Antologia della Divina Commedia

CANTO V Inferno 24 Non impedir lo suo fatale andare: vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare . [22-24] Non impedire il suo viaggio voluto dalla Provvidenza (fatale = del fato): così si vuole (vuolsi) in quel posto (colà) dove si può fare (si puote) tutto ciò che si vuole, e non stare più a discutere (dimandare). 27 Or incomincian le dolenti note a farmisi sentire; or son venuto là dove molto pianto mi percuote. [25-27] Ora le voci di dolore (dolenti note) cominciano a farsi sentire (farmisi sentire); ora sono giunto in un posto (là) in cui l intenso (molto) pianto [dei dannati] mi colpisce (mi percuote). 30 Io venni in loco d ogne luce muto, che mugghia come fa mar per tempesta, se da contrari venti è combattuto. [28-30] Arrivai in un luogo privo (muto) di qualunque luce, che muggisce (mugghia) come fa il mare durante una tempesta, se è agitato (combattuto) da venti contrari. 33 La bufera infernal, che mai non resta, mena li spirti con la sua rapina; voltando e percotendo li molesta. [31-33] La bufera infernale, che non si ferma (resta) mai, spinge (mena) le anime (spirti) con la sua violenza (rapina); facendole girare (voltando) e colpendole (percotendo) le tormenta (molesta). 36 Quando giungon davanti a la ruina, quivi le strida, il compianto, il lamento; bestemmian quivi la virtù divina. [34-36] Quando giungono davanti alla frana, qui le urla, il pianto e il lamento [si fanno più forti]; qui bestemmiano Dio (la virtù divina). 39 Intesi ch a così fatto tormento enno dannati i peccator carnali, che la ragion sommettono al talento. [37-39] Compresi (Intesi) che a una tale (così fatto) tortura sono (enno) condannati i lussuriosi (peccator carnali), che sottomettono la ragione al desiderio (talento). 42 E come li stornei ne portan l ali nel freddo tempo, a schiera larga e piena, così quel fiato li spiriti mali [40-42] E come le ali portano (ne portan) gli stornelli durante l inverno (nel freddo tempo), in schiere ampie e fitte (piena), così quel vento (fiato) le anime dannate (li spiriti mali) 23-24: vuolsi ... dimandare: sono le identiche parole rivolte da Virgilio a Caronte nel canto III (vv. 95-96): con tale formula si intima ai guardiani infernali di non ostacolare Dante, che sta attraversando il loro regno per volontà di Dio. Dante ieri e oggi 25. dolenti note: l espressione significa letteralmente le voci (o le grida) di dolore , e si riferisce ai lamenti dei dannati che Dante sente avanzando nel suo cammino. Si tratta di uno dei passi della Commedia divenuti proverbiali e di uso comune: con tale formula si introduce in genere la parte meno piacevole di un discorso. 28. d ogne luce muto: come già nel canto I (là dove l sol tace, v. 60) Dante costruisce una sinestesia* utilizzando una parola che si riferisce all ambito sonoro, e quindi al senso dell udito, per indicare un fenomeno relati- vo al senso della vista: l assenza di suono espressa dall aggettivo muto si trasferisce al campo visivo, così che uno spazio muto di luce è uno spazio completamente oscuro. 34. ruina: l interpretazione del termine non è univoca. Secondo alcuni commentatori esso indicherebbe l origine della bufera infernale di cui si è appena parlato, e dunque il punto in cui il vento è più forte: questo spiegherebbe perché i lamenti dei dannati aumentino di intensità. Ma la ruina potrebbe anche essere una delle frane prodotte dal terremoto che seguì la morte di Cristo (ne ritroveremo altre più avanti) o il punto in cui le anime condannate passano dopo essere state giudicate da Minosse (anche quest ultima interpretazione renderebbe ragione delle grida e delle bestemmie dei peccatori, che aumentano alla vista del luogo in cui sono stati eternamente dannati). 37-39. Intesi ... talento: Dante, vedendo la pena alla quale sono condannati, capi- sce che gli spiriti nella tempesta sono quelli dei peccator carnali, cioè di coloro che peccano con la carne, conducendo una vita sessuale disordinata e lasciando che gli istinti (il talento, la passione) prendano il sopravvento e sottomettano la ragione. Il contrappasso è evidente: come in vita non furono in grado di controllarsi e furono, in senso metaforico, travolti dalla passione dei sensi, così adesso sono trascinati dalla bufera infernale. 40-42. E come li stornei ... spiriti mali: prima similitudine* con la quale i peccatori di questo cerchio sono paragonati a uccelli. Spesso Dante descriverà i dannati come animali, per rendere i loro movimenti ferini, la sporcizia, i gesti sguaiati. In questo canto, invece, il poeta li presenta con immagini nobilitanti, assimilando il loro volo (che è violento e doloroso) al movimento aggraziato degli uccelli che si spostano in stormo, leggeri ed eleganti, nell aria invernale. 43

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