Antologia della Divina Commedia

108 e non l abbatta esto Carlo novello coi Guelfi suoi, ma tema de li artigli ch a più alto leon trasser lo vello. [106-108] e non [creda di] abbatterlo (l abbatta) questo (esto) nuovo (novello) Carlo con i suoi guelfi, ma abbia timore (tema) degli artigli che strapparono (trasser) il pelo (vello) a leoni più potenti (alto) [di lui]. 111 Molte f ate già pianser li figli per la colpa del padre, e non si creda che Dio trasmuti l armi per suoi gigli! [109-111] Già molte volte (f ate) i figli piansero per la colpa del padre, e non si illuda (creda) che Dio cambi (trasmuti) le sue insegne (l armi ) con (per) i suoi gigli! 114 Questa picciola stella si correda d i buoni spirti che son stati attivi perché onore e fama li succeda: [112-114] Questo piccolo (picciola) pianeta (stella) [Mercurio] si abbellisce (correda) [delle anime] degli spiriti meritevoli (buoni) che hanno agito (son stati attivi ) perché l onore e la fama li seguisse (succeda): 117 e quando li disiri poggian quivi, sì disv ando, pur convien che i raggi del vero amore in sù poggin men vivi. [115-117] e quando i desideri (disiri ) puntano (poggian) in questa direzione (quivi), così deviando (disv ando) [dal vero scopo], ne consegue (convien) che i raggi del vero amore s innalzino verso il cielo (in sù poggin) con minore intensità (men vivi). 120 Ma nel commensurar d i nostri gaggi col merto è parte di nostra letizia, perché non li vedem minor né maggi. [118-120] Ma nel commisurare (commensurar) le nostre ricompense (gaggi ) con i [nostri] meriti (merto) consiste (è parte) la nostra felicità (letizia), perché non li vediamo (vedem) né minori né maggiori (maggi ). 123 Quindi addolcisce la viva giustizia in noi l affetto sì, che non si puote torcer già mai ad alcuna nequizia. [121-123] Così (Quindi) la giustizia divina addolcisce in noi il sentimento (affetto) in maniera tale (sì) che non si può (puote) piegare (torcer) mai verso alcuna ingiustizia (nequizia). 126 Diverse voci fanno dolci note; così diversi scanni in nostra vita rendon dolce armonia tra queste rote. [124-126] Diverse voci compongono (fanno) una dolce melodia (note); così diversi seggi (scanni) in questa nostra vita producono (rendon) una dolce armonia tra queste sfere (rote). 129 E dentro a la presente margarita luce la luce di Romeo, di cui fu l ovra grande e bella mal gradita. [127-129] E dentro questa (presente) gemma (margarita) [cioè in questa stella] risplende (luce) la luce di Romeo, l opera del quale (di cui... l ovra), importante (grande) e di successo (bella), non fu apprezzata (fu... mal gradita). 109-111. Molte gigli: Giustiniano avverte che sarebbe una follia illudersi che Dio possa mutare il proprio stemma in quello dei gigli di Francia, cioè che il regno francese possa portare i vessilli imperiali. 112-117. Questa vivi: pronunciato il suo severo monito nei confronti degli Angioini, Giustiniano passa a soddisfare il secondo quesito di Dante (Par., V, vv. 127-129), rivelandogli perché si trova nel cielo di Mercurio, il più piccolo dei pianeti secondo le credenze dell epoca (picciola stella). Nel secondo cielo dimorano le anime di coloro che in Terra si sono interamente dedicati a un operosità be- 284 nefica che procurasse loro onori e una buona fama; questa inclinazione (desiri) così marcata le ha però ancorate a un vincolo troppo tenace con i beni terreni, tale da distoglierle da un completo slancio d amore verso Dio. 118-123. Ma nel nequizia: in queste due terzine si illustrano i termini della beatitudine delle anime del cielo di Mercurio; la loro felicità risiede proprio nel raffronto tra premi e meriti, poiché ne constatano la totale esattezza (non li vedem minor né maggi). In altre parole i beati godono della perfetta giustizia di Dio e del completo adeguamento alla sua volontà. 124-126. Diverse voci rote: come in una polifonia, voci diverse creano gradevoli armonie, così differenti gradi di beatitudine (diversi scanni) producono la dolce armonia dei cieli (rote). 127-129. E dentro gradita: si apre così l ultima sequenza del canto, interamente dedicata alla figura di Romeo di Villanova (X Personaggi), la cui fedeltà e buona condotta fu invece ricompensata con l ingratitudine. Si noti la figura etimologica* luce la luce, in cui verbo e sostantivo sono omofoni (cioè si pronunciano allo stesso modo) e derivanti dalla stessa radice.

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