Antologia della Divina Commedia

3 Quel sol che pria d amor mi scaldò l petto, di bella verità m avea scoverto, provando e riprovando, il dolce aspetto; [1-3] Quel sole che per primo (pria) mi scaldò il petto di amore [Beatrice], argomentando (provando) e confutando (riprovando), mi aveva rivelato (scoverto) il dolce volto (aspetto) della bella verità; 6 e io, per confessar corretto e certo me stesso, tanto quanto si convenne leva il capo a proferer più erto; [4-6] e io, per confessarmi (confessar... me stesso) corretto [dall errore] e convinto (certo) [della spiegazione], alzai (leva ) la testa (il capo) più dritto (erto), tanto quanto necessario (si convenne) per parlare (a proferer); 9 ma vis one apparve che ritenne a sé me tanto stretto, per vedersi, che di mia confession non mi sovvenne. [7-9] ma mi apparve una visione che mi tenne (ritenne) a sé così legato (tanto stretto) per farsi da me vedere (per vedersi), che mi dimenticai (non mi sovvenne) di ciò che volevo dire (confession). 12 Quali per vetri trasparenti e tersi, o ver per acque nitide e tranquille, non sì profonde che i fondi sien persi, [10-12] Come attraverso (per) vetri trasparenti e puliti (tersi), oppure (o ver) attraverso (per) acque chiare (nitide) e placide (tranquille), non così (sì) profonde che i fondi siano perduti (persi) [dallo sguardo], 15 tornan d i nostri visi le postille debili sì, che perla in bianca fronte non vien men forte a le nostre pupille; [13-15] ci ritornano indietro (tornan) [vengono riflessi] i lineamenti (le postille) dei nostri volti (visi), così (sì) evanescenti (debili) che una perla su una fronte bianca non risalta (vien) alle nostre pupille meno intensamente (men forte); 18 tali vid io più facce a parlar pronte; per ch io dentro a l error contrario corsi a quel ch accese amor tra l omo e l fonte. [16-18] così io vidi più volti (facce) pronti a parlare; cosa per cui (per ch ) io incorsi (corsi) nell errore contrario a quello che accese l amore tra l uomo (omo) e la fonte. 21 Sùbito sì com io di lor m accorsi, quelle stimando specchiati sembianti, per veder di cui fosser, li occhi torsi; [19-21] Non appena (Sùbito sì) io mi accorsi di loro, ritenendole (quelle stimando) immagini (sembianti) riflesse (specchiati), girai (torsi) gli occhi per vedere di chi (di cui) fossero; 24 e nulla vidi, e ritorsili avanti dritti nel lume de la dolce guida, che, sorridendo, ardea ne li occhi santi. [22-24] e non vidi nulla, e li rigirai (ritorsili) [gli occhi] avanti dritti nello sguardo luminoso (lume) della dolce guida, che, sorridendo, risplendeva (ardea) nei santi occhi. 1-3. Quel sol aspetto: il canto si apre con un ampia perifrasi* per indicare Beatrice, donna simile al Sole, perché ha infuso nel poeta la luce della virtù e della carità sin dalla fanciullezza, come si narra nella Vita Nuova. 3. provando e riprovando: sono vocaboli tecnici della filosofia scolastica, con i quali si fa qui riferimento ai chiarimenti forniti da Beatrice rispettivamente all esatta natura delle macchie solari e alla confutazione delle errate opinioni del poeta. 4-6. e io erto: Dante solleva lo sguardo per esprimere riconoscenza alla sua guida celeste, ma soltanto quanto basta per parlare, in modo da non mancare di rispetto. 7-9. ma sovvenne: l apparizione delle anime del cielo della Luna richiama a tal punto l attenzione del poeta da fargli dimen- 266 ticare ciò che intendeva dire. 10-18. Quali per vetri fonte: le immagini delle anime sono presentate mediante il susseguirsi di due similitudini*: dapprima esse ricordano l effetto dei visi riflessi in vetri trasparenti e nitidi o nell acqua limpida e immobile, poi si confondono nel chiarore del cielo della Luna, più di una perla posta a ornamento di una fronte, secondo la moda del tempo. 15. non vien men: non risulta meno debole , quindi è più debole e crea minor contrasto. 17. dentro all error contrario: rivolgendo gli occhi indietro per cercare i corpi fisici che riflettono quelle immagini, come è spiegato più avanti, Dante commette l errore opposto a Narciso. Il bellissimo giovane del mito greco si innamorò della propria immagine ri- flessa nell acqua di una sorgente ( l fonte di cui parla Dante) e, credendola reale, si piegò su di essa, annegando. Al contrario, Dante crede che i volti reali delle anime siano riflessi. 19-20. Sùbito sembianti: nei due versi è presente una forte allitterazione* in s. 22-24. e nulla santi: non riuscendo a vedere nulla dietro di sé, Dante fissa lo sguardo negli occhi di Beatrice (chiamata con una perifrasi* dolce guida), che dimostra di comprendere lo smarrimento del pellegrino e lo conforta con un misericordioso sorriso, che esprime insieme la sua bellezza e la sua beatitudine. L immagine ricorda quella della donna-angelo descritta nel sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare, in particolare i versi 1011: che dà per li occhi una dolcezza al core / che ntender no la può chi no la prova.

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