessibile dei servi anche di fronte alle torture; il momento supremo affrontato eroicamente da uomini illustri e la loro fine pari alle morti gloriose degli uomini antichi. Oltre ai molteplici casi di umani accadimenti, si videro prodigi in cielo e in terra e moniti di fulmini e segni del futuro, lieti, tristi, ambigui, manifesti; e mai da più atroci disastri o da più profondi indizi fu dimostrato che agli dèi non sta a cuore la felicità di noi mortali ma la vendetta. Ceterum antequam destinata componam, repetendum videtur qualis status urbis, quae mens exercituum, quis habitus provinciarum, quid in toto terrarum orbe validum, quid aegrum fuerit, ut non modo casus eventusque rerum, qui plerumque fortuiti sunt, sed ratio etiam causaeque noscantur. Finis Neronis ut laetus primo gaudentium impetu fuerat, ita varios motus animorum non modo in urbe apud patres aut populum aut urbanum militem, sed omnes legiones ducesque conciverat, evulgato imperii arcano posse principem alibi quam Romae fieri. Sed patres laeti, usurpata statim libertate licentius ut erga principem novum et absentem; primores equitum proximi gaudio patrum; pars populi integra et magnis domibus adnexa, clientes libertique damnatorum et exulum in spem erecti: plebs sordida et circo ac theatris sueta, simul deterrimi servorum, aut qui adesis bonis per dedecus Neronis alebantur, maesti et rumorum avidi. POST TESTO La milizia urbana, abituata al lungo giuramento ai Cesari e indotta ad abbandonare Nerone da raggiri e da spinte esterne più che da una propria convinzione, quando capì che non veniva assegnato il donativo promesso a nome di Galba, e che in pace non avrebbe avuto come in guerra la stessa considerazione e quindi né grandi meriti né premi, e che il favore del principe era stato ormai catturato dalle legioni che lo avevano eletto, già propensa a un rivolgimento politico, fu per di più sobillata dal piano scellerato del prefetto Ninfidio Sabino, che tramava per impadronirsi dell impero. E Ninfidio fu eliminato proprio in questo tentativo, ma, pur tolto di mezzo il capo della ribellione, rimaneva nella maggior parte dei soldati la consapevolezza della complicità e non mancavano discorsi di chi biasimava la vecchiaia e l avidità di Galba. (trad. F. Nenci) 108

Palestra per l’Esame di Stato
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Preparazione alla prova di indirizzo del liceo classico