Antologia della Divina Commedia

CANTO II Paradiso 3 O voi che siete in piccioletta barca, desiderosi d ascoltar, seguiti dietro al mio legno che cantando varca, [1-3] O voi che siete in una piccola (piccioletta) barca, desiderosi di ascoltare, seguendo (seguiti dietro) la mia nave (legno) che sta per entrare in mare aperto (varca) poetando (cantando), 6 tornate a riveder li vostri liti: non vi mettete in pelago, ché forse, perdendo me, rimarreste smarriti. [4-6] tornate [indietro] a rivedere le vostre sponde (liti): non inoltratevi (non vi mettete) in mare aperto (in pelago), perché forse, perdendomi di vista (perdendo me), vi smarrireste (rimarreste smarriti). 9 L acqua ch io prendo già mai non si corse; Minerva spira, e conducemi Appollo, e nove Muse mi dimostran l Orse. [7-9] Il mare (acqua) che mi accingo ad attraversare (prendo) non è stato mai percorso (mai non si corse); Minerva fa soffiare i venti (spira), Apollo mi conduce (conducemi), e le nove Muse mi mostrano le costellazioni dell Orsa maggiore e minore. 12 Voialtri pochi che drizzaste il collo per tempo al pan de li angeli, del quale vivesi qui ma non sen vien satollo, [10-12] Voi altri, pochi, che già da lungo tempo (per tempo) avete alzato la testa (drizzaste il collo) verso il pane degli angeli, del quale qui si vive (vivesi) ma del quale non si diviene (vien) mai sazi (satollo), 15 metter potete ben per l alto sale vostro navigio, servando mio solco dinanzi a l acqua che ritorna equale. [13-15] ben potete mettere la vostra nave (navigio) in alto mare (sale), seguendo (servando) la mia scia (solco), di fronte (dinanzi) [al punto in cui] l acqua ritorna appianata (equale). 18 Que glor osi che passaro al Colco non s ammiraron come voi farete, quando Ias n vider fatto bifolco. [16-18] Quegli uomini ricchi di gloria (glor osi) che attraversarono (passaro) la Colchide (Colco) non si stupirono (s ammiraron), come farete voi, quando videro Giasone trasformato (fatto) in un contadino (bifolco). 21 La concreata e perpet a sete del de forme regno cen portava veloci quasi come l ciel vedete. [19-21] Il desiderio (sete) perpetuo e creato insieme [alla stessa anima] (concreata) del regno fatto a somiglianza di Dio (de forme) ci (cen) portava [verso l alto] veloci come vedete [girare velocemente] il cielo. 1-6. O voi smarriti: questa invocazione è considerata l esordio di un secondo proemio della cantica che si protrae fino al verso 18. Dante riprende la metafora* della navigazione usata nel canto I del Purgatorio e ammonisce il lettore che si avventura al suo seguito sulle acque di una materia tanto ardua a desistere dall impresa se dotato solo di una barchetta, cioè di un bagaglio culturale inadeguato. Utilizzando il termine varcare , il poeta vuol sottolineare l ingresso in alto mare, cioè il passaggio dall argomento delle prime due cantiche a quello, ben più complesso e articolato, del Paradiso. Da notare la parola seguiti: è un calco dal latino ed è usato con valore attivo. 7-9. L acqua Orse: in questo viaggio mai osato prima fuor di metafora*, nello scrivere un opera simile Minerva, dea della sapienza, soffia venti favorevoli; Apollo, dio della poesia invocato nel proemio del canto I, governa il timone e le nove Muse indicano la giusta rotta attraverso le costellazioni dell Orsa maggiore e minore, di cui fa parte la Stella Polare. 11-12. pan de li angeli satollo: la scienza divina è paragonata, con un espressione tratta dalla Bibbia, al cibo dei beati e degli angeli. L uomo non si può saziare di tale sapienza poiché essa non può essere compresa a fondo dai mortali. 13. sale: è una metonimia* per mare . 14. navigio: indica una nave di una certa robustezza e grandezza, in opposizione alla piccioletta barca del verso 1. 16-18. Que bifolco: il riferimento è al mito degli Argonauti, eroi greci che prima ancora della guerra di Troia compirono, a bordo della nave Argo, un avventurosa spedizione verso la Colchide (l odierna Crimea) per sottrarre al re Eete il vello d oro che quest ultimo faceva custodire da un drago. Giasone, il capo della spedizione, per ottenere la preziosa pelle, si sottopose a una prova di forza e di coraggio impostagli dal re, che prevedeva l aratura di un campo con dei buoi dalle corna di ferro che spiravano fuoco dalle narici e la semina di denti di drago. Il mito è narrato da Ovidio nelle Metamorfosi. 19. La concreata e perpet a sete: il desiderio naturale dell anima che la fa tendere verso Dio è eterno e non può essere mai saziato del tutto (perpet a sete); esso è innato (concreata) perché è stato creato con l anima intellettiva. 21. come l ciel vedete: alcuni critici hanno rilevato che probabilmente, in quanto non si vede ruotare il cielo, Dante si riferisca a una vista intellettuale ; l uomo colto sa che le sfere celesti ruotano eternamente secondo il movimento impresso dal Primo mobile e, in primis, da Dio. 261

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