Antologia della Divina Commedia

CANTO I Purgatorio 39 Li raggi de le quattro luci sante fregiavan sì la sua faccia di lume, ch i l vedea come l sol fosse davante. [37-39] I raggi delle quattro sante stelle (luci) ornavano (fregiavan) in tale maniera (sì) la sua faccia con la luce (di lume), che io (i ) lo ( l) vedevo (vedea) come se il Sole fosse davanti [a lui]. 42 «Chi siete voi che contro al cieco fiume fuggita avete la pregione etterna? , diss el, movendo quelle oneste piume. [40-42] «Chi siete voi che risalendo in senso contrario (contro) il fiume sotterraneo (cieco) siete sfuggiti (fuggita avete) alla prigione eterna? [l Inferno] , disse egli (el) muovendo la barba (piume) veneranda (oneste). 45 «Chi v ha guidati, o che vi fu lucerna, uscendo fuor de la profonda notte che sempre nera fa la valle inferna? [43-45] «Chi vi ha guidati, o che cosa vi fece luce (vi fu lucerna) uscendo fuori della notte profonda che rende (fa) sempre nera la voragine (valle) infernale (inferna)? 48 Son le leggi d abisso così rotte? o è mutato in ciel novo consiglio, che, dannati, venite a le mie grotte? . [46-48] Sono infrante a tal punto (così rotte) le leggi infernali (d abisso)? O in cielo un nuovo decreto (novo consiglio) ha preso forma (è mutato) così che (che), come dannati, venite alle mie rocce (grotte)? . 51 Lo duca mio allor mi diè di piglio, e con parole e con mani e con cenni reverenti mi fé le gambe e l ciglio. [49-51] La mia guida (duca mio) allora mi afferrò (mi diè di piglio), e con le parole, con le mani e con cenni mi fece abbassare in segno di rispetto (reverenti mi fé) le gambe e gli occhi (ciglio). 54 Poscia rispuose lui: «Da me non venni: donna scese del ciel, per li cui prieghi de la mia compagnia costui sovvenni. [52-54] Poi (Poscia) rispose lui: «Non venni da me [di mia iniziativa]: una donna scese dal cielo, e per le preghiere (prieghi) di costei (li cui) venni in aiuto (sovvenni) di questo [Dante] con la mia presenza (de la mia compagnia). 57 Ma da ch è tuo voler che più si spieghi di nostra condizion com ell è vera, esser non puote il mio che a te si nieghi. [55-57] Ma essendo tua volontà (tuo voler) che si spieghi meglio la nostra condizione così com è veramente (com ell è vera), non può essere (esser non puote) che il mio [volere] si neghi (si nieghi) a te. 60 Questi non vide mai l ultima sera; ma per la sua follia le fu sì presso, che molto poco tempo a volger era. [58-60] Costui (Questi) non ha ancora (mai) visto l ultima sera; ma per la sua follia le fu così vicino (presso) che doveva passare (a volger era) molto poco tempo [perché accadesse]. 37-39. Li raggi ... davante: le quattro stelle, ovvero le virtù cardinali, splendono in maniera così luminosa sul volto di Catone che sembra quasi che il Sole lo stia illuminando: ovvero, tale è la sua virtù che sembra che Dio stesso lo illumini. 40. cieco fiume: si tratta del fiumiciattolo, nominato nell ultimo canto dell Inferno, che collega il centro della Terra dove si trova Lucifero con l isoletta del Purgatorio e che porta i pellegrini a riveder le stelle; è detto cieco sia perché sottoterra, e quindi tenebroso, sia perché infernale. 40-48. Chi siete voi ... venite a le mie grotte?: il linguaggio di Catone è preciso, secco, inquisitorio. La sua sobrietà non cede all abbellimento con nessuna figura retorica: si preoccupa solo di interrogare i suoi interlocutori per comprendere chi siano e se la legge che deve tutelare sia stata in qualche maniera infranta o mutata. Ogni terzina è costituita da una domanda. 49-51. Lo duca ... ciglio: Virgilio prova un senso di enorme rispetto per Catone, di cui conosce l identità e la funzione: si affretta quindi a far inginocchiare Dante di fronte al guardiano del Purgatorio. Il polisindeto* e e e rende perfettamente la simultaneità dei gesti e delle parole. 52-54. Da me non venni ... sovvenni: Virgilio riassume a Catone le vicende del viaggio di Dante, in particolare ciò che è stato raccontato nel canto II dell Inferno: in quella occasione lo stesso Virgilio aveva spiegato allo smarrito pellegrino di averlo soccorso nella selva oscura su richiesta di Beatrice, scesa dal cielo. Virgilio ribadisce in questo modo che il viaggio di Dante non è un atto di superbia, ma l umile ubbidienza alla volontà di Dio. 52. Da me non venni: la stessa espressione era stata usata da Dante a colloquio con Cavalcante in Inf., X, v. 61. 58-60. ultima sera ... volger era: Virgilio spiega che Dante è ancora vivo, sebbene a causa del suo traviamento sia andato vicino alla morte spirituale. La follia è quella della superbia intellettuale: non a caso il poeta utilizza lo stesso termine con cui aveva sancito l empia curiosità di Ulisse (folle volo, Inf., XXVI, v. 125). 131

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