Nella Commedia... e oltre

NELLA COMMEDIA... IN PRIMO PIANO E OLTRE La teoria dell anima umana nella filosofia medievale La scienza e la filosofia antica prima e medievale poi si erano interrogate sull esistenza degli oggetti dell universo. Sulla base delle dottrine di Aristotele, si credeva che gli oggetti esistessero perché un idea dava forma alla materia. Per esempio, un piatto esisteva perché una massa indistinta (detta appunto materia) veniva plasmata dall idea del disco , ma anche di quella della ceramica e così via. L unione di una forma con la materia era un sinolo, appunto un legame definitivo che permetteva l esistenza degli oggetti. Dunque la forma non definiva solo i contorni materiali di un oggetto, ma anche la sua intima natura: una specie di DNA di tutte le cose esistenti. Anche l essere umano, in quanto concreta realtà fisica, doveva quindi essere il prodotto di un sinolo tra forma e materia: quest ultima era la carne che Dio aveva generato dal fango, secondo il racconto biblico. A costituire la forma era invece l anima, estremamente complessa, come complesso è l uomo. Per questo i filosofi medievali ritenevano che l anima umana fosse il risultato di tre tipi di anime fuse insieme. La prima era l anima vegetativa (quella che possedevano anche le piante), che governava le funzioni essenziali dell essere DALLA STORIA ALLA COMMEDIA vivente (la respirazione, la nutrizione, la crescita, la riproduzione). La seconda era l anima sensitiva (che avevano anche gli animali), che portava in sé il principio del movimento, delle sensazioni fisiche, delle passioni. Queste due anime si sviluppavano grazie alla generazione sessuale degli esseri umani, i quali quindi cominciavano a crescere, in quanto feti, secondo la forma imposta da queste due idee. L anima razionale, infine, che Dio personalmente aggiungeva quando il bambino si andava formando, era quella propria solo degli esseri umani, capaci di pensiero, di conoscenza, di volontà. Le tre anime si fondevano definendo così l essere umano; al momento della morte le prime due, che avevano origine materiale, si scioglievano , mentre la terza, creata direttamente da Dio e dunque immortale, continuava a vivere. L anima abbandona il corpo, miniatura, XIII secolo. Guelfi e ghibellini Dopo la fine dell Impero romano, per secoli le uniche due grandi autorità dell Occidente erano state il papato e il Sacro Romano Impero che, fondato da Carlo Magno, era passato per via dinastica dagli imperatori franchi a quelli germanici. Proprio in Germania, all inizio del XII secolo, avvenne lo scontro per il possesso della corona imperiale tra i feudatari bavaresi dei Welfen e gli svevi Hohenstaufen, signori del castello di Wibeling: questi secondi vinsero e divennero i signori dell impero per più di cento anni. Da quel momento i sostenitori dell impero furono detti ghibellini (italianizzazione della parola Wibeling) e i loro nemici furono detti guelfi (da Welfen). Questi ultimi cercarono e ottennero l appoggio del papa che, da secoli nemico dell impero, aveva inasprito la sua rivalità dal tempo della lotta per le investiture, quando si contesero i vescovati e i loro ricchi territori. Questa vicenda influenzò pesantemente la situazione italiana. In Italia centro-settentrionale, nel Duecento, quasi tutte le città di una certa dimensione erano Stati autonomi, i cosiddetti liberi Comuni. Erano governati dai cittadini più ricchi e più potenti (quelli che potevano pagare una tassa di partecipazione al governo), tra i quali c erano ovviamente i nobili, che potevano sfruttare i proventi dei latifondi di loro proprietà coltivati dai loro contadini. Ma con il progredire dei commerci e lo sviluppo dell economia che caratterizzò i secoli XI-XIV, si formarono altri gruppi di uomini di grande importanza e ricchezza che andarono a formare il primo nucleo della borghesia cittadina: i banchieri, i notai, gli avvocati, i padroni delle prime industrie (quelle dei tessuti o della lavorazione dei minerali). La lotta politica dei vari gruppi economici e familiari divise le città in opposte fazioni. E queste, per poter prevalere sui propri nemici, cercarono l appoggio di alleati più potenti di loro, appunto o il papato o l impero, e si divisero dunque nei partiti guelfo e ghibellino, e quindi, a seconda di chi prendeva il potere in un città, in città guelfe e città ghibelline. Per lungo tempo le faide e le guerre infuriarono in nome di queste due fazioni. 73

Antologia della Divina Commedia
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