T9 - L’infinito

L infinito / T9 / Canti, 12 / L immaginazione oltre i limiti spazio-temporali / Questa celebre lirica, composta nel 1819, apre la serie dei cinque piccoli idilli . Essa non descrive e non racconta situazioni o fatti specifici, ma si presenta piuttosto come la rivelazione di un momento intimo della vita spirituale del poeta, che è indotto dalla presenza di un limite (la siepe che impedisce la visione di ciò che sta al di là) a spaziare senza confini con l immaginazione, figurandosi cose che non troverebbe nella realtà se la vista potesse estendersi liberamente. Audio LETTURA METRO Endecasillabi sciolti. 5 10 15 Sempre caro mi fu quest ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dell ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo; ove per poco il cor non si spaura. E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando: e mi sovvien l eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei. Così tra questa immensità s annega il pensier mio: e il naufragar m è dolce in questo mare. 1 ermo colle: solitario colle. il monte Ta- bor, una collina non lontana dalla residenza della famiglia Leopardi, a Recanati. 2-3 che da esclude: che impedisce la vista di gran parte dell estremo orizzonte. 4 Ma: la congiunzione avversativa si contrappone a esclude del verso precedente: la siepe, cioè, impedisce lo sguardo, non l immaginazione. 5 di là da quella: oltre la siepe. Evocando lo stesso tema dell idillio, il poeta annota nello Zibaldone: «L anima s immagina quello che non vede, che quell albero, quella siepe, quella torre gli nasconde, e va errando in uno spazio immaginario, e si figura cose che non potrebbe, se la vista si estendesse da per tutto, perché il reale escluderebbe l immaginario (luglio 1820). 7 nel pensier mi fingo: nella mente immagino. Il verbo, usato transitivamente (regge i complementi oggetto dei vv. 5-6), va inteso 68 / GIACOMO LEOPARDI in senso etimologico (dal latino fingere, cioè plasmare ). ove: cioè negli interminati spazi, nei sovrumani silenzi e nella profondissima quiete (vv. 4-6) di cui si è appena parlato. 8 il cor non si spaura: il cuore non prova un momento di sgomento. come: quando, non appena. 10 questa voce: il frusciare del vento fra le piante. 11 mi sovvien l eterno: mi viene in mente l idea dell eternità. 12 le morte stagioni: le epoche passate. 13 Così: in questo modo, in tale meditazione. 14 s annega: come se si smarrisse fino ad annullarsi. 15 naufragar mare: l immagine del naufragio dolce rende l idea di un annullamento di sé, però piacevole. Le parole valgono ultimo In origine ultimus era il superlativo di ultra, oltre : ultimo è ciò che è in fondo a una sequenza formata da un numero qualsiasi di elementi. Si può essere ultimi in quanto posteriori temporalmente a tutti gli altri («La commedia era alle ultime battute ), perché più recenti nel passato («le ultime novità o «l ultima moda ), perché nella parte marginale di un luogo («gli ultimi territori abitati ), perché più lontani nel tempo futuro («fino alle ultime generazioni ) o infine perché, per la scarsa importanza, si è posposti ad altri e trascurati («Lo studio per lui è l ultima preoccupazione ) e si ha un valore inferiore ad altri («merce di ultima qualità ). Spiega il significato delle seguenti frasi e locuzioni: «dare l ultima mano a un lavoro ; «le ultime parole famose ; «in ultima analisi ; «le ultime volontà ; «all ultim ora ; «l ultima ruota del carro .

Classe di letteratura - Giacomo Leopardi
Classe di letteratura - Giacomo Leopardi