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CANTO XIII Inferno Dentro il testo I CONTENUTI TEMATICI La selva dei suicidi Come già all inizio del poema (canto I), nel canto XIII Dante e Virgilio giungono in una selva le cui caratteristiche sono del tutto opposte a quelle che nella poesia bucolica di cui lo stesso Virgilio era maestro rendono la natura amica e fonte di serenità. La selva di questo girone è oscura, intricata e sterile. Gli alberi che la compongono sono le stesse anime dei suicidi che, avendo rifiutato volontariamente il proprio corpo, sono per contrappasso condannati a rimanerne privi. Dante, che pur non manca di riconoscere il coraggio di alcuni grandi del passato che scelsero la morte volontaria, non ammette che si possa rinunciare alla vita anche quando si è nelle condizioni peggiori, dal momento che si può sempre aspirare alla felicità garantita dal comportarsi in maniera giusta. Pier delle Vigne Il tema del suicidio introduce l altra questione centrale del canto XIII: l importanza da attribuire al valore terreno dell onore e della fama. Pier delle Vigne, figura nobile e onesta, fedele al suo signore, di fronte alle ingiuste accuse di tradimento rivolte nei suoi confronti dall invidia degli altri cortigiani, e alla sua conseguente caduta in disgrazia, avrebbe dovuto accettare con cristiana umiltà il suo destino, sapendo che la sua anima giusta sarebbe stata ricompensata nell aldilà. Con il gesto estremo del suicidio, invece, volle esprimere la sua indignazione di fronte ai contemporanei. Ritenendo la sua rispettabilità più importante del suo destino ultraterreno, ha amato la propria fama terrena più della sua anima. Come già nel caso di Farinata e Cavalcante, traspare chiaramente l ammirazione di Dante per le alte qua- lità morali di Pier delle Vigne, per la sua dedizione all incarico assegnatogli, per la sua fedeltà. Ma, ancora una volta, questo non esclude la condanna per non aver saputo collocare questi alti valori all interno di una visione religiosa dell esistenza. Dante allo specchio Nei peccatori che incontra, Dante vede anche sé stesso, come in uno specchio. Anch egli, dopo aver raggiunto la fama come scrittore e aver ricoperto incarichi politici nella sua Firenze, viene condannato all esilio sulla base di accuse ingiuste. Al comportamento di Pier delle Vigne, tuttavia, contrappone un altro modello: quello del filosofo Severino Boezio (vissuto tra il V e il VI secolo d.C.) che, dopo una vita di onori e di riconoscimenti, venne arrestato nel 524 con l accusa di complottare contro il re Teodorico e di praticare arti magiche. Incarcerato, Boezio accettò il suo tragico destino e scrisse il dialogo De consolatione philosophiae (La consolazione della filosofia), in cui la Filosofia spiega che la vera felicità consiste nella ricerca spirituale del Sommo Bene, cioè di Dio, e nel disinteresse per i beni terreni, anche se moralmente nobili come la fama e la gloria. LE SCELTE STILISTICHE Un linguaggio conveniente Il tono e lo stile del canto XIII sono costantemente elevati. La ragione va ricercata nel principio retorico della convenientia già applicato nel canto X , in base al quale il registro linguistico deve corrispondere alla dignità del personaggio. Per gran parte del canto, a parlare è l anima di Pier delle Vigne, autore delle lettere dell imperatore e maestro di eloquenza. Dante-autore si adegua, impiegando strutture retoriche complesse e raffinate. La terzina che descrive la selva dei suicidi (vv. 4-6) è costruita con l anafora* della negazione non e l isocolo* dei sostantivi e degli aggettivi. Quando si rivolge a Virgilio, William Blake, Le arpie e i suicidi, 1825 ca. 81

Antologia della Divina Commedia
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