Antologia della Divina Commedia

DANTE PER IMMAGINI Caronte nella mitologia Tutti gli antichi popoli mediterranei credevano che esistesse una divinità incaricata di trasportare le anime dei morti nelle vaste, oscure e sotterranee grotte del regno dell oltretomba. Gli Etruschi lo chiamavano Charun e lo raffiguravano con un volto demoniaco e con un grande martello, con il quale minacciava le anime per convincerle a seguirlo. La sua rappresentazione più famosa è quella della Tomba degli Anina di Tarquinia, dove si trova alla sinistra della porta d ingresso (figura sotto). Per i Greci invece era il traghettatore che portava le anime oltre il fiume Acheronte: per questo lo raffiguravano in genere a bordo della sua barca, con in mano il remo con cui la spingeva da una riva all altra. Eccolo dipinto su un vaso del V secolo a.C. conservato al Metropolitan Museum di New York (figura sopra). I VIAGGI LETTERARI T.S. Eliot: l uomo-massa come il moderno ignavo Il poeta angloamericano Thomas Stearns Eliot, premio Nobel per la Letteratura nel 1948, è stato uno dei più importanti scrittori mondiali del XX secolo. La sua opera più famosa è il poemetto La terra desolata (The Waste Land, 1922), un amara e inquietante riflessione sulla crisi materiale e morale della civiltà moderna all indomani della Prima Guerra Mondiale. In particolare Eliot è tra i primi ad accorgersi che le città sono diventate delle metropoli disumane dove gli abitanti camminano come automi muovendosi indifferenti al mondo che li circonda andando da casa a lavoro e viceversa. Per raccontare questa umanità ormai priva di sensibilità e di coscienza, Eliot descrive la scena del London Bridge di Londra pieno di impiegati che vanno al lavoro: Città irreale, / nella nebbia scura d un alba invernale, / la folla fluiva sopra il Ponte di Londra, così tanta gente, / ch io non avrei creduto che morte tanta n avesse disfatta. / Di tanto in tanto esalavano brevi sospiri / e ognuno di loro teneva gli occhi fissi davanti ai suoi piedi. / Scorrevano su e giù per il colle e giù per via King William, / fino dove il campanile di Saint Mary Woolnoth batteva le ore / con un suono morto sull ultimo tocco delle nove. Eliot ovviamente scriveva in inglese: il quarto verso, in originale, suona I had not thought death had undone so many, che è esattamente la traduzione inglese dei versi 56-57 del III canto dell Inferno. E anche il quinto verso, che recita Sighs, short and infrequent were exhaled, ricorda il verso 22 (Quivi sospiri, pianti e alti guai). Eliot inserisce questi riferimenti appunto per far ricordare al lettore della Waste Land il III canto dell Inferno di Dante in modo che il disprezzo provato dal poeta italiano verso gli ignavi venga associato alla figura dell uomo moderno, ridotto a una specie di robot che pensa solo a lavorare e a consumare. 39

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