Nella Commedia... e oltre

NELLA COMMEDIA... I VIAGGI LETTERARI E OLTRE La figura di Ulisse in d Annunzio e Pascoli La figura di Ulisse-Odisseo costituisce uno dei miti più importanti della cultura occidentale. Ha ispirato nei secoli scrittori e filosofi che lo hanno interpretato secondo la propria peculiare sensibilità e ideologia. Si vedano le raffigurazioni opposte che di lui propongono i poeti italiani Gabriele d Annunzio e Giovanni Pascoli. D Annunzio dedica a Ulisse una lunga parte iniziale del suo poema Maia (1903) nel quale fa di Ulisse il simbolo del superuomo, ovvero di un uomo che crede solo nelle sue capacità e nella volontà di esprimersi al massimo, di godere pienamente della vita terrena, di eccellere come un artista, un eroe, un condottiero; un uomo che disprezza il resto dell umanità che non è ai suoi livelli, che ritiene il Cristianesimo una specie di malattia dell umanità, la dottrina dei deboli e dei falliti, e che dunque non ha alcuna remora morale o etica e compie solo ciò che gli sembra bello e desiderabile. D Annunzio immagina di incontrare Ulisse durante un viaggio nei mari della Grecia: Incontrammo colui / che i Latini chiamano Ulisse, / nelle acque di Leucade, [...] Lui vedemmo / su la nava incavata. E lo celebra chiamandolo Re del Mediterraneo, parlante / nel maggior corno della fiamma antica / parlami di questo rogo fiammeggian- te! (dove si notano le esplicite riprese dai versi danteschi) e dichiarandolo superiore alla figura di Cristo (il Galileo): Né dolcezza di figlio... O Galileo, / men vali tu che nel dantesco fuoco / il piloto re d Itaca Odisseo. Giovanni Pascoli invece dedica a Ulisse un lungo poemetto intitolato L ultimo viaggio (1904). L eroe antico diventa emblema dell uomo in cerca della propria identità, di una propria collocazione nell universo. Pascoli ci presenta Ulisse ormai vecchio, da nove anni tornato alla sua isola Itaca (E per nove anni al focolar sedeva / di sua casa, [...] la vecchiaia gli ammolia le membra a poco a poco [...] Sedeva al fuoco, e la sua vecchia moglie [...]), che decide tuttavia di ripartire, proprio come l Ulisse di Dante, insieme ai suoi vecchi compagni: tutti sono di nuovo pieni di vita e di spirito di avventura, ma presto dovranno scoprire che le mète del loro mitico viaggio sono tutte scomparse, che non esiste più nulla, nessuno più ricorda le loro imprese. Nell ultimo istante della sua vita Ulisse può solo gridare sperando di sapere almeno qualcosa della propria identità, ma rimane senza risposta, la nave affonda e l eroe muore: Solo mi resta un attimo. Vi prego! / Ditemi almeno chi sono io! Chi ero! / E tra i due scogli si spezzò la nave. Jean Charles Cazin, Ulisse dopo il naufragio, 1890 ca. Arturo Martini, Ulisse, 1935. 108

Antologia della Divina Commedia
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