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Dentro il testo I CONTENUTI TEMATICI San Bernardo, terza guida di Dante Il tema centrale del canto XXXIII è la descrizione, per quanto imperfetta e ineffabile, della visione di Dio a cui Dante, per intercessione della Vergine, partecipa. Il canto si apre, in perfetta prosecuzione con il precedente, con una preghiera in lode di Maria pronunciata da san Bernardo di Chiaravalle, dottore della Chiesa e monaco cistercense che, dopo Virgilio e Beatrice, rappresenta la terza guida di Dante nel suo viaggio ultraterreno. La scelta di Bernardo come accompagnatore nel momento in cui il poeta si avvicina all incontro con Dio non è casuale: il monaco, infatti, già all epoca della stesura dell opera, era riconosciuto oltre che devoto cultore della Madonna come autorevole esponente della corrente dei mistici. Questi teologi ritenevano che per raggiungere una visione pura di Dio non fossero sufficienti gli strumenti razionali né la teologia, ma uno slancio teso al contatto con la divinità, raggiungibile solo con la contemplazione e con il rapimento dell intelletto. Anche la figura di Maria quale intermediaria per l intercessione presso Dio è significativa: essa rappresenta il punto d incontro tra umano e divino, in quanto umile strumento della Provvidenza. La visione finale: Dante-personaggio e Dante-autore Il dischiudersi delle tre verità dogmatiche (l Unità dell universo; la Trinità; l Incarnazione) agli occhi del pellegrino celeste è un processo che genera in Dante-personaggio una condizione del tutto contraria a quella di Dante-autore. Se infatti quest ultimo è costretto a implorare in più occasioni la Grazia divina per ricevere i mezzi sufficienti a ricordare e riferire degnamente la stupefacente visione avuta nell Empireo, dichiarando più volte la propria inadeguatezza, Dante-personaggio è al contrario l emblema della perfetta compenetrazione tra umano e divino. Il pellegrino sperimenta infatti, ancora vivo, la più alta esperienza che la Grazia divina possa concedere a un mortale e appaga la propria sete di conoscenza nell unione mistica e razionale con Dio. Ciò che quindi Dante-personaggio, anche per un solo istante, ha conseguito, per Dante-autore è impossibile da custodire nella mente e da rappresentare compiutamente ai lettori. William Blake, L essenza divina da cui derivano le nove sfere, 1825 ca. 344 La comprensione del Paradiso: la differenza coi mistici Nel fissare la potente luce di Dio, Dante non è annientato come un mistico: infatti è grazie a una lucida tensione dell intelletto sostenuta dalla Grazia divina, che le sue capacità visive e cognitive si accrescono fino al raggiungimento di una condizione di piena beatitudine. Lo splendore della Grazia non abbaglia il poeta, indebolendone i sensi, ma ne fortifica la vista e lo accompagna in un progressivo superamento dei limiti impostigli dalla natura umana. L ultima fase dell avvicinamento a Dio, in cui si compie l intuizione delle più profonde e arcane verità, avviene però in un solo punto ed è descritta come un improvvisa folgorazione delle capacità sensoriali e immaginative del poeta; è il momento dell approdo a uno stadio superiore dell essere, non più umano, ma soprannaturale; non più finito, ma infinito, nella più perfetta concordia con il moto dell universo. LE SCELTE STILISTICHE La preghiera Articolata in due sezioni ben distinte (la lode, vv. 1-21, e la richiesta di intercessione, vv. 22-39), la preghiera di san Bernardo a Maria ricalca, soprattutto nella parte dell elogio, la struttura degli inni latino-cristiani e delle orazioni tardo antiche. Proprie di questa tradizione poetica sono le sofisticate competenze retoriche messe in campo: l invocazione costruita sul gioco delle antitesi* e dei paradossi*, che risuonano con forza nei versi iniziali (Vergine madre,

Antologia della Divina Commedia
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