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CANTO V Purgatorio Dentro il testo I CONTENUTI TEMATICI La concordia spirituale del Purgatorio Il tema centrale del V canto del Purgatorio è quello del sereno distacco dalla vita terrena. Bonconte da Montefeltro con il suo corpo trascinato dall Archiano fin dentro l Arno e infine coperto di detriti narra una vicenda assai simile a quella di Manfredi che, nel III canto, ripensava con rammarico alla propria salma dissepolta e gettata nel fiume Liri. La differenza sta nel fatto che, mentre Manfredi fornisce di sua spontanea iniziativa notizie relative alle proprie spoglie, Bonconte risponde a una precisa domanda di Dante. Questi non si dà cura della sua carne mortale ormai disfatta perché ormai mira solo alla purificazione della sua anima, che gli permetterà di vedere Dio: la sua prima preoccupazione è infatti avvertire Dante di pregare per lui perché, dato che né la moglie né altri sulla terra lo fanno, senza suffragi non può abbreviare il tempo della sua permanenza in Purgatorio. D altra parte anche Dante, a dimostrazione di come stia svolgendo un similare processo di purificazione, si rivolge con benevolenza a Bonconte nonostante i due avessero combattuto l uno contro l altro nella battaglia di Campaldino: coloro che si distaccano dagli odi terreni si riuniscono come in un unica famiglia, quella cristiana, in amore fraterno. Il confronto con la vicenda di Guido da Montefeltro Come Manfredi, il pensiero di Bonconte va soprattutto al suo pentimento nell ultimo istante della sua vita, al nome di Maria pronunciato in punto di morte, alle braccia poste in croce sul petto come segno di preghiera. La sua vicenda assume maggiore significato se posta a confronto con quella del padre, Guido da Montefeltro, che Dante ha incontrato nella bolgia dei consiglieri fraudolenti (nel XXVII canto dell Inferno), la stessa dove si trova Ulisse. Anche Guido era stato un capitano militare e un capofila ghibellino, famoso per la sua intelligenza e la sua astuzia; negli ultimi anni di vita aveva deciso di prendere i voti. Suggerendo però a Bonifacio VIII, che gli aveva promesso l assoluzione preventiva dei peccati, un inganno politico per sconfiggere i nemici arroccati a Palestrina, si era meritato l Inferno: per questo, al momento della morte, un diavolo lo aveva strappato a san Francesco e lo aveva portato a Minosse. Il falso pentimento per tempo del padre permette al diavolo di portarsi via la sua anima; viceversa, un sincero rimorso nell ultimo istante di vita del figlio permette a quest ultimo di accedere al Purgatorio e quindi alla vita eterna. Questo perché il padre, Guido, non si era veramente staccato dalle passioni terrene, dal gusto per la lotta militare e politica, laddove il figlio, morente, vede per un istante nella sua coscienza l inutilità delle violente passioni degli uomini. La senese Pia Il tema della pacificazione spirituale ritorna con punte di straordinaria dolcezza anche nell ultimo personaggio del canto, Pia de Tolomei. La donna racconta la sua storia in appena sette versi: uccisa dal marito, appare priva di odio e di rancore e si limita malinconicamente a sottolineare che il suo omicida era colui che l aveva sposata e quindi aveva giurato di amarla e rispettarla. Ma in Pia de Tolomei c è qualcosa di più: è l unico personaggio che ancor prima di chiedere suffragi per sé stessa, si preoccupa del bene della persona alla quale sta rivolgendo la richiesta (vv. 130-131: Deh, quando tu sarai tornato al mondo, / e riposato de la lunga via), raccomandando a Dante di riposarsi del lungo viaggio oltremondano. Tale atteggiamento di estrema sensibilità, che si esprime in una apprensione quasi materna, trasmette tutta la sensibilità e la delicatezza di quest anima, pronta a preoccuparsi prima del prossimo che di sé stessa, lontana dall egoismo dei vivi e dei peccatori, pronta per salire al cielo. LE SCELTE STILISTICHE Un linguaggio familiare L amore fraterno che lega tutti coloro che sono ormai destinati al Paradiso rende costoro come membri di un unica famiglia. E il loro linguaggio diventa appunto semplice e colloquiale. Si spiegano così le molte interiezioni* di questo canto ( Deh, se quel disio... , v. 85; Oh! , rispuos elli... , v. 94; Deh, quando tu sarai tornato... , v. 130), la frequenza di espressioni quotidiane (buona p etate, v. 87; non ha di me cura, v. 89; con bassa fronte, v. 90; Io dirò vero, e tu l ridì, v. 103; per una lagrimetta, v. 107; la pioggia cadde, e a fossati venne, v. 119; tu sarai tornato al mondo / e riposato de la lunga via, vv. 130-131) e infine la presenza di indicazioni realistiche e crude (forato ne la gola, / fuggendo a piede e sanguinando il piano, vv. 98-99). 157

Antologia della Divina Commedia
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