Antologia della Divina Commedia

Glossario ne in evidenza il senso, specie in relazione con gl intenti satirici del poema. Esempio: «Vieni a veder la gente quanto s ama! (Purg., VI, 115). Isocolo Figura sintattica che consiste nella perfetta corrispondenza fra due o più membri di un periodo, per numero di parole, per struttura sintattica e anche per andamento ritmico. Esempio: «Io fui di Montefeltro, io son Bonconte (Purg., V, 88). L Latinismo un elemento linguistico attinto dal latino (una parola o un suo significato, un elemento grafico o fonetico, un costrutto sintattico) e giunto in italiano in momenti diversi della sua storia. Occorre però distinguere tra latinismi e parole derivate dal latino, cioè parole completamente italiane che risalgono a un etimo latino. Esempi: «e dissi: «Già contento requ evi; (Par., I, 97); «Per entro sé l etterna margarita / ne ricevette, com acqua recepe (Par., II, 34-35). Litote Figura retorica che consiste nella formulazione attenuata di un giudizio o di un idea attraverso la negazione del suo contrario ( non ignaro , ossia esperto; non è un aquila , ha intelligenza scarsa). Esempio: «Non vogliate negar l esper enza (Inf., XXVI, 116). M Metafora Figura retorica che risulta da un processo psichico e linguistico attraverso cui, dopo aver mentalmente associato due realtà differenti sulla base di un particolare sentito come identico, si sostituisce la denominazione dell una con quella dell altra. un procedimento di trasposizione simbolica di immagini; una similitudine abbreviata in cui il rapporto tra due cose o idee è stabilito direttamente senza la mediazione del come (nella m. l ondeggiare delle spighe , ondeggiare sta a mare come movimento delle spighe sta a campo di grano). A seconda di fattori quali la lingua, la cultura, la distanza concettuale o fisica fra le realtà associate, il tipo di somiglianza individuato, la m. risulterà più o meno nuova ed efficace. La m. svolge funzioni complesse: come meccanismo di arricchimento ed evoluzione della lingua, come mezzo efficace di espressione, come strumento conoscitivo di realtà nuove o colte da nuovi punti di vista (m. scientifiche, macchie solari, buco nero ecc.). Esempio: «Or se tu quel Virgilio e quella fonte / che spandi di parlar sì largo fiume? (Inf., I, 79-80). 358 Metonimia Figura retorica che risulta da un processo psichico e linguistico attraverso cui, dopo avere mentalmente associato due realtà differenti ma discendenti o contigue logicamente o fisicamente, si sostituisce la denominazione dell una a quella dell altra. Costituiscono relazioni di contiguità i rapporti causa-effetto (sotto la specie autore-opera, leggere Orazio, cioè le opere scritte da Orazio), contenente-contenuto (bere un bicchiere), qualità-realtà caratterizzata da tale qualità ( punire la colpa e premiare il merito , cioè punire i colpevoli e premiare i meritevoli); simbolo-fenomeno (il discorso della corona, cioè il discorso del re o della regina), materia-realtà composta di tale materia (un concerto di ottoni, strumenti fatti d ottone). Si distingue tra m. in cui le realtà associate hanno una relazione di tipo qualitativo e sineddoche , in cui la relazione è di tipo quantitativo. Esempio: «tanto ch i ne perde li sonni e polsi (Inf., XIII, 63). Mimesi Il termine viene usato soprattutto nel linguaggio filosofico, dove acquista importanza con Platone, il quale con esso designa la somiglianza delle cose sensibili alle idee; nella concezione platonica dell arte, la m. è da condannare perché, imitando le cose, che a loro volta sono copia delle idee, si allontana tre volte dal vero. Nell estetica aristotelica, m. acquista un significato positivo, come imitazione della forma ideale della realtà, per cui l operare dell artista diventa simile all operare della natura. Ripreso nella critica letteraria contemporanea, il termine indica generalmente la rappresentazione di una realtà ambientale, sociale, culturale ecc., attuata perseguendo a vari livelli (ideologico, stilistico, documentario ecc.) l obiettivo di una riproduzione il più possibile realistica e impersonale di tali realtà. N Neologismo In genere, parola o locuzione nuova, non appartenente cioè al corpo lessicale di una lingua, tratta per derivazione o composizione da parole già in uso (per es., modellismo, servosterzo), o introdotta con adattamenti da altra lingua (per es., informatica, dal fr. informatique e ingl. informatics, o guerra lampo, dal ted. Blitzkrieg; ma in questi casi si parla più spesso di «prestito o «calco ), oppure formata con elementi greci o latini (e sono di questo tipo la maggior parte dei neologismi tecnici, scientifici e d altri linguaggi settoriali, che vengono quotidianamente coniati nelle varie lingue di cultura); la creazione di neologismi risponde alla necessità di esprimere concetti nuovi, di denominare o qualificare nuove cose e istituzioni, ma può essere anche opera di singoli individui. Costituisce neologismo anche l aggiunta di un significato nuovo a parola già esistente. Esempio: «e diedi l viso mio incontr al poggio / che nverso l ciel più alto si dislaga (Purg., III, 14-15); «Perfetta vita e alto merto inciela (Par., III, 97). O Onomatopea In linguistica, modo di arricchimento delle capacità espressive della lingua mediante la creazione di elementi lessicali che vogliono suggerire acusticamente, con l imitazione fonetica, l oggetto o l azione significata; può consistere in un gruppo o in una successione di gruppi fonici (brrr, crac, bau bau, tic tac), in una serie di sillabe in unità grafica (patapùm, chicchirichì), o anche in una successione di più complesse unità ritmiche (costituendo in tal caso un accorgimento retorico detto armonia imitativa). La serie fonica, la parola o la locuzione formate in seguito a tale procedimento subiscono talvolta un completo adattamento grammaticale, con l aggiunta di desinenze e suffissi che le rendono elementi stabili del lessico della lingua (così bisbigliare , chioccolare , tintinnio ecc.). Esempio: «tin tin sonando con sì dolce nota (Par., X, 143). Ossimoro Figura retorica che consiste nell unione sintattica di due termini contraddittori, in modo tale che si riferiscano a una medesima entità. L effetto che si ottiene è quello di un paradosso apparente. Esempio: «Vergine Madre, figlia del tuo figlio (Par., XXXIII, 1). P Paragone vedi Similitudine. Paratassi o coordinazione In sintassi, il collegamento tra due o più proposizioni all interno di un periodo, mediante giustapposizione o coordinazione e non mediante subordinazione. Paronomasia Figura retorica, detta anche annominazione, che consiste nell accostare due parole simili nel suono ma distanti nel significato; lo scopo è di creare una tensione semantica fra le voci coinvolte. Esempio: «anzi mpediva tanto il mio cammino, / ch i fui per ritornar più volte vòlto (Inf., I, 35-36). Perifrasi Circonlocuzione o giro di parole con cui si significa una qualsiasi realtà cui ci si potrebbe riferire direttamente con un unico termine.

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