Classe di letteratura - Giacomo Leopardi

30 35 40 45 50 55 60 l aprico margo, e dall eterea porta il mattutino albor; me non il canto de colorati augelli, e non de faggi il murmure saluta: e dove all ombra degl inchinati salici dispiega candido rivo il puro seno, al mio lubrico piè le flessuose linfe disdegnando sottragge, e preme in fuga l odorate spiagge. i luoghi soleggiati (aprico margo) né la luce dell alba (mattutino albor) [che si manifesta] dalla porta orientale del cielo (dall eterea porta); né il canto degli uccelli variopinti né il mormorio (murmure) dei faggi mi salutano; e dove, all ombra dei salici dai rami piegati (inchinati), un limpido fiume (candido rivo) fa scorrere le sue acque chiare (dispiega il puro seno), esso sottrae, mostrando sdegno, le sue acque serpeggianti (flessuose linfe) al mio piede malfermo (lubrico) e fuggendo [da me] tocca le rive profumate (odorate spiagge). Qual fallo mai, qual sì nefando eccesso macchiommi anzi il natale, onde sì torvo il ciel mi fosse e di fortuna il volto? In che peccai bambina, allor che ignara di misfatto è la vita, onde poi scemo di giovanezza, e disfiorato, al fuso dell indomita Parca si volvesse il ferrigno mio stame? Incaute voci spande il tuo labbro: i destinati eventi move arcano consiglio. Arcano è tutto, fuor che il nostro dolor. Negletta prole nascemmo al pianto, e la ragione in grembo de celesti si posa. Oh cure, oh speme de più verd anni! Alle sembianze il Padre, alle amene sembianze eterno regno diè nelle genti; e per virili imprese, per dotta lira o canto, virtù non luce in disadorno ammanto. La legge misteriosa dell infelicità Morremo. Il velo indegno a terra sparto rifuggirà l ignudo animo a Dite, e il crudo fallo emenderà del cieco dispensator de casi. E tu cui lungo amore indarno, e lunga fede, e vano d implacato desio furor mi strinse, vivi felice, se felice in terra visse nato mortal. Me non asperse Il vagheggiamento della morte 43 Parca: Lachesi, una delle tre divinità (insieme a Cloto e Atropo) che filavano il filo della vita, il quale era destinato a essere tagliato al momento della morte. 45 tuo labbro: è Saffo che parla a sé stessa. 46 tutto: è sottinteso ciò che accade nell universo . 55 Morremo: si tratta di una citazione virgiliana, non a caso riferita a un altra eroina suicida per amore, Didone (Moriemur inultae, sed moriamur, Moriremo invendicate, ma moriamo , Eneide, IV, vv. 659660). indegno: va inteso sia come brutto sia come non degno dell anima di Saffo . 37-54 Quale colpa, quale misfatto gravissimo (nefando eccesso) mi macchiò prima della nascita (anzi il natale), per cui il cielo e il volto della sorte (fortuna) mi furono tanto ostili? In che cosa peccai da bambina, quando non si è in grado di compiere il male (ignara di misfatto è la vita), per cui in seguito (onde poi) il filo scuro della mia vita (il ferrigno mio stame) si dovesse avvolgere (si volvesse), privo (scemo) di giovinezza e appassito (disfiorato), attorno al fuso dell implacabile (indomita) Parca? La tua bocca (labbro) fa domande poco assennate (Incaute voci): una volontà misteriosa (arcano consiglio) determina (move) il corso fatale degli accadimenti (i destinati eventi). Tutto è misterioso (Arcano), tranne il nostro dolore. Prole trascurata (Negletta), siamo nati per soffrire (nascemmo al pianto), e la ragione di ciò è posta nella mente degli dèi (in grembo de celesti). Oh desideri (cure), oh speranza della gioventù (de più verd anni)! Giove (il Padre) ha dato dominio duraturo (eterno regno) sugli uomini (nelle genti) alle forme, alle belle forme fisiche (amene sembianze); e sia in campo militare (per virili imprese) sia in quello artistico (per dotta lira o canto) il valore personale (virtù) non risplende in un corpo sgraziato (disadorno ammanto). 55-72 Moriremo. Una volta che avrà gettato a terra (a terra sparto) il mio corpo (Il velo) indegno, la mia anima nuda (ignudo) fuggirà presso Dite, e correggerà la crudele ingiustizia (il crudo fallo) del destino (del cieco dispensator de casi). E tu, Faone, a cui invano (indarno) un lungo amore e una lunga fedeltà e una inutile passione (vano furor) di desiderio inappagato (d implacato desio) mi tenne legata, vivi felice, se mai un essere umano (nato mortal) è 56 Dite: o Plutone, dio degli inferi. 58 tu: si riferisce a Faone, mitico traghet- tatore dell isola di Lesbo. Avendo portato nella sua barca, senza chiedere compenso, Afrodite, aveva ricevuto dalla dea un vaso di unguento con cui, da vecchio e brutto che era, era diventato un bellissimo giovane, amato da tutte le donne, compresa Saffo. Le parole valgono sì l uso di questo aggettivo nella tradizione poetica italiana: tutto ciò che aveva a che fare con il cielo assumeva la connotazione di etereo. Oggi, per estensione, sono eterei un sentimento, una bellezza o una creatura, dotata di una bellezza tanto delicata da apparire incorporea. Individua quale tra i seguenti aggettivi non è sinonimo di etereo: malleabile; diafano; evanescente; impalpabile; spirituale; immateriale. etereo Secondo gli antichi cosmologi greci, l etere era la parte più alta, pura e luminosa dello spazio: perciò abbiamo gli spazi eterei, la sostanza o la materia eterea. Si spiega co- L AUTORE / 61

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