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Dentro il testo I CONTENUTI TEMATICI La gloria di Dio protagonista del canto A differenza dei canti di esordio delle prime due cantiche caratterizzati nei primi versi da un esplicito richiamo alla vicenda personale di Dante il Paradiso si apre con una solenne rappresentazione della gloria di Dio (La gloria di colui che tutto move): allo stesso modo si chiuderà, circolarmente, la Commedia (l amor che move il sole e l altre stelle in Par., XXXIII, v. 145). La perifrasi* del primo verso enuncia da subito la centralità del Creatore che, raccogliendo e unificando in sé la varietà dell universo, è descritto come primo motore che anima l universo, secondo le teorie del filosofo greco Aristotele. Il proemio: l ineffabilità e il vigore poetico Seguendo il modello dei poemi epici classici il canto si apre con un proemio che introduce l intero poema, composto da una protasi (vv. 4-12) e da un invocazione al dio greco Apollo (vv. 13-36). Nella protasi Dante espone il contenuto della cantica, riferendo con orgoglio (si osservi fu io, in posizione di rilievo) di essere stato nell Empireo, il luogo maggiormente irradiato dalla luce divina. Tuttavia, quanto ha potuto osservare nel regno celeste è ineffabile, cioè non esprimibile, sia perché le capacità espressive umane non sono sufficienti (né può), sia perché non riesce a ricordare (né sa). Avvicinandosi a Dio, infatti, la ragione umana si addentra così profondamente in lui, mediante un processo che gli antichi teologi definivano excessus mentis ( uscita di sé della mente ), che la memoria non riesce a seguirla. Di fronte a una materia tanto alta, Dante affianca alla tradizionale invocazione alle Muse dei poemi epici, già presente nell Inferno (II, vv. 7-9) e nel Purgatorio (I, vv. 7-9), una viva supplica alla divina virtù di Apollo, divinità della gloria poetica, perché gli conceda le capacità poetiche necessarie. Per un procedimento tipico del Medioevo, chiamato sincretismo, si verifica una sorta di fusione tra il mito classico e la teologia cristiana: Apollo quindi, in quanto dio del Sole, è anche figura di Cristo, come chiarisce l interpretazione di Auerbach (X Letture critiche, pp. 352-354). Dante non vuole dunque essere superbo cantore della propria arte come il satiro Marsia, perché l obiettivo sarà raggiunto con l aiuto divino. Lo splendore divino La luce della Grazia che raggiunge gli angoli più remoti dell universo è un altro 256 tema fondamentale del canto I e uno dei motivi ricorrenti di tutto il Paradiso. Essa sembra generata dalla potenza di due soli ed è immensa, più di qualunque lago terrestre: si tratta di una luce metafisica che, nonostante la sua intensità, non acceca lo stupefatto pellegrino, ma gli trasmette la Grazia divina che lo sospinge verso l Empireo. Ordine divino L intero canto ruota attorno al concetto di ordine del cosmo, nel quale, secondo la rilettura cristiana dei princìpi di Aristotele, Dio è causa, essenza e fine dell intero universo. Sarà compito di Beatrice, allegoria della Teologia, dischiudere a Dante, dubbioso, le verità metafisiche che governano il cosmo e che spiegano anche le azioni sovrumane (Trasumanar) che il pellegrino stesso si trova a compiere. Tutte le creature siano esse inanimate, animate o dotate di intelletto come l uomo e gli angeli tendono a Dio mosse dal desiderio che il loro stesso Creatore infonde in loro: perciò Dante non deve stupirsi di salire all Empireo, sede di Dio, poiché è l effetto della naturale congiunzione dell uomo libero dal peccato con il suo principio primo. Il libero arbitrio Le parole di Beatrice si soffermano anche sul ruolo del male e del peccato nel quadro perfetto della forza ordinatrice di Dio. Ogni creatura, benché sospinta verso il bene, ha il potere di piegar, virare, verso una direzione diversa da quella a essa assegnata dalla Provvidenza; in questo si manifesta il libero arbitrio. Il trasumanare di Dante e la meraviglia L esperienza narrata travalica i confini imposti all essere umano: di fronte all insufficienza della lingua mortale, il poeta ricorre al mito di Glauco, narrato dal latino Ovidio nelle sue Metamorfosi. Ma questo riferimento non basta a placare l esigenza che Dante ha di riferire la traboccante meraviglia che lo assale: l atto del meravigliarsi , infatti, ricorre più volte (ammirazion e ammiro al verso 98, Maraviglia al verso 139). LE SCELTE STILISTICHE La varietà del lessico L altezza dei contenuti narrati e la difficoltà nell esprimerli con parole umane (per verba) portano Dante a compiere precise scelte stilistiche, che si caratterizzano soprattutto per la

Antologia della Divina Commedia
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