Antologia della Divina Commedia

INTRODUZIONE contra, in gruppo o individualmente, tutti già protesi alla felicità paradisiaca. Sono i ben finiti e già spiriti eletti, anime che si purificano per tornar belle a Colui che le fece, sicure di veder l alto lume che è l unico oggetto dei loro desideri. E questo le rende naturalmente serene e liete e fa del Purgatorio il luogo della solidarietà, dell esaltazione dei sentimenti miti, degli affetti gentili, degli accenti fraterni, estraneo a odi e rancori. In questo, le apparizioni angeliche che punteggiano la cantica anticipano già l ambiente e la tematica dell ineffabilità tipiche del Paradiso, con la loro presenza luminosa, maestosa e discreta: dall angelo nocchiero che traghetta le anime dei penitenti ai due serafini armati di spade senza punta preposti a scacciare la serpe maligna dalla valletta fiorita dei principi negligenti; dall angelo custode della porta del Purgatorio a quelli che presidiano le varie cornici, che cancellano con un colpo d ali le P, simbolo dei sette peccati capitali, incise sulla fronte di Dante. Il percorso ascensionale e l esame di coscienza di Dante Il Purgatorio è anche la cantica in cui trova maggior spazio la ricostruzione del percorso biografico, letterario e spirituale dell autore. La certezza di aver maturato una poetica nuova trova progressiva evidenza attraverso l incontro con Forese Donati (poeta con cui Dante aveva intrapreso una tenzone, nello stile della poesia comico-realistica), con Bonagiunta Orbicciani davanti a cui rivendica un nuovo modo di poetare a partire dalla canzone Donne ch avete intelletto d amore, che nella Vita Nuova dà avvio alla poesia della loda, esprimendo l ispirazione di un più alto concetto di Amore e con Guido Guinizzelli, capofila del Dolce Stilnovo. Ma è nell incontro con Beatrice, Purgatorio nei canti XXX e XXXI, che Dante completa il proprio iter di purificazione affrontando l esame degli errori passati, pentendosi per aver indirizzato i passi suoi per via non vera, / imagini di ben seguendo false (Purg., XXX, vv. 130-131) ed essersi rivolto verso cose fallaci. Per questo risulta centrale la dimensione ascensionale, resa in maniera concreta con la risalita della montagna, secondo un gusto tipicamente medievale (si pensi all Ascesa al monte Ventoso di Francesco Petrarca). Attraverso di essa, acquista visibilità l opposizione alto/basso, che è chiaramente immagine metaforica dell opposizione bene/male, luce/buio. 3. LA LINGUA E LO STILE La cifra linguistica del Purgatorio è una medietà che si traduce in una grande varietà di stili, pur orientata su toni generalmente elegiaci ed elevati. Lo stile aspro e duro dell Inferno si distende, rifiorisce in un linguaggio perlopiù soave, elegante, illuminato, a partire dal lessico, che attinge a piene mani dall esperienza stilnovista. In questa cantica Dante può sfruttare al massimo il principio della convenientia, intesa come osserva il linguista Maurizio Dardano «come adeguamento della lingua e dello stile ai personaggi e alle situazioni . Non mancano così: termini ed espressioni propriamente comici e di registro basso (si pensi all invettiva contro Firenze, in cui la città è definita non donna di province ma bordello Purg., VI, v. 78 o alla femmina balba descritta al canto XIX); locuzioni tipiche del linguaggio colloquiale, come le frequenti interiezioni presenti nel canto V ai vv. 85, 94 e 130; versi sublimi e preziosi (come quelli pronunciati da Marco Lombardo al canto XVI), citazioni latine (per esempio quelle che accompagnano il trionfo di Beatrice e la scomparsa di Virgilio al canto XXX), termini ripresi dalla filosofia scolastica (State contenti, umana gente, al quia, come si legge al v. 37 del canto III). Il plurilinguismo dantesco tocca una punta di raffinatezza stilistica, infine, con l inserzione, ai vv. 140-147 del canto XXVI, di versi in lingua d oc messi in bocca al poeta provenzale Arnaut Daniel. 127

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