Antologia della Divina Commedia

CANTO XXXIII Inferno 3 La bocca sollevò dal fiero pasto quel peccator, forbendola a capelli del capo ch elli avea di retro guasto. [1-3] Quel peccatore sollevò la bocca dal pasto bestiale (fiero), pulendola (forbendola) sui (a ) capelli della testa (capo) che aveva roso (guasto) sulla nuca (di retro). 6 Poi cominciò: «Tu vuo ch io rinovelli disperato dolor che l cor mi preme già pur pensando, pria ch io ne favelli. [4-6] Poi cominciò: «Tu vuoi che io rinnovi (rinovelli) un disperato dolore che mi opprime (preme) il cuore al solo pensiero (pur pensando), prima che io ne parli (favelli). 9 Ma se le mie parole esser dien seme che frutti infamia al traditor ch i rodo, parlare e lagrimar vedrai insieme. [7-9] Ma se le mie parole devono (dien) essere il seme che causa (frutti) infamia al traditore che io rodo, vedrai parlare e piangere (lagrimar) insieme. 12 Io non so chi tu se né per che modo venuto se qua giù; ma fiorentino mi sembri veramente quand io t odo. [10-12] Io non so chi tu sei (se ), né in (per) che modo sei giunto quaggiù; ma mi sembri proprio (veramente) fiorentino quando ti sento (t odo) [parlare]. 15 Tu dei saper ch i fui conte Ugolino, e questi è l arcivescovo Ruggieri: or ti dirò perché i son tal vicino. [13-15] Tu devi (dei) sapere che io fui il conte Ugolino, e questo è l arcivescovo Ruggieri: ora ti dirò perché io sono un simile (tal) vicino. 18 Che per l effetto de suo mai pensieri, fidandomi di lui, io fossi preso e poscia morto, dir non è mestieri; [16-18] Non c è bisogno (non è mestieri) di dire che per effetto dei suoi piani (pensieri) malvagi (mai), fidandomi di lui, io fui imprigionato (preso) e poi (poscia) fatto morire (morto); 21 però quel che non puoi avere inteso, cioè come la morte mia fu cruda, udirai, e saprai s e m ha offeso. [19-21] perciò (però) quello che non puoi aver saputo (inteso), cioè quanto (come) la mia morte fu crudele (cruda), udirai, e saprai se egli (e ) mi ha fatto del male (offeso). 1-3. La bocca sollevò ... guasto: nonostante il lessico basso (pasto, capo, guasto) l orrore della scena un uomo che divora il cranio di un altro è resa con solennità grazie alla struttura sintattica, che concentra l attenzione sulla bocca del dannato (il sostantivo bocca è il complemento oggetto ma, tramite dislocazione* a sinistra, è posto all inizio della terzina); solo all inizio del verso successivo compare il soggetto (quel peccator), il conte Ugolino della Gherardesca (X Personaggi), già visto da Dante alla fine del canto XXXII. 4-5. Tu vuo preme: Ugolino risponde riprendendo le parole di un verso dell Eneide (II, 3) di Virgilio O regina, tu chiedi di rinnovare un dolore indicibile pronunciate da Enea quando la regina Didone gli chiede di narrare la distruzione di Troia. La citazione innalza il tono, rendendo fortemente tragico il racconto di Ugolino. La cura stilistica dedicata a questo incipit è testimoniata anche dalla forte allitterazione* del v. 5 (le d iniziali, la p e soprattutto le r), che contiene anche l assonanza* tra dolor e cor. 7-9. mie parole insieme: l odio di Ugolino verso il suo nemico è espresso attraverso la metafora* delle parole intese come seme di una pianta che produce i frutti dell infamia. I versi 8-9 riprendono le allitterazioni* in r dei versi 4-5: frutti, traditor, rodo, parlar, lagrimar, vedrai. parlare e lagrimar vedrai: attraverso la figura retorica detta zèugma* al verbo principale vedrai è subordinato non solo l infinito lagrimar, ma anche parlar, che richiederebbe invece un altro verbo reggente (per esempio ascolterai ), in quanto non è ovviamente possibile veder parlare qualcuno. 11. fiorentino: come già Farinata (Inf., X, vv. 25-26), Ugolino riconosce che il pellegrino è fiorentino sentendolo parlare. Il fatto che Dante sia toscano è importante perché in questo modo il conte sa che il suo interlocutore potrà riferire il racconto proprio nella sua terra, rendendo giustizia alla sua memoria come promesso alla fine del canto XXXII. 15. tal vicino: un vicino a lui così ostile. 18. dir non è mestieri: Ugolino ritiene che Dante, essendo fiorentino, sia informato della sua morte, avvenuta nella vicina Pisa pochi anni prima. 117

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