Classe di letteratura - Giacomo Leopardi

10 15 20 25 30 35 40 45 ec. ec.; la detta luce veduta in luogo, oggetto ec. dov ella non entri e non percota1 dirittamente, ma vi sia ribattuta e diffusa da qualche altro luogo od oggetto ec. dov ella venga a battere; in un andito2 veduto al di dentro o al di fuori, e in una loggia parimente3 ec. quei luoghi dove la luce si confonde ec. ec. colle ombre, come sotto un portico, in una loggia elevata e pensile, fra le rupi e i burroni, in una valle, sui colli veduti dalla parte dell ombra, in modo che ne sieno indorate le cime; il riflesso che produce, per esempio, un vetro colorato su quegli oggetti su cui si riflettono i raggi che passano per detto vetro; tutti quegli oggetti insomma che per diverse materiali e menome4 circostanze giungono alla nostra vista, udito ec. in modo incerto, mal distinto, imperfetto, incompleto, o fuor dell ordinario ec. Per lo contrario5 la vista del sole o della luna in una campagna vasta ed aprica,6 e in un cielo aperto ec. è piacevole per la vastità della sensazione. Ed è pur piacevole per la ragione assegnata di sopra, la vista di un cielo diversamente sparso di nuvoletti, dove la luce del sole o della luna produca effetti variati, e indistinti, e non ordinari ec. piacevolissima e sentimentalissima la stessa luce veduta nelle città, dov ella è frastagliata dalle ombre, dove lo scuro contrasta in molti luoghi col chiaro, dove la luce in molte parti degrada7 appoco appoco, come sui tetti, dove alcuni luoghi riposti nascondono la vista dell astro luminoso ec. ec. A questo piacere contribuisce la varietà, l incertezza, il non veder tutto, e il potersi perciò spaziare coll immaginazione, riguardo a ciò che non si vede. Similmente dico dei simili effetti, che producono gli alberi, i filari, i colli, i pergolati, i casolari, i pagliai, le ineguaglianze del suolo ec. nelle campagne. Per lo contrario una vasta e tutta uguale pianura, dove la luce si spazi e diffonda senza diversità, né ostacolo; dove l occhio si perda ec. è pure piacevolissima, per l idea indefinita in estensione, che deriva da tal veduta. Così un cielo senza nuvolo. Nel qual proposito osservo che il piacere della varietà e dell incertezza prevale a quello dell apparente infinità, e dell immensa uniformità. E quindi un cielo variamente sparso di nuvoletti, è forse più piacevole di un cielo affatto puro; e la vista del cielo è forse meno piacevole di quella della terra, e delle campagne ec. perché meno varia (ed anche meno simile a noi, meno propria di noi, meno appartenente alle cose nostre ec.). Infatti, ponetevi supino in modo che voi non vediate se non il cielo, separato dalla terra, voi proverete una sensazione molto meno piacevole che considerando una campagna, o considerando il cielo nella sua corrispondenza e relazione colla terra, ed unitamente ad essa in un medesimo punto di vista. piacevolissima ancora, per le sopraddette cagioni,8 la vista di una moltitudine innumerabile, come delle stelle, o di persone ec. un moto moltiplice, incerto, confuso, irregolare, disordinato, un ondeggiamento vago ec., che l animo non possa determinare, né concepire definitamente e distintamente ec., come quello di una folla, o di un gran numero di formiche o del mare agitato ec. Similmente una moltitudine di suoni irregolarmente mescolati, e non distinguibili l uno dall altro ec. ec. ec. 1 percota: qui si intende illumini . 2 andito: stretto passaggio. 3 parimente: allo stesso modo. 4 menome: minime. 5 Per lo contrario: d altra parte, all op- posto. 6 aprica: soleggiata. 7 degrada: si attenua. 8 cagioni: ragioni, motivi. Le parole valgono supino Letteralmente supina è la persona che sta distesa, appoggiata sulla schiena, con il viso e il petto rivolti verso l alto: si dorme, si giace o, semplicemente, si sta supini. Si tratta di una posa che suggerisce inattività: per questo motivo, in senso figurato, un individuo supino ai voleri altrui, che mostra un obbedienza supina o accetta tutto con supina rassegnazione rivela un eccessiva accondiscendenza e una totale mancanza di reazione di fronte alle imposizioni, alle sopraffazioni o alle avversità della vita. Un avverbio indica, all opposto di supino, la posizione di chi è disteso con il ventre e la faccia in giù: sai qual è? L AUTORE / 37

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